Durante l’evento di ieri alla Camera dei deputati Luca Carabetta, Vice Presidente della Commissione Attività produttive ha confermato l’impegno del Governo per il settore. E ha svelato qualche dettaglio sul futuro.
Cosa può fare la politica per le startup? Di questo si è parlato durante il convegno a tema startup andato in scena alla Camera dei deputati e organizzato dal Vice Presidente della Commissione Attività Produttive di Montecitorio, Luca Carabetta.
Per analizzare il futuro dell’ecosistema startup italiano si è partiti dal quello che potremo definire il km zero, il primo e unico provvedimento che ha provato a favorire la nascita di imprese innovative nel nostro Paese, attraverso una serie di strumenti come la modalità di costituzione online gratuita, incentivi fiscali per gli investimenti in equity e la possibilità di raccogliere capitale tramite campagne di equity crowdfunding.
Parliamo dello Startup Act, entrato in vigore nel 2012. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) infatti, in collaborazione con la Banca d’Italia, ha presentato uno studio indipendente sull’impatto dello Startup Act italiano, a cinque anni dalla sua introduzione.
Lo scenario attuale
Secondo lo studio dell’Ocse, la policy ha avuto un impatto positivo, consentendo alle imprese beneficiarie di aumentare il fatturato, il valore aggiunto e gli asset di circa il 10-15% rispetto alle startup simili che non ne hanno beneficiato o lo hanno fatto solo successivamente.
Le imprese iscritte poi hanno una maggiore probabilità di ottenere prestiti dalle banche a un tasso d’interesse più basso, con un netto aumento del loro tasso d’investimento. E inoltre, hanno più del doppio delle possibilità di ottenere un finanziamento di VC nei primi tre anni di vita rispetto alle imprese non iscritte come startup innovative.
Qui però finiscono le buone notizie. Perché il problema vero è che quasi nessuno in Italia investe in startup. A livello aggregato infatti, l’importo totale degli investimenti in capitale di rischio in Italia non fanno registrare un aumento significativo dopo l’introduzione dello Startup Act.
In Italia c’è una bassissima propensione al rischio e le nostre startup difficilmente arrivano alla fase di scale up. Come? Avete detto unicorni? No, di quelli nemmeno l’ombra.
Chiaro, non si possono fare rivoluzioni, ma sicuramente bisogna fare di più: e qui entra in gioco di nuovo la politica. Il governo infatti, vuole intervenire con riforme strutturali a carattere “orizzontale”, per garantire un contesto economico generale favorevole all’imprenditorialità. Vediamo come.
Il futuro delle startup italiane
“L’ecosistema startup avrà un’importanza strategica per lo sviluppo del Paese”, ha spiegato lo stesso Carabetta alla platea composta da investitori, manager, startupper e figure istituzionali. Ecco perché “la prossima policy dovrà incentrarsi su un azione nei confronti dei capitali di rischio. In questo senso, sarà fondamentale non solo l’intervento normativo ma la volontà politica del governo”.
L’intento è chiaro. Sarà necessario spingere gli investimenti in venture capital. E lo Stato, in questo, dovrà fare la sua parte, fornendo supporto economico per lo sviluppo e la crescita delle imprese e incentivando i privati ad investire in startup innovative.
Ovviamente, saranno necessari ulteriori interventi pubblici sia “a monte”, durante la fase di investimento in VC, che “ a valle”, allo scopo di stimolare la domanda interna dei beni e servizi innovativi prodotti dalle startup e rendere quest’ultime più attraenti per gli imprenditori.
Come? In primis, “attraverso una piattaforma pubblica per gli investimenti in startup – continua il Vice Presidente della Commissione Attività produttive – Entro fine anno lo strumento sarà avviato e lo disegneremo assieme a tutti gli attori del settore. Raccoglieremo le istanze di tutti per costruire una policy utile e condivisa. Proprio per questo, nel frattempo, ci sarà un’indagine conoscitiva in Parlamento”.
Del resto, il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio aveva già anticipato alcuni dei temi in ballo nei giorni scorsi, parlando del probabile coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti o della possibilità di stanziare una quota del Pir per finanziare il settore. Tutte idee valide, che saranno discusse, da oggi in avanti, insieme con gli stakeholders. “Saranno mesi importanti – ha concluso Carabetta – nei quali cambieranno molte cose per l’ecosistema startup italiano”.