Mancano due mesi al voto più importante per la riforma del copyright al parlamento europeo. In gioco c’è la libertà di Internet per come lo conosciamo
La lotta che si combatte nelle aule del Parlamento Europeo per riformare il Copyright non si è ancora conclusa. Manca ancora l’ultimo voto, quello più importante della Commissione Affari Legali (JURI), al momento programmata per fine marzo.
Uno degli articoli più controversi della riforma proposta dalla Commissione Europea, l’organo che sottopone al Parlamento i testi legislativi che deve vagliare, è l’Art. 13, che vorrebbe imporre a piattaforme come Facebook e YouTube l’obbligo di filtrare i contenuti degli utenti prima che questi siano caricati online.
Questa scelta aiuterebbe notevolmente i detentori dei copyright sui contenuti perché eviterebbe loro il lavoro (immane) di segnalare alle piattaforme delle violazioni a posteriori. Al momento infatti, a regolare il problema c’è la Direttiva eCommerce che sancisce la responsabilità delle piattaforme, per i contenuti illegali caricati dagli utenti, solo se ne siano a conoscenza. In pratica quindi con la procedura notice and take down, segnalazione e rimozione.
Una lotta tarsversale
Benché non si possa negare che segnalare tutti i contenuti illegali online sia un’operazione enorme, sull’altro piatto della bilancia resta il rischio di creare una macchina per la censura. A evidenziarlo, oltre a diverse NGO come Edri, sono gli stessi europarlamentari. In cima alla lista Julia Reda, del partito dei Pirati tedesco, che con alcuni colleghi appartenenti ad altri gruppi parlamentari (Marietje Schaake di ALDE, Catherine Stihler di S&D, Isabella Adinolfi del M5S del gruppo EFDD, Michal Boni di EPP e Dan Dalton di ECR) hanno pubblicato un video per evidenziare i rischi per la libertà d’espressione che questa riforma potrebbe portare (per leggere i sottotitoli in italiano, cliccate sul video, andate in Impostazioni e selezionate Italiano per la lingua, ndr).
I diritti in gioco
La stessa Schaake un anno fa si è trovata rimosso da YouTube il proprio video in cui parlava di tortura con la Commissaria Europea Cecilia Malmstrom al Parlamento Europeo. Dopo tre ore il video era stato rimosso senza alcuna spiegazione sul perché. Nel suo caso, forte della sua popolarità mediatica, era stato facile rimetterlo online ma ci si chiede per una persona comune quanto tempo ci sarebbe voluto.
Nel copyright esistono poi diverse eccezioni (diritto di cronaca, diritto di satira etc.) che consentirebbero di caricare video e foto tutelati da diritto d’autore. Ma queste eccezioni sono difficilmente riconoscibili da un algoritmo.
Cosa possiamo fare
In molti si stanno chiedendo se questa interpretazione sia la più corretta o se sia opportuno correre ai ripari. Per chi vuole esprimere la propria opinione e farla arrivare agli europarlamentari si può utilizzare il tool #savethelink.