Il panorama dell’innovazione nel settore agricolo e agroalimentare è sempre più vivace. Ogni giorno nascono nuove startup in cerca di fondi e mentorship. Ecco allora 4+3 acceleratori da cui iniziare
Si sono da poco conclusi Tuttofood, Host ed Eima. Tre fiere dedicate al mondo del cibo (Tuttofood), dell’accoglienza (Host) e dell’agricoltura (Eima). Tre fiere in cui l’innovazione l’ha fatta da padrona, con molte aziende che hanno lanciato prodotti e servizi innovativi per arricchire il loro portafogli, ma c’erano anche tante startup che hanno sgomitato per avere visibilità e raccontare al pubblico la propria idea di business.
Emergere tuttavia non è facile. Spesso le startup nascono da una buona idea e sono ben assortite per quanto riguarda i profili tecnici, ma mancano di capacità imprenditoriale. Su questo fronte giocano un ruolo importante gli incubatori e gli acceleratori, società che scovano le startup più promettenti e le aiutano a crescere, fornendo capitali (limitati), mentorship e soprattutto un network a cui appoggiarsi in cambio di una quota dell’equity (ma non è un must).
Negli ultimi anni in Italia sono nati diversi acceleratori verticali sul settore AgTech e FoodTech.
Ecco i 4 hub più interessanti
FoodTech Accelerator. Ha sede a Milano e ha tra i partner Cereal Docks, Amadori, Cirfood ed Epta, ma può contare su un vasto network di conoscenze e sulla consulenza di Deloitte, che gestisce il programma. Ogni anno seleziona 10 startup innovative che intraprendono un programma che dura 15 settimane e che ha come obiettivo quello di consolidare il business model, validare il prodotto o servizio e infine fare fundrasing e andare sul mercato.
Il programma non prevede l’ingresso dell’acceleratore nell’equity della startup, ma non prevede neppure lo stanziamento di fondi prestabiliti per lo sviluppo dell’idea. Nella scorsa edizione hanno partecipato anche Birra Peroni, Coprob Italia Zuccheri, Gruppo Finiper e Sealed Air.
Plug&Play. Si tratta di un acceleratore statunitense verticale su diversi settori tra cui l’agroalimentare. La sede è a Milano e ogni anno ci sono tue tornate di accelerazione. Il programma può contare su un respiro internazionale e sul sostegno, in Italia, di partner quali Esselunga, Lavazza e Tetra Pak.
Le startup (a qualunque livello di sviluppo) che vengono selezionate per il programma, della durata di tre mesi, non devono cedere parte dell’equity, ma non hanno fondi prestabiliti a disposizione. Hanno invece accesso alla mentorhip e al network dell’acceleratore. Inoltre, se la loro proposta è ritenuta valida, possono contare sulla rete di investitori che di continuo visitano le strutture del gruppo in giro per il mondo.
Agrofood BIC. Ha sede a Bologna e ha tra i partner Granarolo, Gellify, Camst, Conserve Italia, Cuniola Società agricola ed Eurovo. Collaborano anche Enea, l’Università di Bologna e Art-Er (l’ente regionale per l’innovazione). Il programma, di alcune settimane, mette a disposizione laboratori e impianti dei partner, mentorship, spazi di lavoro, nonché il proprio network di contatti.
Il finanziamento iniziale è di 15mila euro, a cui possono seguire successivi investimenti di 20mila euro al raggiungimento di specifici obiettivi. L’acceleratore ad oggi ha portato a termine un solo round, nel 2020, e ad oggi non ci sono call aperte.
Good Food Makers. È l’acceleratore creato da Barilla (che opera attraverso il suo fondo di cvc Blu1877) che prevede un programma di accelerazione di otto settimane. Ogni startup selezionata riceve 10mila euro da investire nello sviluppo del progetto e può contare sulla mentorship dei manager Barilla.
Da segnalare poi che a Napoli dovrebbe nascere il Tecnopolo Nazionale per l’Innovazione Sostenibile, all’interno del quale dovrebbe sorgere un Polo dell’Agritech per lo sviluppo di tecnologie sostenibili nel settore agroalimentare.
Non solo acceleratori verticali
A questi quattro acceleratori specifici per il settore food se ne possono aggiungere moltissimi altri, sparsi su tutto il territorio nazionale, con programmi misti, che spaziano in diversi ambiti. Nella selezione dell’acceleratore il consiglio è sempre quello di guardare ai partner del progetto, identificando quelli che meglio aderiscono all’idea di business della startup. In secondo luogo è bene soppesare la capacità dell’acceleratore di inserirsi in un contesto globale. Altri elementi da valutare sono: la richiesta di equity, il numero di startup accelerate e i fondi raccolti.
Ci sono almeno tre acceleratori, non specifici per l’agrifood, ma verticali sul digitale, che hanno dimostrato un impegno non comune nel sostenere le startup FoodTech e sono Talent Garden, Luiss EnLabs e Digital Magics. Si tratta di tre soggetti ben strutturati che hanno un focus specifico sull’innovazione digitale e quindi ben si sposano con quelle startup che operano nella digitalizzazione del settore agroalimentare
Talent Garden è una community di innovatori e una scuola con sedi in tutta Europa (tra cui Milano). Focalizzata sul digitale in tutte le sue sfaccettature, ha tra i partner Google, Cisco e Deliveroo. Luiss EnLabs è il programma di accelerazione di Lventure Group (in collaborazione con l’Universita Luiss di Roma). Ha un programma di accelerazione e spazi dedicati a Roma e Milano. Digital Magics è un incubatore e acceleratore di startup innovative con otto sedi in Italia e una a Londra.