Grande passo in avanti del commercio online nel comparto alimentare italiano. Incentivato, come prevedibile, dalla pandemia da Covid-19, i canali di e-commerce sono diventati parte sempre più rilevante negli investimenti delle imprese di food del nostro Paese. Dalla GDO ai piccoli produttori, l’obiettivo è incentivare la relazione diretta con ilconsumatore. Secondo i dati del report “Digital Food Strategy – Le aziende dell’alimentare diventano sempre più smart“, pubblicato il 27 ottobre dalla Casaleggio Associati, le vendite online nel 2019 hanno visto una crescita del 19%.

Crescita dell’e-commerce alimentare italiano
Prima che il Coronavirus irrompesse in Europa, le stime di inizio anno per il Food & Beverages online italiano – esclusi il delivery e i pasti pronti – prevedevano di raggiungere i 653 milioni di dollari entro fine anno, con una crescita del 9,8% rispetto al 2019. Considerando le stime più recenti, che tengono conto dell’impatto del Covid, i ricavi previsti raggiungono i 697 milioni di dollari. Cifra che, entro il 2024, si stima arrivare a 1.013 milioni di dollari, con un aumento degli utenti del 6,6% rispetto al 2020.
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I dati del primo semestre 2020 hanno visto un incremento di oltre 2 milioni di clienti online nel settore alimentare del nostro Paese. Tuttavia, il mercato online alimentare in Italia non raggiunge ancora l’1% del totale. Mentre, nel resto d’Europa, la media è nella forbice compresa fra il 4 e l’8%. Il cambio di approccio nei confronti della rete, del luogo di vendita e della fidelizzazione del cliente, abbracciato da molti brand e produttori italiani, lascia comunque supporre un aumento costante della quota di mercato online. Nel 2020 “i canali online hanno ricevuto una domanda fino a 30 volte superiore, creando molti spazi anche per i nuovi operatori”, dichiara Davide Casaleggio, presidente di Casaleggio Associati. “Si tratta di un processo irreversibile, destinato a crescere e a rafforzarsi nel tempo”.

Commercio alimentare online: 4 modelli di business
Il report “Digital Food Strategy” ha individuato, attraverso l’analisi del mercato italiano e interviste ai top manager delle aziende alimentare del nostro Paese, quattro modelli di business ricorrenti per l’e-commerce. Modelli, che variano in base alla tipologia di prodotto. Il prodotto autonomo, ovvero singoli prodotti in grado di soddisfare il bisogno. Il paniere proprietario, il paniere in partnership e i prodotti della spesa, venduti tramite la GDO. I due binari cardine, lungo cui questi quattro modelli si muovono, sono la relazione digitale con il cliente e l’attività di marketing.
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“L’agroalimentare italiano è il primo settore industriale del Paese e vale 538 miliardi di euro, il 25% del PIL, con 3,8 milioni di occupati in circa 70.934 aziende“, afferma Casaleggio. “Si tratta di imprese molto frammentate, l’86% delle quali ha meno di dieci dipendenti. In questi mesi sia i grandi brand, sia i piccoli produttori si sono accorti dell’importanza di creare una relazione digitale diretta con il cliente”.

Puntare sul proprio canale online significa non solo investimenti nella logistica e nella distribuzione, necessari per far fronte a picchi anche del 300/400% della domanda, avuti nel corso di quest’anno. Ma anche nel marketing, per instaurare e migliorare la relazione digitale con il consumatore, dando valore al brand, legando il prodotto a un’esperienza. E sperimentando soluzioni diverse e capaci di espandere la rete clienti. Come la differenziazione di prodotti, creando pack scorta o regalo, proponendo acquisti facilitati, mediante una gamma di prodotti di più brand a completare il paniere e favorendo abbonamenti e riordino automatico.
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Shop online e food influencer
La ricerca, analizzando un campione di circa 125 tra noti produttori e brand italiani, riporta che il 30% di essi ha uno shop online integrato all’interno del sito proprietario. Il 2% ha uno shop sul sito ma per l’acquisto rimanda a un marketplace o un sito terzo e, infine, il 68% ha soltanto un sito “vetrina“. Per migliorare la propria presenza online, una delle strategie di comunicazione perseguite sempre più spesso è di affidarsi ai food influencer. Nel 2019, un utente su quattro ha acquistato prodotti promossi da influencer subito dopo averne visto la pubblicità. Anche per questo, il settore alimentare è uno dei comparti che più investe in queste figure: tra maggio e agosto 2020, le interazioni con gli influenze sono cresciute del 32%.

Dal report si evince infine un’altra priorità in tema di e-commerce food. Vale a dire il tema della tracciabilità della filiera alimentare, che è anche regolamentata a livello di legge e obbligatoria in tutta Europa dal 2005. Un passo avanti in questa direzione potrebbe essere l’impiego della blockchain, che garantisce la valorizzazione dei prodotti etici e la visibilità della qualità. Certificando la provenienza dei beni acquistati e favorendo un contatto diretto con il cliente finale.