Il clone della killer application di Nintendo arriva in console
Certi titoli sono talmente ispirati agli originali che non viene nemmeno voglia di prendersela troppo. Senza girarci attorno: Castaway Paradise, titolo nato per il mobile gaming diversi anni fa, è a tutti gli effetti un epigono di Animal Crossing, la saga Nintendo battezzata in Giappone a inizio millennio. E questo non deve essere per forza un male: senz’altro, ammesso che ce ne sia bisogno, l’essere copiati accrescerà l’autostima della casa di Kyoto e, al tempo stesso, un’offerta videoludica in più potrebbe stuzzicare i gamer più appassionati di queste second life, dove l’assenza di competizione e tanto olio di gomito nello scavare, coltivare e craftare riserva tante soddisfazioni.
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Castaway Paradise: nostalgia di Tom Nook?
Sviluppato da Rokaplay, Castaway Paradise è un Animal Crossing con forme decisamente più quadrate. A differenza dell’ultimo capitolo della saga, New Horizons, il protagonista non atterra sull’isola di Tom Nook con un comodo aeroplano, ma supera incolume una tempesta in mare aperto (si era addormentato sulla sua barchetta) e arriva su un’isola niente male, già abitata da tipi parecchio accoglienti. Nulla di tragico insomma: nei primi secondi di gioco lo vediamo ricoperto di alghe dalla testa ai piedi, stratagemma che consente al giocatore, anzitutto, di scegliere alcune iniziali caratteristiche del suo alter ego (maschio o femmina?).
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Per chi mastica da anni questi titoli sarà una vera passeggiata immergersi in Castaway Paradise. Si pianta, si costruiscono case, si comprano oggetti nel negozio e si procede con tutte le incombenze quotidiane per rendere la nostra isola più paradisiaca possibile. A rendere l’avventura stimolante c’è il fatto che la mappa di questa Hawaii si svela piano piano, dal momento che la tempesta ha reso inaccessibili alcune zone. Occorre dunque rimboccarsi le maniche e lavorare giorno dopo giorno.
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Quando abbiamo parlato di Castaway Paradise come di un clone di Animal Crossing, ovviamente, non volevamo nascondere le inevitabili differenze macroscopiche con la killer application di Nintendo: tanto per cominciare è sempre giorno e questo, di certo, rende la nostra second life su console meno ciclica (e meno vera). Nonostante siano passati diversi anni dal lancio su smartphone, infine, l’atterraggio sull’ibrida non sembra aver svecchiato la grafica. E, come se non bastasse, tutto questo tempo non è servito per introdurre i sottotitoli in italiano.