Paese che vai, detto che trovi. La cultura popolare di ogni luogo porta con sé i detti nel dialetto locale che raccontano il passato e che, tramandati di generazione in generazione, si trasformano in consigli per vivere al meglio il presente.
C’è chi, a Matera, ha fatto di quei detti un progetto d’impresa. Luca Colacicco è un artigiano digitale che si occupa della lavorazione del legno, una tradizione di famiglia nata nel 1937, e che ha voluto realizzare una (delle tante) idee nel cassetto: T-ciut, il merchandising di t-shirt personalizzate con i detti materani, i disegni dell’artista Cesare Maremonti e un QR code che rimanda a una pagina web con la spiegazione del detto in italiano e inglese. T-ciut è un gioco di parole tra t-shirt” e l’omonimo detto che significa “resta in silenzio e ascolta” e, in effetti, non c’è altro da fare di fronte a Luca, che spiega con entusiasmo i dettagli di questo progetto d’impresa.
Dal cassetto dei sogni…
«Era da un paio d’anni che avevo in testa questa idea – racconta Luca – e, ogni volta che passeggiavo per le strade del centro storico di Matera, guardando i souvenir per i turisti, mi rendevo conto che non c’era ancora nessun oggetto che raccontasse e spiegasse il passato e le tradizioni di Matera. Poi, un giorno, venne a trovarmi in falegnameria Cesare Maremonti: aveva bisogno di un pezzo di legno per una delle sue creazioni artistiche e, tra una chiacchiera e l’altra, gli parlai di T-ciut. Ne fu talmente colpito che si offrì di interpretare con i suoi disegni i detti materani: l’idea era finalmente uscita dal cassetto e iniziava a trasformarsi in realtà».
Quali sono stati i primi step operativi di T-ciut?
«Sono stati individuati tredici detti materani a cui Cesare ha dato un’identità artistica, realizzando dei bozzetti fatti a mano successivamente acquisiti in digitale per completarli con i colori e renderli adatti alla stampa (che cura un fornitore esterno). Ne abbiamo selezionati tre per il primo lancio sul mercato ma mancava ancora qualcosa, cioè quell’elemento che rendesse chiaro il significato del detto e che, in un certo senso, rendesse smart la maglietta, facendola parlare. Allora
ho pensato a un QR code da stampare sulla t-shirt accanto al detto: inquadrandolo, si viene reindirizzati alla pagina del sito dove c’è la spiegazione della frase e la traduzione in inglese.
Ma, sempre perché le idee non finiscono mai, a breve la pagina testuale sarà sostituita da un video, con i sottotitoli in italiano e inglese, in cui saranno proprio gli abitanti più anziani di Matera a spiegare il detto. Sto anche verificando se è possibile eliminare il QR code e utilizzare la frase come marker per la realtà aumentata».

Come faccio ad acquistare le t-shirt?
«Per ora sono solo disponibili in tre punti vendita fisici a Matera, dove è stato curato ogni minimo dettaglio: dall’espositore in legno a taglio laser al packaging, che abbiamo individuato con un processo di trasferimento tecnologico, cioè mutuando e adattando un cestino in cartone riciclato tipico del settore food (solitamente usato per contenere le patatine), in cui la t-shirt viene arrotolata.
Siamo partiti con T-ciut da poco più di un mese e avevamo bisogno di testare il mercato ma l’obiettivo è creare un portale di e-commerce e allargare la gamma di prodotti: per esempio, con le “mollette del vicinato” – che ricordano i momenti in cui le donne si ritrovavano a chiacchierare mentre stendevano i panni – personalizzate con i soprannomi più popolari».

Pensi di riuscire a portare T-ciut in tutto il mondo?
«Anche quella è un’idea che richiede però una rivisitazione del progetto: andrebbero individuati dei detti popolari “universali” e che abbiano come lingua di partenza l’inglese per essere poi tradotti in italiano. Prima di arrivare in tutto il mondo, mi concentrerò sulle strategie commerciali per gli altri dieci detti sulle t-shirt, prevedendo un’uscita graduale fino al 2019, l’anno di celebrazione di Matera Capitale europea della Cultura, o pensando a possibili diversificazioni del prodotto, per esempio quadretti in legno incisi con il taglio a controllo numerico. L’ultimo step potrebbe essere l’apertura di uno store a marchio T-ciut ma…fino ad allora potrebbe sempre venirmi qualche altra idea».