Dopo l’annuncio del lancio del nuovo fondo di investimenti da 120 milioni abbiamo chiesto al fondatore di P101 SGR di raccontarci che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi
L’annuncio è di quelli importanti: è nato un nuovo fondo da 120 milioni di euro destinato a finanziare startup italiane. Programma 102 è il secondo veicolo d’investimento di P101 SGR e assomiglia molto per obiettivi e target al suo fratello maggiore. Al primo closing di oltre 65 milioni hanno contribuito investitori istituzionali come il Fondo Europeo per gli Investimenti, Fondo Italiano d’Investimento, Azimut (tra i principali investitori del primo fondo lanciato nel 2013), Fondazione Sardegna e altri investitori e imprenditori di spicco del panorama italiano. Abbiamo raggiunto Andrea Di Camillo Managing Partner e fondatore di P101 SGR, per farci raccontare come funzionerà questo nuovo strumento e che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi. “Entro l’estate daremo il via ai primi 3 o quattro finanziamenti in startup” ci anticipa.
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L’intervista
120 milioni sono una cifra importante parlando del panorama italiano. Qual è la mission di Programma 102?
Programma 102 si pone gli stessi obiettivi del primo fondo, ossia sostenere le startup italiane e dar loro la possibilità di crescere nel panorama globale. La vera differenza è che, grazie al sostegno importante di Fondo Europeo per gli Investimenti e Fondo Italiano d’Investimento e degli altri partener, possiamo contare su un capitale maggiore che ci permetterà di aumentare la capacità di investimento per singola azienda. Come col precedente fondo ci rivolgiamo a società prevalentemente italiane o società straniere che abbiano un focus sull’Italia. Grazie a un budget maggiore ci auguriamo di attrarre capitali importanti anche dall’estero, ci aspettiamo infatti che investendo più denaro in una singola startup questa possa attrarre anche co-investitori stranieri. Programma 102 investirà dall’early stage al later stage con singoli ticket da 1-2 milioni fino a 8-10 milioni per singola società, saranno invece poche e selezionate le operazioni di seed.
Quali sono gli ambiti che previligerete per gli investimenti?
Il target di investimento del nuovo fondo sono società digitali e technology driven che forniscono servizi B2C e B2B nei settori food, fashion, design, travel, fintech e cyber security. In questo momento stiamo guardando con molta attenzione l’ambito Legal tech e Regtech settori che, quando abbiamo lanciato il primo fondo non esistevano ancora e che ora stanno guadagnando sempre più importanza e stanno sviluppando soluzioni tecnologiche interessanti. Altro ambito privilegiato è quello del Real Estate, e non faccio riferimento solo alla domotica ma anche a tutti i progetti di system integration delle nuove tecnologie che popolano le nostre abitazioni e che sempre di più faranno parte delle nostre abitudini domestiche e ancora il settore dell’Edutech ossia della formazione e non soltanto a livello scolastico ma anche e soprattutto a livello di formazione professionale.
Come vede la situazione degli investimenti in starutp in Italia? Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
Ho una visione piuttosto positiva del panorama degli investimenti in Italia. Molti fondi infatti nel 2017 hanno terminato le risorse e questo ha provocato una diminuzione di investimenti a disposizione delle startup. Come noi anche altri attori del panorama italiano stanno mettendo in campo risorse, è aumentata la capacità di investimento quindi ci troviamo di fronte a un trend positivo. Al contrario del 2013, quando siamo partiti, c’è molto più interesse anche da parte delle istituzioni. Un esempio è quello del fondo AlpGip promosso dalla della Regione Lombardia che, grazie a una dote di circa 50M messi a disposizione dal Fondo Europeo di Investimenti, porterà ulteriori risorse importanti per sostenere startup e investimenti.
Certo però in una situazione politica così complessa, non teme che l’attenzione a innovazione e tecnologia possa ridursi ulteriorlmente?
Credo che non sarà possibile. Sostenere l’innovazione e le nuove imprese significa sostenere l’intero Paese e chiunque sarà al governo dovrà occuparsene in maniera prioritaria. E’ un tema troppo importante perchè si possa pensare che venga ignorato.
Quando guarda alle startup italiane e a quelle nate all’estero, vede delle differenze?
In Italia siamo partiti pochi anni fa da zero. Il terreno era arido e la qualità delle startup ne risentiva. Ora la situazione è cambiata e migliorata, la qualità delle startup italiane è assolutamente paragonabile a quelle straniere se non superiore. Proprio la difficoltà di reperire risorse ha fatto in modo che in molte aziende si riducessero gli sprechi e tutto si facesse in modo più razionale ed efficiente spendendo meno, questa è sicuramente una caratteristica positiva.
Quando si trova a decidere chi finanziare che cosa guarda in particolare?
I criteri non sono sempre gli stessi, non si tratta di un lavoro semplice. Sicuramente la forza del team e la qualità del lavoro delle persone sono le caratteritiche che emergono subito e che bisogna tenere in prima considerazne. Poi si devono guardare i numeri, i KPI raggiunti aiutano a prendere la decisione. E poi naturalmente conta il progetto, la cura e l’attenzione ai dettagli, le differenze con i competitor.