Abbiamo provato su PS4 il nuovo capitolo della saga di Bethesda. Nessun regola, stessa situazione: uccidere più nemici possibili
DOOM Eternal esce in queste ore per gli appassionati di tutte le piattaforme e console. Il grande classico degli sparatutto, inaugurato nei lontani anni Novanta, ha cambiato pelle in questi decenni, ma mai la sua anima. DOOM si gioca in prima persona, armati di tutto punto, per affrontare l’ennesima campagna contro mostri e nemici d’ogni genere. Il compito di questo nuovo titolo è salvare la Terra dall’Inferno che vi è disceso: il protagonista è l’ultima speranza in un pianeta ormai distrutto e in fiamme, facile preda di demoni senza alcuna pietà. Questa è la nostra recensione, dopo averlo provato su Play Station 4. Bethesda e id Software avevano fissato il lancio sul mercato per domani, venerdì 20 marzo, ma sembrerebbe che l’emergenza coronavirus abbia convinto il rivenditore GameStop ad anticipare le vendite a oggi (ma soltanto in Nord America).
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Prima regola di DOOM Eternal
La storia non è importante. O meglio: nella saga nessun giocatore si è mai preoccupato di trovare un trama fitta di dialoghi e intrighi. L’unica cosa irrinunciabile in DOOM è l’azione, più violenta e veloce possibile. Accompagnato da una musica inquietante e metallara – realizzata dal leggendario compositore Mick Gordon – il giocatore inizia la propria campagna sulla Terra, prendendo dimestichezza con un gameplay rinnovato, più ricco grazie alla possibilità del doppio salto, dello scatto e dell’arrampicata. Bethesda e id Software hanno dato libero sfogo ai peggiori incubi, creando mostri e creature che, oltre a darsela di santa ragione tra loro, ce la metteranno tutta per uccidere DOOM non appena si avvicinerà a loro.
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Quel che conta in DOOM Eternal è la velocità negli spostamenti, senza preoccuparsi di morire (anche perché succede molto spesso). In ogni sessione è importante sì uccidere più mostri possibili, ma anche spostarsi senza farsi notare troppo per andare alla ricerca di munizioni, carburante (serve per la motosega…) e vita. Soprattutto nelle battute iniziali del gioco, è apprezzabile la scelta degli sviluppatori di fornire tutorial teorici e pratici per l’utilizzo delle armi – vere e proprio sospensioni dal gioco per allenarsi in un’arena virtuale – a cui si aggiungono preziosi consigli sui punti deboli dei nemici. Forse un di più per chi mastica DOOM da trent’anni, ma non tutti sono abituati a sparatutto così adrenalinici.
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Splutter a manetta
DOOM significa armi. Il videogioco che abbiamo visto ne ha in quantità, da potenziare con granate e simili per continuare nella campagna. Ma se proprio non funzionano le armi da fuoco, il giocatore può eliminare i demoni con un serie di mosse che gli ridanno un secondo di fiato: non appena un nemico è stordito e inizia a lampeggiare basta premere R3 e farsi vicino (a volte neanche troppo), per attivare una combo micidiale. La forza bruta di DOOM si traduce in una brevissima (e godibilissima) sequenza splutter. Nulla di scontato: i modi per terminare i demoni con le cattive sono davvero tanti.
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La grafica
In trent’anni di storia il re degli sparatutto in prima persona è ovviamente cambiato nella grafica. Quella di DOOM Eternal è una festa per gli occhi di chi ama giocare dentro scenari apocalittici, con fiamme ovunque, catene penzolanti e crateri che vomitano lava. Brevi filmati e pause tra un checkpoint e l’altro restituiscono l’idea del grande lavoro di design fatto dagli sviluppatori. Tutto il gioco scorre in maniera fluida – oltre i 60 e fino ai 100 FPS – e questo non fa altro che migliorare l’immersione del giocatore nella partita.
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Si era detto della storia. Non è rilevante ai fini del divertimento – infatti i giocatori alla loro prima esperienza con DOOM non devono preoccuparsi di sapere cosa è successo nel reboot del 2016 – ma il fatto che DOOM sia stato doppiato in italiano, con urla di panico e gente che implora di essere aiutata, è la ciliegina sulla torta che potenzia il gameplay dentro l’apocalisse.
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