22 milioni di euro investiti in 13 startup con una media di 1,6 milioni per operazione. 5 italiane all’estero nello stesso periodo ne raccolgono 34,5. In Italia è la stessa partita, mentre in Europa schizza il venture a 2,8 miliardi
Il bicchiere non è né mezzo vuoto, né mezzo pieno. E’ grande quanto quello dello scorso anno. Nei primi 3 mesi del 2016, secondo quanto risulta a Startupitalia.eu sono stati investiti in Italia si sono investiti 22 milioni in startup in 13 operazioni tra venture capital e investitori privati. In media il taglio delle operazioni è di 1,6 milioni.
Guardando un attimo indietro, nei primi tre mesi dello scorso anno in totale i venture italiani e avevano investito 20,3 milioni in startup in 7 operazioni con una media per operazione di 2.9 milioni. Una media un po’ falsata da due grossi round di investimento che avevano caratterizzato il primo trimestre del 2015: i 5 milioni presi da Musement e i 10 di Genenta Science. La differenza è di 1.7 milioni. Non così grande da meritare l’etichetta di «balzo in avanti».
Più operazioni (13) ma il taglio medio cala a 1,6 milioni
Se gli operatori, gli stakeholder si aspettavano quest’anno un’accelerata nelle operazioni, beh non c’è stata. Sono aumentate nel numero ma di fatto diminuite nel taglio. I dati che raccogliamo non contemplano operazioni al di sotto dei 500mila euro, difficili da tracciare in maniera completa per natura. Ma ricalcano un po’ i dati pubblicati nel corso di questi mesi dai principali monitor delle operazioni di venture capital. Tra tutti quello di Dealroom, che combacia in maniera quasi perfetta.
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Le operazioni più importanti: Smartika e Instapartners
Il round più importante da parte di venture capital lo ha chiuso per ora a gennaio Smartika. Milanese, fintech, ha raccolto 4,5 milioni di euro Hamilton Ventures di Londra. Mentre l’investimento più grosso l’ha preso Instapartners, azienda che ha sviluppato una piattaforma di p2p lending tra aziende per aggirare le difficoltà dei prestiti bancari. 8 milioni di euro, questa la cifra, non da investitori istituzionali ma da privati. La leva di Invitalia Venture, il fondo di investimento di Invitalia guidato da Salvo Mizzi, nei primi tre mesi ha ufficializzato solo un round, quello di D-Eye (ad aprile in realtà il secondo, 3 milioni con Innogest in Sardex).
Nello stesso periodo 6 «italiane» all’estero raccolgono 34,5 milioni
Come metodo abbiamo scelto quello di contare solo gli investimenti in startup con sede in Italia. Ma se guardiamo alle «italiane» all’estero la musica cambia. E non poco. Nei primi 3 mesi Startupitalia.eu ha registrato almeno 5 operazioni di venture fatte su startup italiane dislocate tra Londra e San Francisco. Il più grosso a gennaio, FaceIT, che ha dentro un venture italiano (United Ventures) e che ha chiuso a Londra un secondo round da 15 milioni. Poi Clou4Wi (8M), TockTV (5M), e Eight (6M), E IDA (130K). Se le guardiamo complessivamente, hanno raccolto circa 34,5 milioni di euro. Con una media per operazione di 6,8 milioni. Di fatto un’altra categoria.
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Q1: il venture USA crolla del 25%, in Europa schizza a 2,8 miliardi di investimenti
I report pubblicati in queste settimane raccontano anche di un crollo del venture negli Stati Uniti (nel Q1 25% in meno rispetto al 2015). Mentre in Europa si assiste ad un trend contrario, come riporta il Down Jones Venture source. 25 venture europei tracciati hanno investito 2.85 miliardi nei primi tre mesi del 2016, una crescita del 19% rispetto allo scorso anno, con una crescita del 31% solo nel healtcare (754 milioni) e del fintech (712milioni).
Il boom europeo dell’healtcare è perché invecchiamo
La ragione della crescita dell’Healtcare è dovuta ad un trend che sta caratterizzando l’Europa. La popolazione invecchia, ci sarà sempre più bisogno di tecnologie in grado di fare assistenza, prevenzione e cura delle malattie. E questo fa si che in molti siano interessati a questo mercato. In Italia è nato il primo fondo europeo dedicato proprio a questo. Si tratta di Panakes SGR, ha raccolto per ora un centinaio di milioni ed ha ottenuto da poco l’autorizzazione di Bankitalia per operare.
Arcangelo Rociola
@arcamasilum