Il calcestruzzo ecologico è il risultato di studi realizzati al MIT di Boston per comprendere la durevolezza degli edifici degli antichi romani
“Non si era mai capito come alcuni edifici, ponti e acquedotti di duemila anni fa, pur avendo affrontato le intemperie e l’incuria dei secoli, abbiano potuto arrivare in alcuni casi intatti sino ai giorni nostri. Se si fosse scoperto il segreto, forse, sarebbe stato possibile utilizzarlo per realizzare costruzioni più durature, sicure e sostenibili.” A raccontare questa storia è Paolo Sabatini, co-fondatore e ceo di DMAT, deep tech company specializzata in materiali d’avanguardia, che ha iniziato a sviluppare una tecnologia innovativa per creare nuove tipologie di calcestruzzi durevoli e sostenibili, senza aumentarne i costi di produzione. “Rimasi totalmente affascinato da questa idea e dall’incontro con Admir che decidemmo subito di fare qualcosa insieme con l’obiettivo, una volta ultimata la ricerca, di trasformare questa conoscenza in una tecnologia utile all’intero pianeta”.
Tutto è nato a Boston: Sabatini era negli Stati Uniti per lavoro e Admir Masic – professore associato di Ingegneria Ambientale del MIT –Massachusetts Institute of Technology – aveva appena avviato una ricerca internazionale guidata dall’MIT per scoprire il segreto alla base della durabilità del calcestruzzo degli antichi romani.
“Il calcestruzzo – prosegue il ceo – è un materiale accessibile a tutti, in qualche modo democratico. È semplice, costa relativamente poco, e viene utilizzato sia per progetti avveniristici che per costruzioni di base. Sarebbe stato possibile aumentarne la durabilità, ridurne l’impronta carbonica mantenendone i costi di produzione bassi? È per rispondere a questa sfida che abbiamo fondato DMAT, startup deep-tech focalizzata su nuove tipologie di calcestruzzo ecologico. Siamo partiti dalla ricerca scientifica, i cui risultati sono appena stati pubblicati su Science, e, tramite un percorso di sviluppo presso i migliori laboratori internazionali oggi siamo in grado di fornire risposte tecnologiche per l’industria moderna”.
Il calcestruzzo ecologico “made in Udine”
Oltre a Sabatini e Admir, tra i soci di DMAT ci sono Carlo Andrea Guatterini e il francese Nicolas Chanut. La startup ha mosso i primi passi a Udine: “Non c’è luogo migliore per partire e sviluppare partnership, ci ripeteva il nostro advisor industriale Giuseppe Visentini. Aveva ragione, se oggi siamo sbarcati negli Stati Uniti dando vita a una newco che si occuperà dello sviluppo e commercializzazione dei calcestruzzi lo dobbiamo anche alla scelta di essere partiti dai territori”.
La tecnologia
Certificata in Svizzera dall’Istituto di Meccanica dei Materiali, laboratorio industriale del mondo delle infrastrutture, questa nuova generazione di calcestruzzi è caratterizzata dalla capacità di autoripararsi. La tecnologia di DMAT garantisce inoltre un significativo abbattimento dei costi e delle emissioni di CO2 rispetto ai prodotti oggi presenti sul mercato. Il nostro primo calcestruzzo di nuova generazione si chiama D-Lime e combina performance di durabilità e sostenibilità mai raggiunte prima. Questo prodotto permette infatti di allungare la vita e la qualità delle costruzioni attraverso la sua capacità di auto-riparare eventuali crepe. Un processo che viene attivato dall’acqua che, invece di ammalorare il materiale, richiude le fessurazioni con un processo simile a quello della cicatrizzazione dei tessuti biologici. Il nostro primo calcestruzzo consente anche un risparmio del 20% di emissioni di CO2. La nostra tecnologia permetterà inoltre di realizzare prodotti che a parità di performance consentiranno di ottenere un risparmio fino al 50% dei costi. L’obiettivo per il futuro è quello di abilitare alla nostra tecnologia 180.000 produttori nel mondo per rendere l’ecosistema del calcestruzzo più performante e sostenibile.
Un mercato in trasformazione
Le tecnologie di DMAT rispondono alle nuove esigenze di un mercato, quello del calcestruzzo, che oggi vale circa 650 miliardi di euro e che è chiamato a rispondere all’urgente sfida di decarbonizzare i propri processi produttivi, tra i più impattanti del pianeta: la sua filiera industriale è infatti responsabile del 8% delle emissioni di CO2. Il calcestruzzo è il materiale più utilizzato dall’uomo, ogni anno ne vengono prodotte 33 miliardi di tonnellate, 18 volte il peso della produzione globale di acciaio e otto quello di tutte le automobili prodotte nella storia. L’equivalente del peso di 5 miliardi e mezzo di elefanti. Grazie ad esso, ogni anno vengono costruiti quattro milioni di edifici, più di 11mila al giorno.
“La missione di DMAT – spiega Sabatini – è quella di rendere più green e performante un ecosistema dai volumi enormi come quello del calcestruzzo. Per riuscirci, lavoriamo e continueremo a lavorare inseguendo due macro-obiettivi: aumentare la durabilità di questo materiale diminuendone l’impatto ambientale. Oggi siamo l’unico player che riesce a garantire un miglioramento della performance strutturale del 50% con una riduzione delle emissioni di CO2 del 20%. Un risultato straordinario, soprattutto se si considera che permettiamo di raggiungerlo senza costi aggiuntivi, ma, anzi, offrendo il prezzo più competitivo sul mercato”.
I volumi di richiesta di calcestruzzo del mercato globale e le finalità per cui viene utilizzato – dall’edificazione di infrastrutture strategiche alla costruzione di alloggi e luoghi di lavoro realizzati in ogni angolo del pianeta con costi contenuti – spiegano quanto esso sia realmente uno dei prodotti più democratici della nostra epoca. “La cattiva reputazione che talvolta ancora oggi accompagna questo materiale – aggiunge il co-founder – è soprattutto legata ai problemi di durabilità nel tempo e all’impatto ambientale della sua filiera produttiva, in particolare all’utilizzo di uno dei suoi ingredienti principali, il cemento. Ma anche il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo definisce la sostenibilità come un driver di progresso che deve poggiare su tre pilastri: la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Oggi il calcestruzzo integra i primi due di questi bisogni. DMAT si concentra sul terzo, sviluppando tecnologie che rendono più green e longevo uno dei prodotti più indispensabili alla società contemporanea. La sua competitività economica e accessibilità globale sono già un dato di fatto. Noi lavoriamo ogni giorno per farne un materiale sostenibile al 100%”.