Se ti stai chiedendo se anche tu dall’Italia puoi partecipare alla call che partirà ufficialmente il 20 luglio e terminerà il 15 settembre, la risposta è sì. La call è internazionale, con un focus particolare su Paesi come Spagna, Germania, Italia e Francia.
Un ponte che connette il passato al futuro. L’acceleratore che il marchio di moda Desigual lancia a Barcellona, in collaborazione con Plug&Play, mette in chiaro i suoi obiettivi sin dal nome, “Awesome lab”, con la parola awesome, “meraviglioso” che richiama direttamente al primo slogan dell’azienda nata negli anni Ottanta, “la vida es chula”, ovvero la “vita è meravigliosa”.
A confidarci questo aneddoto è Javier Fernández il responsabile dell’area innovazione tecnologica di Desigual, che abbiamo raggiunto per farci raccontare i dettagli dell’iniziativa e quali sono le startup che il marchio di moda, presente oggi in 107 Paesi nel mondo, sta cercando.
Desigual e l’innovazione che nasce dal confronto
Awesome lab è il primo incubatore lanciato da un’azienda di moda spagnola e rappresenta la tappa di un percorso che ha visto l’azienda avvicinarsi gradualmente al mondo dell’innovazione:
«Due anni fa abbiamo lavorato per rendere l’area dell’azienda focalizzata sulla digital innovation più aperta a contributi esterni. Nel 2019 abbiamo deciso di scommettere su collaborazioni con artisti e stilisti per il disegno delle nostre collezioni. Oltre a questo, ci siamo legati ad attori dell’ecosistema dell’innovazione qui a Barcellona, un contesto molto dinamico grazie alle università e anche al lavoro delle istituzioni. In questo processo, abbiamo scovato sia startup che collaboratori da inserire nella nostra rete e abbiamo lavorato un venture sostenendo soprattutto le startup che erano una una fase più matura. Mancava poi un ultimo pezzo del puzzle e l’incubatore è questo con l’idea di puntare sullo sviluppo di business in una fase early stage», racconta Javier a Startupitalia!
Per realizzarlo, il brand ha scelto di legarsi a Plug and Play, uno dei più importanti incubatori al mondo di startup (ne parliamo qui), focalizzato sull’open innovation: ha investito in aziende come Dropbox e PayPal con la missione di connettere startup con big player mondiali.
Una call che parte il 20 luglio
Se ti stai chiedendo se anche tu dall’Italia puoi partecipare alla call che partirà ufficialmente il 20 luglio e terminerà il 15 settembre, la risposta è sì. La call è internazionale, con una ricerca più focalizzata su Paesi come la Spagna, Germania, Italia e Francia.
Anche se la call priviligerà le startup che offrono soluzioni applicabili all’ambito fashion, Javier ci confida che il progetto è aperto anche ad altre forme di innovazione.
La call presenterà delle sfide alle quali le startup partecipanti dovranno dare una risposta. Le sfide riguarderanno due macro temi: il primo è legato a tecnologie che favoriscono la progettazione e lo sviluppo dei prodotti, dall’altra idee che semplificano l’esperienza dell’utente con i brand, quella che è chiamata tecnicamente “customer journey”:
Il programma ambisce a selezionare un numero di 150 progetti, ma in questa prima fase saranno tra i cinque e sette le startup selezionate nel percorso che inizierà a settembre e avrà una durata complessiva di nove mesi.
La giuria che valuterà i progetti sarà composta da membri del Comitato di Innovazione di Desigual, da nomi di riferimento del settore, da esperti di Plug and Play e dallo stesso fondatore della firma di moda, Thomas Meyer.
«Il primo benefit che offriamo è uno spazio che non è solo a pochi metri dal mare, ma anche in mezzo agli attori dell’innovazione più importanti qui a Barcellona, tra università e altri stakeholder. Offriamo supporto da tutor interni ed esterni, imprenditori di successo. Mettiamo a disposizione delle startup finanziamenti, contatti, una rete di fornitori e servizi logistici e la possibilità di provare le idee all’interno delle nostre aziende e punti vendita».
Le tecnologie che domineranno nella moda del futuro
Javier ci racconta alcune delle collaborazioni con startup che Desigual ha già posto in essere in questi anni. Una di queste ha l’Italia nel DNA: si chiama Viume ed è una startup con sede a Barcellona ma con founder italiani, guidata da Silvia Bardani, che ha ideato un software che mediante l’intelligenza artificiale personalizza l’esperienza di acquisto sugli ecommerce, offrendo all’utente una selezione dei prodotti che più si avvicinano alla sua personalità.
Viume non è l’unica tecnologia su cui il brand sta puntando per il fashion del futuro:
«Siamo molto attenti all’evoluzione di tecnologie come la blockchain, l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, i chatbot e più in generale gli assistenti conversazionali. E ancora puntiamo molto sul phygital, ovvero su quelle tecnologie che creano un ponte tra mondo fisico e digitale. Ciò detto, la tecnologia sfugge anche agli osservatori più attenti e sappiamo che ci sono casi studio e progetti che non conosciamo e l’incubatore vuole essere proprio il canale per attirarli», conclude Javier.