La crisi economica e sociale causata dal coronavirus ha messo sotto pressione anche l’agricoltura. E se fosse il vertical farming a sopperire alle mancanze del settore primario? L’esperienza di ONO Exponential Farming
La pandemia di Covid-19 e la quarantena imposta da molti governi per arginare il contagio hanno messo sotto stress la filiera alimentare. Certo, agricoltori e trasformatori non si sono mai fermati e il cibo non manca sugli scaffali dei supermercati, ma l’intero comparto è in difficoltà. Basti pensare alla mancanza di manodopera in campagna per capire come l’approvvigionamento di frutta e verdura questa estate potrebbe non essere così certo o comunque non a prezzi così abbordabili come negli anni passati.
ONO Exponential Farming
A giocare un ruolo chiave in questo contesto potrebbe essere il vertical farming, o almeno è quello che ritiene Thomas Ambrosi, fondatore di ONO Exponential Farming, una startup veneta che ha messo a punto una vertical farm completamente automatizzata in cui entra il seme ed esce la pianta pronta per il consumo.
“La pandemia di Covid-19 ci ha messo davanti alla realtà di un sistema agroalimentare con molte criticità. La nostra soluzione può sopperire a queste mancanze fornendo cibo sano, sicuro e sostenibile a chilometro zero”, spiega a StartupItalia Ambrosi.
“Stiamo depositando una media di 1,5 brevetti al mese per innovazioni che stiamo sviluppando sia per il modello attuale che per altri progetti ancora inesplorati. Tante nuove idee quindi, che ci consentiranno di migliorare ancora di più i nostri punti di forza: riduzione dei consumi energetici, ottimizzazione continua delle ricette di produzione e del volume occupato, economia circolare e decremento dell’impatto del costo del lavoro per ogni metro cubo di produzione. Per fare tutto questo abbiamo intenzione di aprire il capitale a investitori con la nostra stessa visione di un futuro migliore per l’uomo e l’intero pianeta”.
Per raccogliere un cespo di lattuga non serve più il bracciante in campo e, a dirla tutta, neppure il campo. Tutto viene all’interno della vertical farm, il cui obbiettivo è quello di massimizzare la produttività per metro cubo. Tutte le fasi di lavorazione sono automatizzate e il consumatore cittadino può assaporare un prodotto sano, sicuro e cresciuto a pochi metri di distanza.
Che cosa produce una vertical farm
Certo, le vertical farm non possono produrre qualunque tipo di prodotto, ma solo piante (o insetti) a taglia bassa e ciclo breve. Niente frumento, mais, mele o patate per intenderci. Eppure il loro contributo alla sostenibilità della filiera sarebbe potuto essere importante in un contesto di crisi come quella causata da Covid-19.
“Non saremo in grado mai di sostituirci all’agricoltura tradizionale, non sarebbe né logico né conveniente”, racconta Ambrosi. “Ci concentriamo nel dare la possibilità di realizzare ciò che normalmente è difficile o addirittura impossibile per mancanza di fertilità dei terreni, per condizioni climatiche avverse, per presenza di livelli estremi di inquinamento o per mancanza di manodopera“.
E non si tratta solo di un tema quantitativo, ma anche qualitativo. “Vogliamo garantire produzioni con valori nutrizionali eccellenti evitando la perdita di proprietà nutrizionali durante la catena di fornitura e di conservazione come oggi accade in oltre il 90% dei casi”.
I prossimi passi di ONO EF
Ma che cosa ha spinto una azienda come Tor.Mec Ambrosi, società di ingegneria di precisione, a dare vita ad una startup nel settore AgTech? “ONO Exponential Farming nasce per rivoluzionare il modo di fare agritech indoor. Abbiamo attivato da qualche mese la Farm Zero, dopo un anno e mezzo di prototipi e test. Ora la produttività che avevamo stimato sta trovando conferme sul campo”, racconta Ambrosi.
La startup oggi sta seguendo un processo di crescita ben definito. “I prossimi passi riguardano anzitutto il completamento degli stint programmati relativi allo sviluppo software e in secondo luogo il completamento della fase di industrializzazione della nostra piattaforma per rendere effettivo il concetto di azienda dematerializzata che abbiamo concepito fin dall’inizio”.
Ambrosi poi spiega a StatupItalia che “la dematerializzazione consiste nel costruire un modello di impresa che poggia su un sistema di supply chain distribuita nel mondo che opera in licenza per ONO Exponential Farming e che sia in grado di fornire i componenti necessari alla realizzazione di una farm in qualsiasi parte del mondo, prossima al luogo di installazione“.
E l’ambizione è quella di crescere ancora: “Questo ci potrà permettere di realizzare farm sia di medie dimensioni ma anche di ‘GIGA Farm’, con una crescita esponenziale, anticipando eventuali colli di bottiglia sulla fornitura di componenti”.