Dallo sperduto villaggio di Lund alla conquista della leadership della messaggistica aziendale. E in mezzo un’educazione da “figlio dei fiori”, tanta filosofia e un’ossessione per i videogiochi. Ecco la storia del ceo di Slack
Da Lund, British Columbia, a Slack. Da una casa di legno senza acqua corrente all’app di business cresciuta più velocemente nella storia di internet. La storia di Stewart Butterfield non è certo quella del classico ricco rampollo di famiglia ma nemmeno quella del super ceo giovane e in felpa. Stewart non è solo uno degli uomini simboli dell’innovazione ma è anche uno degli ultimi figli dei fiori ancora in circolazione. E non per modo di dire.
L’infanzia senza acqua corrente
Prima di Slack, ma anche prima di Flickr e l’ossessione per i videogiochi, Stewart passa i primi tre anni in una casa di legno senza acqua corrente a Lund, sperduto villaggio della British Columbia (Canada), a nord di Vancouver. Tanto per capirci, al censimento del 2006 Lund contava la bellezza di 243 abitanti. Non proprio una metropoli. Siamo all’inizio degli anni Settanta. Il padre è un disertore dell’esercito americano, la giovanissima madre è invece descritta come una “sognatrice”. Il nonno era invece arrivato in Canada dalla Polonia tra le due guerre mondiali.
L’educazione da “figlio dei fiori”
Da questo incrocio ne viene fuori un’educazione da “figlio dei fiori” per il piccolo Stewart che, a dirla proprio tutta, all’epoca non si chiama nemmeno Stewart. Il suo nome di battesimo è infatti Dharma Jeremy. Nome che evidentemente non doveva entusiasmare il futuro ceo di Slack tanto da portarlo a cambiarlo ancora molto giovane. Dopo i primi anni da hippie in mezzo a legno e natura, Stewart inizia a conoscere la civiltà moderna con il trasferimento nella città di Victoria.
Gli studi in filosofia
Qui si innamora ben presto di informatica e computer. Ma a differenza di tanti altri celebri startupper non lascia gli studi per fiondarsi nei garage. Si laurea in filosofia all’università di Victoria nel 1996, a 23 anni, per poi concludere una specializzazione in filosofia della biologia due anni più tardi a Cambridge. Il pensiero è il chiodo fisso di Stewart, che inizia un dottorato di ricerca su Spinoza.
Il lancio di Gradfinder.com
La brillante carriera di ricerca di Butterfield si conclude però qui, per lasciare posto a quella di startupper. Nel 2000, mentre tra l’altro lavora anche come web designer, crea insieme a un amico Gradfinder.com, che fornisce uno strumento di comunicazione online per gli studenti laureandi. Una sorta di antesignano, molto rudimentale, di Facebook. Il progetto però non dispiace, tanto che Stewart riesce a guadagnarci una cifra che gli consente di mettersi in proprio.
Ludicorp e il successo di Flickr
Nell’estate del 2002 dà vita a Ludicorp con Caterina Fake (che un anno prima è diventata sua moglie) e l’amico Jason Classon. I tre sviluppano un videogame online multiplayer chiamato “Game Neverending”. Sì, perché Stewart ha una profonda passione, quasi un’ossessione, per i videogiochi. Una passione messa temporaneamente da parte con il lancio di Flickr, la vera svolta della carriera di Butterfield. La piattaforma di condivisione di immagini diventa molto presto popolare in tutto il mondo. Il tutto, stando al racconto di Butterfield, nasce da un’intossicazione alimentare. Proprio così: Stewart si trovava a New York per un viaggio di lavoro quando inizia a sentirsi male e passa una notte insonne a causa del cibo che aveva mangiato. Raccontano le cronache che l’idea di Flickr nasce dal desiderio di Stewart di condividere in qualche modo con gli amici lo stato in cui si era venuto a trovare.
La “prigione” Yahoo!
Nel 2005 Flickr viene comprato da Yahoo! Per una cifra vicina ai 22 milioni di dollari. Stewart e la moglie si trasferiscono a Sunnyvale ma il matrimonio con il celebre portale non funziona granché. Anzi. Butterfield vive la situazione come una prigione, dorata ma pur sempre una prigione. Nel 2008 riesce a evadere con una celebre lettera di dimissioni nella quale si immagina addirittura di essere entrato in azienda nel 1921.
L’ossessione per i videogiochi
Insomma, la permanenza negli uffici Yahoo! non deve essere piaciuta poi così tanto al buon Stewart che, nel 2009, ci riprova con una nuova compagnia. Si tratta di Tiny Speck e siamo di nuovo tornati ai videogiochi, probabilmente anche per compensare la tristezza del matrimonio finito con Caterine, la quale gli aveva dato nel frattempo una figlia nel 2007. Butterfield sviluppa il videogioco multiplayer Glitch, ma ancora una volta è costretto ad abortire il progetto ludico a causa della mancanza di investimenti esterni. E così, il 9 dicembre 2012, Glitch chiude.
L’idea di Slack
Tutto finito? Manco per sogno. È proprio in questo frangente che Butterfield trova un’altra idea vincente. “Il mio team era sparso tra Vancouver, New York e San Francisco ed ero perennemente sommerso di email, messaggi e condivisioni di file”, ha raccontato Butterfield. Da lì arriva l’ispirazione per Slack. L’app di messaggistica business, lanciata nell’estate del 2013, ha il suo punto di forza nella possibilità di organizzare la comunicazione di un team di lavoro attraverso canali specifici accessibili a tutta la squadra o solo ad alcuni membri. Sono possibili anche chat individuali o di gruppi specifici e il tutto è integrato con diverse applicazioni come Google Drive, Google Calendar, GitHub e altre. I social bot, nel frattempo, possono effettuare pagamenti per conto degli utenti.
Tasso di crescita da record
Il lancio pubblico avviene nel febbraio nel 2014 ed è subito un successo enorme. Nel corso della prima settimana Slack registra infatti circa 120 mila utenti giornalieri. Entro la fine del primo anno di vita l’app raggiunge il valore di 1,2 miliardi di dollari e diventa subito la startup con il tasso di crescita più rapido di sempre. A febbraio 2015 Slack raggiunge 500 mila utenti e 60 mila team attivi al giorno mentre oggi, 2017, siamo alla cifra di 1 milione e 250 mila utenti attivi ogni giorno mentre i ricavi annuali si attestano intorno ai 35 milioni di dollari.
Quotazione in Borsa?
C’è chi parla di una quotazione in Borsa, ma Butterfield per ora ha sempre frenato dicendo che dovranno passare ancora molti anni. Ciò che è certo è che a luglio la valutazione è schizzata a 5 miliardi di dollari e si rincorrono voci sul serio interesse di Amazon. Nel frattempo Slack continua a crescere e mira alla leadership in campo aziendale. E quello che Stewart non frena sono certamente le opinioni personali espresse nel suo loquace (anche in campo politico) profilo Twitter @stewart.