Intervista a Gianandrea Ferrajoli, CEO MECAR, membro delle Task Force Energy & Resource Efficiency e Digital Transformation del B20 Italy
Nel pieno della pandemia c’è un settore che non si è mai fermato: quello della logistica. I camion e i furgoni dei corrieri hanno continuato a percorrere in lungo e in largo la penisola, sospinti anche dal boom dell’ecommerce. Ma come sta messo il comparto? Quanto inquina e cosa si sta facendo per svecchiarlo? Lo abbiamo chiesto a Gianandrea Ferrajoli che, oltre a essere ceo di MECAR, è anche presidente di Federauto Trucks e membro delle Task Force Energy & Resource Efficiency e Digital Transformation del B20 Italy.
L’intervista a Ferrajoli
StartupItalia: Che ruolo può avere l’open innovation nel settore della logistica?
Gianandrea Ferrajoli: Il settore della logistica è rimasto statico per quasi un secolo, perché considerato una commodity pura. Negli ultimi anni, invece, è diventato sempre più parte integrante della supply chain delle aziende, acquisendo la stessa rilevanza del sourcing delle materie prime, del processo produttivo e del controllo qualità. La tecnologia non ha mai avuto un ruolo preponderante fino a questa recente svolta.
SI: Quali sono le nuove sfide che il comparto può affrontare attraverso l’innovazione?
GM: Oggi machine learning, autonomous driving e intelligenza artificiale nelle sue più varie declinazioni sono pilastri fondamentali per la movimentazione di uomini, mezzi e merci. Si può dire che l’AI trovi la sua applicazione massima proprio nella logistica. Pertanto l’open innovation è entrata in modo preponderante nel settore, influendo radicalmente sul ciclo di vita dei mezzi, su soluzioni strategiche come la catena del freddo e sulla guida autonoma. Il ruolo dell’open innovation è dunque quello di rimettere ordine nel settore ottimizzando, efficientando e decongestionando porti e strade, puntando alla decarbonizzazione e alla sicurezza delle nostre strade.
SI: La tutela dell’ambiente è un tema prioritario nelle agende dei governi. Come può diventare un obiettivo nel settore che rappresenta?
La decarbonizzazione deve essere l’obiettivo primario del settore, dal momento che i trasporti sono responsabili di un quarto dello smog che respiriamo in Italia e che la movimentazione delle merci contribuisce per il 25% del totale. Spostiamo tanto, lasciando un’impronta profonda.
SI: Ferrajoli, quali risorse abbiamo per invertire la rotta?
GM: È utile agire in due direzioni: avviando la transizione energetica verso modelli a emissioni ridotte (LNG, diesel di nuova generazione) e a emissioni zero (EV, bio LNG, idrogeno) e eliminando dal parco circolante i modelli a partire da Euro 0 fino a Euro 4. Giusto per dare un’idea, un veicolo Euro 3, la categoria che rappresenta ancora più di un terzo dei veicoli presenti sulle nostre strade, inquina quanto 100 veicoli Euro 6. Si capisce che è determinante intervenire sul rinnovamento delle flotte.
SI: Qual è la situazione del parco auto e camion italiano? È particolarmente vecchio e inquinante?
GF: La situazione che presenta l’Italia, con un parco datato 14 anni, è ormai unica nella Comunità Europea. Abbiamo solo il 16% di veicoli Euro 6 e un altrettanto 16% di veicoli Euro 0, Euro 1, Euro 2. Tutto il resto dei truck circolanti, appartenente alle categore Euro 3, Euro 4 ed Euro 5, nella maggior parte dei casi presenta un’anzianità che va oltre i 10 anni.
SI: Lei è il presidente della Commissione Ricerca Sviluppo Startup di ALIS, che ruolo ha l’intermodalità sostenibile nello sviluppo del Paese?
GF: ALIS ha sempre avuto una visione dirompente, a livello di business e come portavoce delle istanze del settore. La sua grande forza è la costruzione di un cluster, un ecosistema di aziende guidato dalla visione del Presidente, fortemente innovativa. In merito alla logistica, l’Italia ha sempre avuto una politica per cui la gomma, il ferro e il mare operavano disgiunti, quasi in competizione tra loro.
SI: Quindi IoT e 5G possono servire da raccordo?
GF: Esatto. Ora stiamo sperimentando un cambio di passo importante agendo in sinergia grazie alla rivalutazione del traffico intermodale. E in questa partita la trasformazione digitale ha un ruolo cruciale fungendo da abilitatore dal momento che l’IoT consente a i vari segmenti di dialogare e operare in sincronia.
SI: Ferrajoli, lei siede in due task force per il B20, Energy & Resource Efficiency e Digital Transformation, c’è un dialogo possibile tra questi due temi? Come si relazionano tra loro nel business?
Il dialogo tra questi temi è fondamentale. La transizione ecologica è certamente la più grande sfida del decennio. A livello globale, i decisori hanno la responsabilità non solo di concretizzarla ma anche di far sì che questo avvenga in modo socialmente sostenibile. E la transizione digitale è l’abilitatore che può metterla in moto accelerandone i tempi di attuazione, a beneficio dell’umanità. Si tratta, insomma, di due sfide sinergiche che non possono prescindere l’una dall’altra. La posta in gioco è alta pertanto la loro realizzazione deve avvenire senza perdere di vista la centralità delle persone, in modo socialmente compatibile.