Il cantautore napoletano (20 milioni di dischi venduti) da gennaio 2017 affiderà alla startup di Davide D’Atri la gestione dei diritti di musiche e testi
Dopo Fedez anche Gigi D’Alessio. Ad accomunare i due artisti italiani, che in comune hanno poco, pochissimo (diciamolo), è la scelta di lasciare la SIAE e di affidare ad a Soundreef la gestione dei diritti di musiche e testi. Rap duro da periferia del Nord e melodia napoletana uniti dalla scelta di puntare sulla startup innovativa (Gigi D’Alessio si affiderà a Soundreef da gennaio 2017), che in questi mesi è impegnata in un braccio di ferro con SIAE e Governo per affermarsi in Italia. Da una parte la volontà di difendere il monopolio delle royalties, dall’altra la direttiva comunitaria che chiede ai Paesi membri di liberalizzare il settore, garantendo agli artisti la libertà di scegliere a quale società affidare la gestione dei propri diritti.
Che sta succedendo lo abbiamo raccontato nel dettaglio QUI.
Gigi D’Alessio porta in dote 20 milioni di dischi venduti e 750 brani
Già, ma che cosa ha convinto Gigi D’Alessio (20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e un repertorio di circa 750 brani, uno dei più grandi della discografia italiana) a lasciare la SIAE? «Mi ha convinto la trasparenza della rendicontazione – ha detto – al contrario di quella SIAE che non è analitica e non chiarisce con esattezza da dove arrivano i proventi. Non era per me una scelta facile ma ho creduto nel progetto di questi giovani e credo nel libero mercato». D’Alessio si è detto anche sicuro «che tanti altri colleghi ci seguiranno su questa strada».
Il monopolio e l’effetto domino
SIAE gestisce al momento i diritti di 80 mila artisti in Italia. Soundreef qualche migliaio, ma è in crescita: a novembre ha raccolto un finanziamento da 3,5 milioni di euro. E’ possibile intaccare un monopolio di queste dimensioni? Intanto Davide D’Atri, fondatore e amministratore delegato di Soundreef si gode il passaggio nella sua scuderia di un altro big. «L’arrivo di Gigi – ha detto – testimonia che siamo sulla strada giusta dell’innovazione, e della necessità di cambiare garantendo meglio tutti, soprattutto i più deboli. Con la direttiva Barnier l’Unione Europea ha preso atto della rivoluzione digitale in corso e della conseguente fine dell’era dei pochi monopoli che ancora resistono come quello italiano della SIAE. Credo che presto assisteremo ad un effetto domino. Abbiamo tanti contatti in fase avanzata di artisti che hanno espresso la volontà di cambiare, esercitando la libertà che la Direttiva riconosce loro».