Nei dodici mesi appena trascorsi l’ammontare investito totale è stato pari a 597 milioni di euro
È stato un 2019 d’oro per il Venture Capital italiano. È quanto emerge dalla 12esima edizione del Rapporto di ricerca Venture Capital Monitor redatto da Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, venture Capital e Private Debt) in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center e Morace&Co Studio Legale.
Nel 2019 investiti circa 600 milioni di euro
Il 2019 si è chiuso con 148 operazioni (initial e follow on). Nel 2018 erano stati 102. Se si guarda ai nuovi investimenti, solo initial, questi sono stati 121 rispetto ai 78 del 2018 (+55%). Nel 2019 l’ammontare investito totale è stato pari a 597 milioni di euro, rispetto ai 521 milioni dell’anno precedente. Stabili i follow on, che sono passati dai 24 del 2018 ai 27 dello scorso anno, con un incremento dell’ammontare investito che passa da 98 a 161 milioni di euro, +64%.
E i busness angel?
Oltre a questi risultati, lato business angel, (dati Iban, associazione italiana business angels) gli investimenti realizzati nel 2019 ammontano a 53 milioni di euro su 88 deal, in crescita rispetto ai circa 40 milioni dell’anno precedente. L’ammontare complessivo della filiera early stage è pari a quasi 650 milioni di euro (dato VeM più dato Iban), distribuiti su 236 round di investimento.
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“Nel 2019 si vedono risultati positivi nel mondo del venture capital grazie anche all’azione delle attività svolte dal Fondo Italiano d’Investimento” ha affermato il presidente di AIFI, Innocenzo Cipolletta, “Sono sicuro che con le attività che a breve avvierà Cdp Venture Capital sgr, ci sarà ulteriore impulso allo sviluppo di un ecosistema di venture capital e a favore delle nuove iniziative legate all’innovazione”.
Il numero degli investitori attivi (coloro che hanno condotto almeno un’operazione durante l’anno) si attesta a 130 a cui si aggiunge la categoria dei business angels, in crescita del 17% rispetto all’anno precedente; il numero degli investimenti è stato pari a 211 rispetto ai 168 del 2018; in merito alla provenienza degli investitori, il numero dei deal realizzato da operatori stranieri, pari al 35%, risulta in aumento rispetto allo scorso anno (era il 30% nel 2018).
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“Il 2019 vede anche una ulteriore crescita dei follow on, segnale di come l’attività del fondo di venture capital non si limiti ad un semplice investimento iniziale, ma costituisca un vero e proprio avvio di un percorso che vede l’affiancamento dell’operatore al progetto”, ha detto Anna Gervasoni, che presiede il Comitato Scientifico del Venture Capital Monitor – VeMTM. “Per effettuare il salto dimensionale decisivo bisogna attivare anche fondi cosiddetti scaleup e interagire in modo più attivo col modo Corporate”.
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“Il VeM è una bussola essenziale per affrontare una grande sfida per l’Italia e per ognuno di noi”, ha spiegato Maurizio Montagnese, presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center. “Siamo la seconda manifattura d’Europa e, per restare tali, abbiamo il dovere di recuperare il ritardo strutturale dell’Italia nel suo grado di innovazione; per colmare questo gap ci servono competenze e risorse economiche. In termini di competenze, sentiamo la responsabilità di raggiungere un livello di quote di mercato pari al 50% per quanto riguarda le PMI innovative e un livello pari al 24% per le startup. Se invece prendiamo in considerazione le risorse economiche, è necessario promuovere nuove iniziative o stimolare quelle già in essere così come la nostra scelta di trasformare NEVA Finventures in SGR, portando la disponibilità di risorse da 100 a 250 milioni di euro. Il Gruppo Intesa Sanpaolo è impegnato in questa sfida, i nostri compagni di viaggio sono i migliori. Il successo è un dovere”.
Cosa è accaduto in Italia
Per quanto riguarda la tipologia delle operazioni, il 51% (62 società) risulta essere relativo ad investimenti di startup capital, mentre il 35% (42 deal) ad interventi di seed capital, in crescita rispetto al 28% (22 deal) del 2018. I dati legati alle operazioni di later stage venture capital sono in linea con quelli dell’anno precedente (14% dei deal). Quest’anno è stato inserito, nella deal origination, anche il Poc Challenge (proof of concept) che ha registrato un 6% delle attività totali; le iniziative imprenditoriali di matrice privatistica rimangono protagoniste anche se in lieve calo, passando dall’87% del 2018 al 77% del 2019, mentre si riaffacciano gli spin-off universitari che crescono dal 12% al 14%. I corporate spinoff ricoprono, oggi, un ruolo ancora marginale.
Distribuzione per geografia e settore
Come per gli anni passati, la Lombardia è la Regione in cui si concentra il maggior numero di operazioni, 45, coprendo il 37% del mercato (erano 36 nel 2018). Seguono Piemonte con 15 deal, il 12% (3 deal nel 2018), Emilia-Romagna, 11 operazioni, 9% (2 deal nel 2018).
Dal punto di vista settoriale, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital, rappresentando una quota del 44% (era il 37% nel 2018), in linea con gli anni passati; in questa categoria, si segnala la diffusione di applicazioni web e mobile riconducibili ad app innovative. In aumento il comparto dei servizi finanziari, grazie al notevole impulso del Fintech, con il 15%, a seguire Healthcare, 12% e Biotecnologie, 6%