“Nel segno della continuità e senza colore politico: Team digitale prosegue il lavoro sotto la guida del mio successore e nuovo Commissario Straordinario nominato da Palazzo Chigi. Luca Attias viene dalla PA e l’ho fortemente apprezzato in questi 2 anni” Questo il primo tweet di Diego Piacentini dopo la nomina
Luca Attias è il nuovo Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il manager lascia l’incarico di Direttore Generale Sistemi Informativi Automatizzati della Corte dei Conti e da oggi prende la guida del Team per la Trasformazione Digitale, raccogliendo il testimone lasciato da Diego Piacentini.
“La scelta di Luca Attias a Commissario Straordinario dimostra che l’attuale governo è interessato a proseguire nella strada tracciata di trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione – ha commentato Diego Piacentini – Sono soddisfatto che il Governo abbia scelto di incaricare una persona che ha dimostrato di avere forti competenze manageriali e tecnologiche e con cui in questi due anni il Team ha lavorato in sintonia”.
Nel segno della continuità e senza colore politico: @teamdigitaleIT prosegue il lavoro sotto la guida del mio successore e nuovo Commissario Straordinario nominato da @Palazzo_Chigi. Luca #Attias viene dalla PA e l’ho fortemente apprezzato in questi 2 annihttps://t.co/cYZB49YcG5
— Diego Piacentini (@diegopia) October 31, 2018
I commenti
Paolo Barberis, co-fondatore di Nana Bianca e Consigliere per l’Innovazione del Presidente del Consiglio dei Ministri nella passata legislatura ha commentato con StartupItalia!: “Ho lavorato al progetto di un nuovo ecosistema digitale per l’Italia dal settembre 2014. Non posso che essere contento per la nomina di Luca che rispecchia una logica di continuità. Tifo molto per il Team Digitale e faccio i complimenti a Diego per lo straordinario progetto di questi anni, è stato un onore lavorare con lui per il paese. Voglio anche augurare a Luca di portare avanti il suo lavoro con la stessa coerenza e passione, sapendo che il Team ha una potenzialità altissima in grado di cambiare realmente il nuovo sistema operativo dell’Italia Digitale”.
Angelo Coletta, presidente di Italia Startup, ha detto: “Nel porgere i miei migliori auguri al nuovo Presidente, auspico che nell’attuazione dell’agenda digitale ci possa essere spazio significativo per l’innovazione portata dalle startup italiane. Come Associazione siamo disponibili a dare un supporto in tal senso”. Della stessa idea il suo vice, Giovanni De Lisi: “La digitalizzazione del paese è una priorità per poter competere con i con i più avanzati mercati internazionali, e spianare così la strada per un futuro più efficiente. La crescita economica non può prescindere dall’innovazione e c’è ancora tanto da fare: la scelta di Luca Attias è sicuramente azzeccata per garantire la giusta continuità e valorizzazione del lavoro magistrale già avviato da Diego Piacentini”.
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Luca Attias, il profilo
Attias ha 53 anni ed è un ingegnere elettronico. Sarà commissario straordinario fino al 15 settembre del 2019. Dopo essersi laureato in Ingegneria Elettronica alla “La Sapienza” e aver conseguito il master in Ingegneria dell’Impresa all’Università di Tor Vergata, Attias ha lavorato presso la Datamat SpA dove, nell’ambito di commesse legate soprattutto a sistemi real time nel settore avionico e satellitare, ha partecipato per diversi anni a gruppi di lavoro internazionali. Nel 1999 inizia il suo percorso presso la Corte dei Conti dove ricopriva il ruolo di Dirigente Generale della Direzione Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati.
Sul sito del team digitale si descrive in questo modo:
“Sono romano, trasteverino per la precisione, e proprio nella capitale affondano il 50% delle mie radici, il resto è itinerante tra Valencia, Livorno e Tunisi. Da piccolo me la cavavo discretamente in diversi sport e sognavo di diventare come il mio idolo, Pietro Mennea. E in un certo senso ci sono riuscito, la velocità e il lavoro intenso mi hanno sempre accompagnato. Mi sono laureato in ingegneria elettronica troppi anni fa a La Sapienza e poi l’IT è diventata la mia professione a partire da una sfidante esperienza tecnologica internazionale nel settore privato. Si è trattato di una avventura straordinaria dal punto di vista professionale ed è lì che il mio sangue analogico si è trasformato in digitale. Proprio lì, dal confronto con altre realtà internazionali, ho anche maturato la convinzione che nel nostro Paese persino nel privato ci fosse un serio problema di managerialità e di meritocrazia.
La crisi del settore e l’esigenza di sentirmi utile mi hanno condotto a provare un’esperienza pubblica, inframezzata da un master in ingegneria dell’impresa presso l’Università di Tor Vergata, quasi totalmente trascorsa presso la Corte dei Conti, dove, prima di unirmi al Team, operavo come Dirigente Generale della Direzione Generale dei sistemi informativi automatizzati e che mi ha permesso di raggiungere insieme ai miei colleghi e ai miei capi obiettivi preventivamente impensabili dal punto di vista progettuale, organizzativo, comunicativo, manageriale ed etico. Attualmente sono in aspettativa dalla Corte dei Conti.
Mi sono impegnato in tutti i modi possibili per l’introduzione e lo sviluppo a tutti i livelli di una “cultura della società dell’informazione”. Da anni mi spendo per aumentare la consapevolezza del nostro Paese sulla managerialità, la meritocrazia, la gestione delle risorse umane, la lotta alla corruzione e i rapporti di questi temi con l’IT, non riuscendo ad accettare perché nello sport e nell’arte (intesa nel senso più ampio possibile) hanno generalmente successo i migliori e nella PA ciò avviene molto raramente. Alcune mie frasi come “oggi come oggi la civiltà di un Paese si misura anche dal grado di digitalizzazione raggiunta”, locuzioni come “emergenza digitale” e “contaminazione digitale”, la misura della correlazione tra corruzione e mancata digitalizzazione, la teoria del filosofo digitale, gli spettacoli teatrali etico-managerial-digitali, la richiesta ufficiale a Stoccolma di un premio Nobel per l’IT, la formazione fatta un po’ ovunque a diverse migliaia di persone, sono solo alcuni dei miei tentativi di far diventare il tema del digitale stabilmente prioritario nell’agenda politica, pubblica e mediatica italiana.
Sono un maniaco della filosofia ad oggetti e del concetto di astrazione, la cui metabolizzazione, ritengo, di fatto, il primo requisito culturale di un manager del digitale. Esisteva solo una possibilità perchè io decidessi di lasciare il mio amato team di lavoro presso la Corte dei Conti e Diego Piacentini lo sapeva bene. Paola, la mia compagna e principale vittima di tutto ciò è di Firenze e lì sono nati Lorenzo e Andrea da cui sono “dipendente” come Robin Williams in Mrs. Doubtfire. Mentre io faccio il “filosofo digitale” tutti e tre mi umiliano dimostrando quotidianamente che in famiglia se c’è una vittima del digital divide, quello sono proprio io”.
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L’eredità di Diego Piacentini
L’obiettivo che si era posto Piacentini lasciando Amazon e accettando l’incarico di Commissario era importante e ambizioso: restituire al suo Paese una visione di lungo periodo attraverso un rinnovamento e un ammodernamento della Pubblica Amministrazione, importare in un apparato burocratico come quello dello Stato Italiano le buone pratiche che oggi rendono le multinazionali capaci di reagire rapidamente alle richieste del mercato. Rendere più efficiente ed efficace la macchina dello Stato, attuare realmente l’Agenda Digitale, costituirebbe un vantaggio per la collettività intera.
Molto è stato fatto in questi anni (ne abbiamo parlato qui) ancora tanto rimane da fare, per questo è sicuramente un bel segnale che anche questo governo abbia deciso per la nomina di un nuovo Commissario per l’attuazione dell’Agenda Digitale dopo che Piacentini aveva lasciato l’incarico il mese scorso.
Diego Piacentini è stato ospite di #SIOS17, ecco quello che ci aveva detto in quell’occasione: