Pronti per girovagare per la Firenze del ‘400 e la Roma e Venezia del ‘500?
Arrivato su Switch con un po’ di ritardo rispetto alle versioni per PlayStation 4 e Xbox One (che, salvo sbagli di memoria da parte del sottoscritto, uscirono nel novembre del 2016), Assassin’s Creed The Ezio Collection aggiunge un piccolo ma importante tassello al mosaico storico firmato da Ubisoft e ora finalmente a disposizione dell’utenza Nintendo.
Purtroppo, non tutti i capitoli sono disponibili sulle console della Casa di Kyoto: di fatto la serie si è avvicinata alle ammiraglie nipponiche solo con il Wii U e solo a partire da Assassin’s Creed III, ambientato ai tempi della Guerra di Indipendenza americana. Mancano invece ancora all’appello tutti i titoli usciti dopo lo spin off piratesco Black Flag (disponibile sia su Wii U, sia su Switch con Assassin’s Creed The Rebel Collection, qui la nostra recensione). Dunque, se gli utenti dell’etichetta nipponica desiderano aggiungere alla propria ludoteca Assassin’s Creed: Unity, Assassin’s Creed: Syndicate, Assassin’s Creed: Origins, Assassin’s Creed: Odyssey e l’ultimo Assassin’s Creed: Valhalla (qui la nostra recensione) dovranno armarsi di pazienza e forse attendere pure la prossima console Nintendo. Ma, intanto, da oggi, hanno comunque a disposizione tre capitoli in più… Riscopriamoli assieme.
Cosa ci aspetta in Assassin’s Creed The Ezio Collection
Le radici del nome Ezio risalgono, probabilmente, al latino Aëtius, un adattamento del nome greco antico `Αέτιος (Aétios), riconducibile a ἀετός: Aetòs, aquila. Già questo permette di comprendere la centralità di un personaggio come Ezio Auditore all’interno della saga di Assassin’s Creed. A oggi, è il personaggio su cui Ubisoft s’è spesa maggiormente, dedicandogli ben tre capitoli a cavallo del Quattrocento e del Cinquecento, in modo da cogliere il meglio che l’Italia rinascimentale poteva offrire.
Assassin’s Creed The Ezio Collection non è solo il modo migliore per (ri)scoprire i capitoli più belli della serie, quelli che di fatto ne hanno plasmato il carattere, ma è anche un incredibile viaggio per la Firenze del Quattrocento e la Roma e Venezia del Cinquecento, fino a far ritorno alla mitica e mistica Masyaf di Altaïr Ibn-La’Ahad (anche Altaïr significa aquila), protagonista del primo Assassin’s Creed nonché capostipite dell’Ordine degli Assassini, impegnati da secoli in una strenua lotta contro i Templari.
Se non avete giocato alcun capitolo di Assassin’s Creed The Ezio Collection, procedete con ordine: avrete modo di apprezzare l’evoluzione del personaggio, che parte come un italiano smargiasso e dongiovanni uscito da un gangster movie (sì, ci vedono così…) ma a poco a poco assume la consapevolezza delle proprie abilità e qualità, fino a diventare un assassino abilissimo pronto a sacrificarsi per la propria causa. Giocare in ordine Assassin’s Creed II, Assassin’s Creed Brotherhood e Assassin’s Creed Revelations permette pure di apprezzare le migliorie di gameplay apportate dal team capitolo dopo capitolo. Assassin’s Creed II, giocato oggi, è davvero acerbo e grezzo: non tanto per la grafica, che almeno in versione portatile su Switch non sfigura troppo, quanto per le meccaniche di gioco. Ai combattimenti vengono deputati solo due tasti, uno per la parata e l’altro per la schivata e questo li rende piatti e banali.
Paradossalmente, pure il parkour è da fare con due tasti: ZR per correre e B per arrampicarsi: inutile dire quanto sia scomodo e finisca alla lunga per anchilosarci le mani. Non solo: nei capitoli moderni il personaggio si blocca automaticamente se davanti ha il baratro: in AC II continuerà, imperterrito, verso la morte. Capita dunque spesso, mentre si sfugge da qualche nemico e si salta da una torre a una veranda, di sfracellarsi precipitando in una via o in una piazza perché il palazzo vicino non era abbastanza… vicino.
Mentre si scivola lungo i tetti, i balconi e i campanili di Firenze ci si accorge ben presto che la città stessa fosse, dal punto di vista del level design, più banale della Parigi di Unity, della New York di AC III o della Londra di Syndacate: oggi Ubisoft introduce appigli per i nostri Assassin con naturalezza nel contesto urbano: Firenze, Roma e, in misura minore pure Venezia, abbondano invece di dettagli “posti a scaletta” che a un occhio disilluso rivelano appunto la volontà di porre qua e là strade e stradine secondarie da poter percorrere quando si è alle strette (allo stesso modo, sempre per tornare alla città di Dante, la presenza di una moltitudine di balconi, spesso però non accompagnati da altrettante porte-finestre, li rende poco credibili, meri elementi platform).
Rigiocare oggi il secondo capitolo sorprende in negativo soprattutto perché pare semplicemente uno dei primi GTA ma in cappa e spada: si gira per la città, si raggiungono i punti segnati sulla mappa, si accettano missioni, ma stringi-stringi c’è poco altro da fare. Effettivamente c’è poca carne al fuoco, ma ai tempi rappresentò un salto qualitativo abissale rispetto al primo capitolo, espandendone in ogni direzione le qualità. Abbiate accortezza di ciò, nel giudicarlo. Assassin’s Creed Brotherhood introduce invece molte side-quest gestionali e attività che verranno riprese nei capitoli successivi, a iniziare dalla possibilità di spostarsi in arcione di un cavallo, eventualmente anche per uscire dalle mura di Roma, per non parlare poi della necessità di tessere la propria rete di Assassini da spedire in tutta Europa.
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Tutti i capitoli, ma in particolare i primi due, hanno beneficiato di un restyling grafico piuttosto forte, che ha riguardato soprattutto le texture degli edifici, la complessità poligonale dei personaggi legati alla sinossi e una pulizia grafica per non sfigurare in HD. Non tutto è andato per il meglio: qua e là si vedono infatti texture scialbe e slavate; i nemici, così come gli ignari popolani in giro per i polverosi quartieri, sono per lo più dei cloni.
Anche gli effetti speciali aggiunti paciugano la situazione: in alcuni punti il sole sembra squarciare il cielo con raggi di luce che però si perdono in zone d’ombra innaturali, incredibilmente fitte, creando colpi d’occhio quasi paranormali, mentre per aumentare la sensazione che alcuni quartieri siano sporchi e polverosi sono state aggiunte nuvole di fumo che però, scalando i palazzi, appaiono come tappeti che aleggiano a 4-6 metri dal suolo… Bizzarro, no? Altro aspetto che non ci ha convinto è la granulosità dell’immagine: non vedevamo l’ora di ammirare i tetti di Roma al tramonto beneficiando di una risoluzione maggiore rispetto a quella nativa, invece l’area è perennemente piena di uno strano pulviscolo, come nemmeno Milano nei peggiori giorni di smog. Questo per tacere del pop up quando si raggiunge la cima dei campanili e interi quartieri, per diversi secondi, appaiono come un ammasso di poligoni ‘nudi’.
Insomma, essersi affidati alla cinese Virtuos per sviluppare i remake di questi tre capitoli ha permesso senz’altro a Ubisoft di usare i suoi team principali per altri titoli più impellenti, ma dall’altro non ha reso l’operazione indolore. Al netto dei difetti elencati, comunque, Assassin’s Creed The Ezio Collection è e resta un pacchetto che tutti dovrebbero correre ad acquistare, tanto coloro che mancarono i capitoli originali, quanto chi li giocò, anni fa, in bassa risoluzione. La collection include anche due cortometraggi aggiuntivi: Assassin’s Creed Lineage e Assassin’s Creed Embers. Un’ultima precisazione: potreste dover scaricare a parte (ma ovviamente gratis) il pacchetto audio con il doppiaggio in italiano: pesa un sacco (l’intera Collection sfiora i 30 Giga), ma prendetelo lo stesso. L’alternativa, difatti, è affidarsi è all’inglese e lì si scopre che per Ubisoft i fiorentini del Rinascimento parlavano tutti come Super Mario, alternando esclamazioni italiane a parlato in inglese…