Disponibile su Nintendo Switch, PlayStation 4, Steam, Xbox One, questo simpatico party game potrebbe riuscire a ravvivarvi la quarantena
Se vi è mai capitato di aiutare un amico o un parente a traslocare, ricorderete senz’altro quei minuti intensi trascorsi per le scale o, tra una stanza e l’altra, mentre ci si coordina nel tentativo di far passare dalla porta un mobile o si prova a far curvare un divano. “Spostalo verso destra… no, no, no, la mia destra! Ruotalo in senso antiorario… quello è l’orario! Abbassalo, abbassalo, attento alle dita…” Ecco, più o meno finisce sempre così, con la schiena dolorante, qualche dito rimasto sotto un mobile quando lo si rimette finalmente a terra e amicizie e parentele al limite della rottura. Esattamente come finiscono per rompersi vasi e suppellettili, se a occuparsi del trasloco non sono dei professionisti, come quelli del videogioco Moving Out.
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Un simulatore di traslochi?
Su queste traballanti premesse poggia il concept di Moving Out, dell’etichetta britannica Team 17 (produce, tra i tanti, anche i titoli degli ex Rare di Playtonic Games), un bizzarro simulatore di traslochi. O, per meglio dire, un party game che prende i traslochi come pretesto per dare vita a un buon numero di folli, tragicomiche, coloratissime situazioni via via sempre più sopra le righe.
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Sviluppato da SMG Studio e Devm Games, Moving Out ha come obiettivo farvi diventare un traslocatore professionista del Perito Esperto in Trasporto e Organizzazione (P.E.T.O., giocando in lingua inglese non va comunque meglio, anzi: Furniture Arrangement & Relocation Technician, F.A.R.T.) e questa la dice lunga sullo spirito scanzonato e l’umorismo tipicamente britannico (in realtà il gioco è mezzo svedese e mezzo australiano) profuso nel gioco.
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Perché Moving Out non ha nulla a che vedere con la simulazione e nemmeno vorrebbe. È un po’ come il vecchissimo Crazy Taxi di Sega (qualcuno se lo ricorda ancora?) in cui si impersonava un tassista ma l’unica regola era “recapitare” a destinazione il cliente infrangendo ogni norma del codice della strada, perché più tempo ci si metteva meno si guadagnava.
Allo stesso modo funziona Moving Out che mette a disposizione del giocatore una gestione della fisica molto accurata (urtando i mobili faremo cadere i suppellettili, passando troppo vicini alle pareti rovineremo le tappezzerie e romperemo i quadri), ma solo nell’ottica di fargli combinare il più alto numero di danni immaginabile.
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Proprio come nello storico videogame di Sega, anche qui avremo un unico imperativo: metterci il meno tempo possibile, quindi chi se ne frega se devasteremo case e uffici, romperemo pareti, infrangeremo specchi e vetrine, seminando al nostro passaggio una desolazione mai tanto divertente.
Good job Moving Out
Da questo punto di vista, Moving Out somiglia incredibilmente a un altro titolo appena uscito su Nintendo Switch, Good Job!, che avevamo recensito qualche giorno fa.
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A ben vedere, anzi, Moving Out è proprio un Good Job! dotato però di modalità multiplayer. E proprio su quella fa affidamento dato che, come dicevamo in apertura, non c’è niente di più fantozziano e – dunque – divertente, di coordinarsi con i propri amici nel tentativo di far passare un divano attraverso una porta o lungo le scale. Gli inciampi saranno all’ordine del giorno e i quattro giocatori potranno decidere se collaborare o darsi fastidio, tenendo comunque a mente che, per spostare i mobili più grandi, occorre necessariamente unire le forze.
La natura spiccatamente multiplayer del titolo fa sì che sia una sorta di Mario Party monotematico: forse questo è il principale limite del prodotto che, in parte consapevole, da un lato tenta di tenere alta l’attenzione proponendo ambientazioni via via sempre più folli, spesso soggette a regole uniche, ma dall’altro paga pegno a una certa ripetitività d’azione. Mario Party è molto più vario e riesce alternare molteplici situazioni di gioco, in Moving Out invece lo scopo del gioco è sempre il solito, sono gli scenari, al più, a variare. Comunque sia, nelle ore iniziali non manca di strappare risate ed è sicuramente uno dei titoli più divertenti per colorare un po’ questa interminabile quarantena per Covid-19. A patto di poterlo affrontare con due o tre amici, però.