Fortuna Imperatore, aka Axell Fox, è una giovane laureata campana che si è reinventata game designer: “Ho speso tutti i miei stipendi per realizzare la demo, ora ho bisogno di trovare chi crede nel mio progetto”
Ventisette anni, una laurea in psicologia e un master. “Volevo fare la terapeuta ma sono troppo empatica: mi portavo a casa i problemi dei pazienti”, racconta a StartupItalia, Fortuna Imperatore, game designer autodidatta che spera presto di lanciare sul mercato il suo primo videogioco. E così ha deciso di continuare a lavorare nell’impresa di pulizie: “Ci lavoro da quando avevo 20 anni per pagarmi gli studi, perché volevo essere indipendente”. Ma non ha mai abbandonato il suo sogno: sviluppare un videogame su Freud, sì, proprio quel Freud, il padre della psicoanalisi (qui il sito).
Fortuna Imperatore, aka Axell Fox
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Spolpando Freud
“All’inizio pensavo di fare un fumetto. Avevo bisogno di sfogare la mia creatività. L’idea mi è nata guardando un documentario sulle grandi menti del passato che mi ha davvero folgorato il cervello. Da qui la voglia di provare a realizzare un videogioco culturale: Freud’s Bones – The game“.
Una idea di non facile realizzazione, racconta Fortuna: “Non sapevo assolutamente nulla di linguaggi di programmazione, non avevo nemmeno ben chiaro quale fosse il tipo di gioco che andavo creando”.
Freud’s Bones – The game
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E tutt’ora Freud’s Bones – The game è un videogame indefinito: “Un mix di generi – spiega la sviluppatrice -, un prodotto artistico e culturale. Per non correre il rischio di essere influenzata da altre opere, ho smesso di giocare agli altri videogiochi”. “Ci sto lavorando da oltre un anno. Tutti i giorni appena torno dal lavoro mi metto davanti al PC fino a notte inoltrata, a scapito della mia vita sociale”, racconta ancora la giovane e caparbia game designer. “È avvilente – si sfoga – si è completamente soli. Ma mi sta aiutando tantissimo perché dà sfogo alla mia creatività”.
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Freud’s Bones – The game
Freud’s Bones – The game non si è limitato ad assorbire ogni momento libero di Fortuna, ma ha anche ingoiato tutti i suoi soldi. “Per realizzare la demo del gioco ho investito tutti i miei stipendi. Il problema, però, è che adesso sono finiti”. Da qui la necessità di trovare gente disposta a credere nel progetto: “Appena la ultimerò, avvierò una campagna su Kickstarter in cerca di investitori, così da poter completare il gioco”.
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E se Freud’s Bones – The game dovesse finalmente vedere la luce, Fortuna ha già pensato al dopo: “Il prossimo videogioco vorrei farlo su Charles Bukowski”, ci svela. “Gli outsider della storia sono modelli da seguire e i videogame possono essere ottimi strumenti per conoscerli”.
Il progetto Game to Human
Nel frattempo, la storia di Fortuna è entrata di diritto tra quelle che sta raccogliendo IIDEA (la vecchia AESVI, Associazione Editori e Sviluppatori di Videogiochi in Italia) per dare corpo al progetto “Game to Human” (G2H), la piattaforma che la “Confindustria del videoludo” ha deciso di realizzare per promuovere una maggiore conoscenza dei videogiochi e del loro impatto positivo sulla vita dei videogiocatori, delle loro famiglie e, più in generale, nella società moderna.
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“Con Game to Human vogliamo raccontare storie di persone che con i videogiochi hanno fatto qualcosa di speciale. Persone che, ispirate da un’idea di videogioco, hanno messo al centro l’essere umano e creato benefici per la società”, ci ha detto Marco Saletta, Presidente di IIDEA. “I videogiochi sono fatti per creare sfida e divertimento per i giocatori, ma nello stesso tempo mai come oggi sono in grado di creare connessioni tra le persone, favorire l’apprendimento e l’empatia, portare innovazione in qualsiasi ambito, dall’educazione alla salute, dalla scienza alla valorizzazione del patrimonio culturale”.