Tempo di maturità per migliaia di studenti. Manca pochissimo all’inizio della prima prova scritta, quella di italiano, prevista per il 19 giugno. A StartupItalia interviene il professore Luca Serianni, a capo della task force del Miur preposta per la modifica della maturità.
Tempo di maturità per migliaia di studenti. Manca pochissimo all’inizio della prima prova scritta, quella di italiano, prevista per il 19 giugno. La maturità, quest’anno, è interamente rivista in ottemperanza a quanto previsto dal decreto legislativo n.62/2017.
Ad oggi (gli scrutini si concluderanno nei prossimi giorni) sono 520.263 i candidati iscritti alla Maturità, di cui 502.607 interni e 17.656 esterni. Si tratta di un dato in linea rispetto agli altri anni. Per essere ammessi all’esame bisognerà aver ottenuto la sufficienza (6/10) in tutte le materie, condotta compresa. Chi avrà un voto inferiore al sei in una disciplina potrà essere ammesso se il consiglio di classe darà la sua approvazione con un’adeguata motivazione.
La terza prova è stata eliminata, dunque, si passerà subito all’orale dopo la pubblicazione del voto degli scritti. Per le prove orali non c’è una data di inizio nazionale, ma viene decisa da scuola a scuola in completa autonomia.
Non solo mancate le polemiche sull’attuazione della nuova maturità con studenti e docenti critici sui cambiamenti effettuati ad anno in corso.
I consigli di Luca Serianni
A StartupItalia interviene Luca Serianni, linguista, docente dell’Università La Sapienza di Roma, a capo della task force del Miur preposta per la modifica della maturità.
Professor Serianni, lei è stato a capo della task force che ha elaborato il nuovo modello per la prima prova. La maturità aveva bisogno di “un aggiornamento” per stare al passo con i tempi?
A distanza di vari anni dalla riforma Berlinguer, che pure ha avuto precisi meriti nel ripensamento degli esami di Stato, occorreva intervenire almeno in due direzioni. Da un lato, insistere sul carattere argomentativo di tutte le prove, compresa la Tipologia C, quella che eredita il vecchio “tema” di carattere generale. L’importante è che lo studente, giunto al termine del proprio percorso di studi, sia in grado di impostare un discorso ben strutturato, lo faccia in buon italiano e con sufficiente dominio delle risorse lessicali. Dall’altro lato, verificare che, accanto alla produzione del testo, si accerti la capacità ricettiva: che cosa si capisce di un testo-stimolo? Questo vale soprattutto per la Tipologia B: si può richiedere un riassunto di parte del testo proposto, per accertare che se ne siano compresi, non solo il contenuto nel suo insieme, ma anche gli snodi argomentativi. Un altro intervento ha riguardato la Tipologia A, l’analisi del testo letterario: ora si dice chiaramente che la scelta può vertere sull’intero cinquantennio postunitario (si supera dunque la tendenza a concentrarsi sul Novecento, in un circuito di nomi inevitabilmente ricorrenti: Montale, Ungaretti…) e si offre una duplice scelta, che permetterà alla commissione ministeriale di proporre testi diversi, per tipologia (poesia o prosa) e per epoca.
Perché è stato eliminato il saggio breve? Tante polemiche anche su una presunta eliminazione del tema storico. Come è stata recuperata la storia?
Il saggio breve non è stato eliminato: come si accennava, l’idea dell’argomentazione è ora diventata centrale per tutte le prove. Nel corso degli anni, con la moltiplicazione dei “documenti” di appoggio, la prova aveva paradossalmente tradito la sua originaria funzione: non era più in gioco la maturità critica dello studente, che tendeva a mettere insieme un inerte centone delle citazioni proposte. L’ambito storico resta uno degli ambiti al quale collegare, per tutte le tipologie, le tracce proposte; e, aggiungo, resterà l’ambito principale al quale attingere, per la natura culturalmente trasversale della storia, che innerva un po’ tutte le altre discipline umanistiche.
Tanti docenti e studenti si sono lamentati delle modifiche effettuate ad anno in corso. Le simulazioni possono bastare per rassicurarli?
Le preoccupazioni di studenti e docenti sono comprensibili, ma credo che possano essere tranquillamente fugate. Le simulazioni trasmesse dal Ministero mi sono parse affrontabili senza difficoltà dall’intera platea degli studenti, dai licei ai professionali. In tutte le prove si insiste sulla necessità che lo studente metta in gioco “le conoscenze e i riferimenti culturali” raggiunti nel corso dell’intero ciclo scolastico (e tratti dalle esperienze di studio, ma anche quando è il caso da letture e interessi personali, per esempio anche musica o fumetti) ed esprima “giudizi critici e valutazioni personali”.
La percentuale di promossi alla maturità è altissima. Per alcuni, però, è ormai un esame obsoleto. Plausibile che in un futuro non troppo lontano possa essere abolita?
Indubbiamente, l’elevata percentuale di promossi porta a dubitare dell’effettiva funzionalità della prova. Per abolire la maturità occorrerebbe modificare la Costituzione, che prevede un esame di Stato conclusivo nell’art. 33, al quinto comma, e abbiamo visto da vicende politiche recenti quanto sia difficile trovare un’adeguata maggioranza parlamentare in questo senso e quanto sia problematico arrivare a modifiche costituzionali per via referendaria.