Un anno fa la quotazione in Borsa. Ma si pensa già al delisting in autunno
Gli esperti lo hanno chiamato inverno dei capitali. Nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni, anche a livello italiano come dimostrano i nostri report periodici sull’ecosistema dell’innovazione, il mondo delle startup e del Venture Capital sta affrontando un periodo di incertezza, se non addirittura di smantellamento. Di recente vi abbiamo portato alcuni esempi di aziende – come Gorillas – costrette ad abbandonare determinati mercati e a licenziare in risposta alla congiuntura economica. I modelli di business cosiddetti capital intensive si sono scontrati con le conseguenze della crisi geopolitica in Europa, col caro energia e con molti altri fattori che hanno fatto stringere i cordoni della borsa. I nostri occhi sono puntati sull’Europa, ma anche in Cina la situazione non sembra così differente. Il Financial Times ha raccontato il caso di Missfresh, startup fondata nel 2014 e divenuta poi unicorno (almeno 1 miliardo di dollari di valutazione) grazie alla sua rete di dark store e a consegne di cibo a domicilio nel giro di mezz’ora. A poco più di un anno dalla quotazione le cose sono cambiate radicalmente.
L’IPO al Nasdaq è del giugno 2021, quando un’azione di Missfresh vale poco meno di 10 dollari. Mentre scriviamo il valore è inferiore ai 40 centesimi. Tra i fondi di investimento che hanno sostenuto le attività della startup cinese compaiono giganti come Tiger Global Management, Tencent e Goldman Sachs. Un anno fa la valutazione era di 3 miliardi di dollari, grazie a una serie di round. Al momento Missfresh ha un valore di 88 milioni di dollari, come ha spiegato il FT. Persone informate sul percorso di crescita dell’impresa hanno imputato la situazione attuale anche a un’espansione avventata. A questo punto non sarebbe nemmeno esclusa l’operazione per togliere l’azienda dalla Borsa in autunno, mentre Missfresh ha già chiuso le attività in nove città.
Non si tratta ovviamente di un caso isolato, ma di trend globali che investono pure le aziende sostenute da investimenti cospicui. Per comprendere la situazione attuale Sequoia Capital ha pubblicato una presentazione di 50 pagine dal titolo Adapting to Endure, disponibile a questo link. Dopo il 2020 – decisivo per l’impennata di molte startup – il 2022 sta portando il conto. La fintech svedese Klarna ha visto tagliata la propria valutazione da 46 a 6,7 miliardi a seguito dell’ultimo round da 800 milioni di dollari; su Sifted è disponibile l’elenco aggiornato delle aziende che stanno licenziando (Cazoo, Hopin e Gorillas). Tutto questo sta accadendo a ridosso di un periodo molto atteso, dal momento che la seconda metà di luglio vedrà le Big Tech svelare i dati (attesi e temuti) sulle trimestrali.