La storia di Faraday, l’ultimo guerriero in un mondo dominato dal male
Quanto divertimento in Ghost of Tsushima. Ci eravamo davvero sentiti protagonisti di una battaglia combattuta nel vero Giappone feudale. E se vi dicessimo che un’altra avventura nella terra del Sol Levante è possibile in console? Olija è forse uno degli esempi più convincenti di retro gaming basato su una storia profonda, sviluppata con una pixel art agli opposti dei titoli tripla A e che, tuttavia, non ci ha mai fatto sentire la mancanza di alberi che sembrano veri e atmosfere ai limiti del realismo. Sviluppato da Skeleton Crew Studio, software house non a caso nipponica, Olija racconta la storia di un naufragio e di una lotta contro il male per ritrovare la salvezza. Nei panni di un eroe, dovremo solcare i mari per esplorare un ampio mondo, pieno di nemici, enigmi e chiavi che sbloccano portali. Con una colonna sonora sorprendente e sottotitoli in inglese che ci immergono in dialoghi in giapponese – semplicemente meravigliosi – il videogioco è una vera chicca per chi, appassionato di Giappone, non ne ha mai abbastanza di guerrieri e misteri.
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Olija: il gameplay
In 2D, Olija è un videogioco a scorrimento orizzontale, con elementi da platform. Nei panni di Faraday, un guerriero sopravvissuto a un naufragio, abbiamo il compito di esplorare il mondo per liberare i nostri compagni e eliminare le orribili creature che hanno preso il sopravvento. L’esplorazione avviene attraverso uno stratagemma davvero azzeccato: invece di teletrasporti anacronistici, ci affidiamo a un’imbarcazione, dove troveremo sempre il nostro fido rematore che ci porterà verso nuove avventure. Mano a mano che procede, il titolo si amplia e la mappa mostra nuove zone.
Datemi un arpione
Nei primi attimi di gioco si prende dimestichezza con la modalità di combattimento corpo a corpo. Molto semplice: si tirano dei gran pugni finché i nemici non spirano. Ma presto scopriamo che il combat system di Olija è decisamente più ricco. Faraday ha bisogno di un’arma speciale per farsi strada in questo mondo. L’arpione, che ritroviamo poco dopo aver iniziato, ci aiuta non soltanto a spazzare via i nemici, ma anche a superare burroni perché, puntandolo contro un obiettivo, diventa una sorta di molla che ci permette di compiere grandi salti. Inutile dirvi che, grazie a questo magico strumento, le lotte con i nemici si fanno decisamente spumeggianti. Altre armi come la spada e le frecce sono comunque fondamentali nell’affrontare i boss.
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Oltre al combattimento, Faraday deve essere potenziato. Il lato RPG non è certamente tra i più accentuati in Olija, ma ci permette comunque di raccogliere piccoli diamanti, ossa e altri oggetti che vanno poi spesi nei negozi che troviamo sulla nostra isola felice. Ci possiamo andare tutte le volte che ci imbarchiamo, selezionandola sulla mappa. Qui potenziamo la nostra vita, facciamo salpare altri avventurieri per raccogliere nuovi tesori (soluzione niente male, che arricchisce la storia) e, soprattutto, otteniamo nuovi cappelli. Sì, forse non è quello che ci aspettiamo nell’antico Giappone. Ma è grazie a questi colorati copricapi che possiamo potenziarci davvero.
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Peccato per i crash…
In conclusione, non possiamo però tacere sui crash che abbiamo riscontrato dopo poche ore di gioco. Talvolta il titolo si interrompe costringendoci a riavviare e a recuperare da dove avevamo cominciato. Una pecca non da poco, ma che comunque non rovina il videogioco. Olija offre checkpoint frequenti e così, se il software dovesse bloccarsi, non si rischia di mandare in malora tutto il viaggio. Detto questo, non sarà certo un simile ostacolo a fermarci.