Zomato, protagonista del foodtech indiano, esce da un 2015 burrascoso. Ha pagato (licenziando) una politica espansiva poco avveduta. Adesso il ceo Deepinder Goyal sta tentando di correggere il tiro. Ecco come
Tempi duri in India per il settore foodtech. Foodpanda, società di food delivery partecipata da Rocket Internet, starebbe cercando un compratore per le sue attività nel Paese. Ma al momento il mercato è talmente poco propizio che nessun acquirente si è fatto avanti, nonostante un prezzo scontato, tra i 10 e i 15 milioni di dollari. Neppure l’altro protagonista indiano del foodtech, il motore di ricerca per ristoranti Zomato, se la passa bene. Ha speso buona parte dei 225 milioni arrivati dai finanziamenti per acquisizioni rivelatesi discutibili. Risultato: i target non sono stati rispettati e il 10% della forza lavoro (circa 300 persone) è stata licenziata.
Il ceo e fondatore di Zomato, Deepinder Goyal, ha fatto un bel respiro, si è piazzato davanti a una tastiera e ha scritto un post nel quale appunta le “lezioni del 2015”, “un anno che ci ha insegnato molto”.
1- Non avere fretta di scalare
Nel 2015 Zomato ha accelerato sul pedale delle acquisizioni. Con Urbanspoon ha triplicato la sua area d’azione. Il passo è stato troppo lungo, tanto che in quattro città indiane su 14 (Lucknowa Kochi, Indore e Coimbatore) il servizio, lanciato lo scorso aprile, è già stato sospeso. “Ci siamo lanciati in nuove operazioni e aree geografiche. Ma così abbiamo moltiplicato i nostri concorrenti”. Zomato si è spalmato su più mercati, perdendo consistenza. “Allargare troppo gli orizzonti rischia di far perdere di vista quello che conta davvero”.
2- Scegliere le battaglie giuste
Espandersi troppo in fretta significa ingaggiare nuovi duelli. “Ben presto ci siamo trovati circondati da nuovi concorrenti”, scrive Deepinder Goyal. Un fattore che Zomato ha sottovalutato quando ha deciso di allargarsi a nuove aree geografica o investire in settori esterni al proprio core business. Combattere su più fronti ha esaurito una parte delle energie che invece occorrevano al business. È importante “scegliere le battaglie” da combattere. Possibilmente sul proprio campo.
3- Occhi dritti sulla cassa
Per la serie “perdere di vista quello che conta”, tutto passa pur sempre da entrate e uscite. “Anche se si hanno abbastanza soldi in banca, è necessario assicurarsi che il denaro continui a scorrere in modo costante. Bisogna trovare il modo per massimizzare i canali di reddito esistenti, o crearne di nuovi”. Dall’altro lato, un costo risparmiato è reddito da lavoro”. Anche in questo caso Goyal ricorre a una metafora che rende l’idea (vedi alla voce finanziamenti):
“Il vostro business è un’auto che non deve essere costruita per un lungo viaggio ma per andare da un distributore di benzina all’altro”.
4- Migliorare fa rima con misurare
Ovvio ma dimenticato: se non è possibile misurare un risultato, non si potrà migliorare la prestazione. E il metro è, ancora una volta, ovvio: il denaro. Procedere a tentoni è un lusso che nessuna impresa può permettersi. “Spendete solo per le persone che possono effettivamente risolvere i vostri problemi”. E “procedete per test misurabili per capire cosa funziona e cosa non lo fa. Fino a trovare “la ricetta giusta della vostra salsa segreta”.
5- Fallire è importante
Se il 2015 non fosse stato così negativo, Gayal non avrebbe scritto il suo post. E forse avrebbe corretto il tiro troppo tardi. Ecco perché sottolinea l’importanza di fallire. Che poi è il caro vecchio “imparare dai propri errori”. A costo di prendere sonori scapaccioni. Il talento non basta: bisogna avere il coraggio di “schiacciare reset e ripartire con le persone giuste”. Anche a costo di “danneggiare gli obiettivi a breve termine”. Perché “i tempi duri passano, le persone dure no”.
6- Non dimenticate la cultura aziendale
Tutto si esaurisce. La tecnologia giusta, il marketing efficace, le idee dell’uomo solo al comando. Quello che resta e tiene unito tutto “è la cultura aziendale”. “Nei primi sei mesi del 2015 Zomato è cresciuto, ma a pagare è stata la nostra cultura”. L’unica cosa che può assicurare continuità. Ricostruire quello che è stato distrutto “non è facile ma è l’unica opzione possibile”.
7- Imparare dagli altri
Per quanto si possa essere talentuosi, “nessuno può reinventare la ruota”. Così Gayal mette in guardia dalla presunzione (che nulla ha a che fare con l’ambizione). “Fuori da qui è pieno di persone incredibilmente intelligenti, colte e con esperienza”. È allora decisivo ascoltarle, osservare quello che hanno realizzato. E poi passare le migliori pratiche al setaccio, per “scartare o modificare quelle che non si adattano al dna della propria azienda”.
Paolo Fiore
@paolofiore