Petru Capatina racconta come è nata WeGlad. L’app che mappa le barriere coinvolge tutti grazie ad un gruppo di ventenni. Per Venti di Futuro la nuova storia firmata da Eleonora Chioda
«Siamo nati per scuotere il mondo e rendere visibile una battaglia invisibile. È difficile, complesso, a volte anche doloroso ma possiamo toccare una realtà e cambiarla. E questa è la mia motivazione più grande». Lui è Petru Capatina, con Paolo Bottiglieri ha creato WeGlad, un’app che mappa l’accessibilità di strade e locali pubblici per chi ha difficoltà e disabilità motorie. Registra buche, gradini, marciapiedi senza scivoli, ostacoli. È una sorta di Google Maps che semplifica la mobilità e sfida aziende, comuni e cittadini a essere protagonisti attivi di un mondo migliore. Funziona cosi: ogni volta che si vede una barriera, la si fotografa e si carica la foto sull’applicazione. «WeGlad significa Benvenuto Gladiatore: rappresenta le persone con difficoltà motorie che combattono ogni giorno, nell’Arena della vita, contro difficoltà che non hanno scelto».
WeGlad, la storia
26 anni, moldavo, in Italia da quando aveva 10 anni, tra i talenti top under 35 per Nova e Bocconi, una laurea in economia a Torino, Petru è una grande appassionato di tech e di impatto sociale. È alla sua seconda startup. «La prima, dedicata al turismo accessibile, è fallita in 11 mesi». L’idea è nata perché entrambi i fondatori conoscono da vicino il problema. «Da adolescente un incidente mi ha bloccato a letto un estate. Per molti mesi non ho potuto camminare. Lì per la prima volta mi sono reso conto che avevo sempre dato per scontato le mie gambe». Poi un lavoro nel circo, diventa amico di un trapezista che cadendo perde l’uso dei piedi. «Ho iniziato a portarlo in giro con la sedia a rotelle accorgendomi delle enormi difficoltà».
Intanto, il co-founder Paolo Bottiglieri cura per anni i nonni paterni con disabilità motorie. Poi fa un lavoro all’aeroporto di Caselle di Torino come addetto ai passeggeri a mobilità ridotta. «Si occupava dell’on-boarding di queste persone. Si è reso conto che quello che era il suo vissuto era un problema di tanti. Da lì, abbiamo iniziato a intervistare decine e decine di persone con disabilità. Abbiamo registrato la loro rabbia nel sentirsi considerati o “poverini” o “eroi”. Ci siamo presto resi conto che non è la persona a essere disabile ma è l’ambiente a esserlo. Einstein diceva: “Ogni persona è un genio. Ma, se giudichi un pesce dalla sua capacità di scalare un albero, passerà tutta la sua vita pensando di essere stupido…” Quello che ci circonda non è stato costruito a misura d’uomo».
Da Techstars alla Silicon Valley
Il tema dell’accessibilità della città non è nuovo. «È presente fin nelle città più antiche, eppure sul mercato non c’era niente di simile. Si calcola che oltre un miliardo di persone al mondo ha difficoltà a muoversi. Abbiamo deciso di prenderci il problema sulle spalle e di creare un navigatore sociale aperto, perché tutti possano partecipare». WeGlad nasce a marzo del 2021. Entra subito in Techstars, nel primo batch in Italia dell’acceleratore americano, tra i primi al mondo. «In questa fase abbiamo raccolto 30mila euro dai mentori di Techstars». Da un mese è entrata anche in The Alchemist, uno dei più grandi B2B accelerator della Silicon Valley. Intanto entrano altri co-founder. Il presidente è Riccardo Taverna. Il CTO è Thomas Traspedini.
ll team, ora composto da 7 persone, ha vinto il Premio Nazionale dell’Economia Civile e il Premio l’ESG 2022, che permetterà loro di rappresentare l’Italia nella finale europea. A oggi la startup ha raccolto 300 mila euro. Pianifica un round da 1 milione e mezzo. Il modello di business? B2B. «Organizziamo Mappathon per le grandi corporate, che spingono i loro stakeholder a mappare le barriere archittoniche e creare dati socialmente utili. Poco tempo fa abbiamo organizzato un mappathon su Milano con sei aziende concorrenti: Carrefour, Esselunga, PAM, Bennet, Kasanova e Gruppo Inditex». In due mesi, spiega Capatina, l’azienda ha mappato 6mila punti a Milano, raccogliendo dati che non si sono raccolti per anni. «Competitors for greater good. Noi puntiamo a coinvolgere tutti e vincere quell’inetittudine interiore che ci fa pensare che tanto le cose sono troppo grandi per essere cambiate. Invece tutti possiamo fare la nostra parte. E grazie alla tecnologia possiamo accelerare la transizione verso un pianeta più accessibile e inclusivo».