Costerà circa 4 milioni di euro ma avrà di serie alcuni accessori unici: dalla blindatura antiproiettile alla possibilità di cambiare targa con un pulsante
Il suo nome è DB5, Aston Martin DB5 e, più del Martini agitato non mescolato, dell’immancabile smoking e delle tante bellezze mozzafiato che si sono succedute, ha contribuito a fare di James Bond la spia dall’immancabile asso nella manica che ben conosciamo.
Da quando è stata tirata fuori dal garage, nel lontano 1964, il personaggio inglese uscito dai romanzi di Ian Fleming non è stato più lo stesso ma ha acquisito una marcia in più e non solo perché guidava questa fuoriclasse da 282 cavalli. Presto la vettura sarà in vendita, gadget inclusi, e allora pochi fortunati potranno provare l’emozione di essere James Bond.
Il prezzo di listino della Aston Martin DB5. Un’auto per pochi Goldfinger
Già, pochi nababbi potranno permettersi il lusso di scimmiottare 007. La Goldfinger DB5, questo il nome con cui la vettura giungerà sul mercato, sarà prodotta in “tiratura limitata”: appena 25 esemplari. E costerà 3,9 milioni di euro.
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Non è ancora chiaro se l’auto al proprio interno sarà spartana come l’originale, del resto datata 1963 (la stessa M/Judi Dench in Skyfall sottolinea che non possa competere in comodità con le vetture moderne) e fino a che punto saranno funzionanti i gadget visti nelle pellicole, ma dalla casa madre della vettura assicurano che ci saranno proprio tutti, dal primo all’ultimo.
Insomma, ce ne è a sufficienza per allettare tutti i Paperoni, ops, Goldfinger all’ascolto. Se ci si pensa, con i nostri smartphone oggi abbiamo app che fanno quasi tutto quello che un tempo combinavano gli orologi o le penne di James Bond: manca, appunto, la possibilità di avere la mitica Aston Martin DB5 ma, visto il prezzo, continuerà a mancare ai più. Si può però sempre ripiegare sul modellino da assemblare commercializzato da Lego.
Così quella macchina è entrata nella storia del cinema
Linea aggressiva, eppure signorile, inglese fino alla marmitta e dalle mille risorse: l’Aston Martin DB5 è l’auto perfetta per 007. Non a caso, dopo il debutto, nel terzo film della saga (007 Goldfinger – 1964) è riapparsa più volte, tanto si era ormai fusa nell’immaginario collettivo alla figura dell’agente segreto britannico al servizio di Sua Maestà. Ben più di un semplice mezzo di trasporto, molto più seducente dei folli gadget di Q, il brillante scienziato dell’MI6 che ne escogita sempre di nuove per consentire a 007 di avere più vite di un gatto, questa macchina da corsa ha stregato i fan e spinto i produttori a regalarle nuovi momenti di gloria.
Ma cos’è che la rende unica? Non solo la sua linea e nemmeno i tanti cavalli. A farne la macchina ideale di ogni maschietto andato almeno una volta al cinema a vedere uno dei film prodotti dai fratelli Broccoli sono i suoi accessori, tutt’altro che ordinari. La DB5 può infatti sfoderare mitragliatrici dalla parte anteriore, rilasciare olio, fumo e chiodi da quella posteriore, catapultare il sedile del passeggero, scudarsi dai colpi di pistola con un coprilunotto di metallo e cambiare targa all’istante. Più che un’auto, lo strumento preferito di ciascuna spia. Dopo Goldfinger, l’Aston Martin DB5 torna l’anno successivo (1965) in Thunderball – Operazione Tuono. Sembra essere lei la spalla migliore da affiancare a Sean Connery, sembra lei la bondgirl più seducente.
Quindi è nuovamente al fianco di James Bond nel primo film dopo la pausa degli Anni ’80. Il muro di Berlino è caduto, la cortina di ferro spazzata via, lo scacchiere globale è profondamente mutato, il Regno Unito non combatte più il regime sovietico, persino 007 ha cambiato volto (è interpretato ora da Pierce Brosnan) eppure l’Aston Martin DB5 è sempre al suo fianco. Anzi, sotto il suo deretano.
E non sente affatto gli anni che ha sul motore, tant’è che riesce persino a tenere testa alla Ferrari F355 GTS della bellissima e pericolosissima Xenia Onatopp. Dopo Goldeneye (1995), Pierce Brosnan avrà occasione di guidarla ancora, quattro anni più tardi, ne Il mondo non basta.
Negli Anni 2000 il reboot del personaggio. Con l’arrivo di Daniel Craig si riparte daccapo: i produttori avvertono l’esigenza di svecchiare 007 – il periodo dei damerini un po’ dandy à la Roger Moore un po’ innocenti mascalzoni à la Timothy Dalton sembra finito – e, contemporaneamente, di riportarlo alle origini, all’agente segreto che tratteggiò Ian Fleming nei suoi romanzi, molto più oscuro, ruvido e taciturno del suo successivo adattamento cinematografico.
Non c’è (ancora) l’emblematica barrel intro (l’ingresso in scena all’interno della canna di pistola nemica) e James Bond si è appena guadagnato il “doppio 0“, ovvero la licenza d’uccidere. È giovane e inesperto, ma può già contare sull’Aston Martin DB5 prima in Casinò Royal (2006), vinta nientemeno a una partita a poker, poi in Skyfall (2012) e infine in Spectre (2015), quando la vettura viene bruscamente pensionata. Ma non sarebbe l’auto di James Bond se non possedesse 9 vite come i gatti…