Nel mondo la politica sta ragionando su come normare il settore. Di recente a Londra si è concluso un summit con capi di Stato e di governo
«L’intelligenza artificiale può avere sull’economia effetti assolutamente sconvolgenti e le intelligenze naturali della nostra Costituzione non potevano assolutamente contemplarlo». Giuliano Amato, ex presidente della Corte costituzionale e attuale responsabile della Commissione dell’intelligenza artificiale per l’editoria (nota anche come Commissione algoritmi), è intervenuto sulla questione ragionando sui potenziali rischi che strumenti simili possono comportare per la società. Negli scorsi giorni in Inghilterra si è tenuto l’AI Summit, voluto dal governo di Londra per fare un punto sulla situazione (ha partecipato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni). Al termine dei lavori, in un documento sottoscritto da 28 Paesi, si è parlato dei danni catastrofici che l’umanità rischia se l’AI dovesse sfuggire di mano.
«Il lavoro di un’Autorità di concorrenza – ha aggiunto Amato – può essere largamente neutralizzato dall’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale rende del tutto superfluo lo scambio di informazioni e ciascuno senza parlare con nessuno apprende quello che fa l’altro e quindi la differenza tra comportamento opportunistico e comportamento collusivo scompare». A un anno dalla pubblicazione del software di OpenAI ChatGPT il dibattito politico e normativo prosegue con i tentativi da parte degli Stati di legiferare sulla materia. Ce ne siamo occupati con interviste a esperti e ad artisti. Oltre ai politici, pure gli imprenditori – da Elon Musk a Sam Altman – si sono detti preoccupati sugli scenari futuri.