Al Web Summit la vittoria del tycoon ha colto tutti di sorpresa. Tra paura e indifferenza, la parola d’ordine è: continuare a lavorare. Intanto Mayers (Currency Fair) rivela maxi fuga di capitali dagli Usa: «La gente ha paura di tenere i propri soldi in dollari»
LISBONA – A dirla tutta, la notte precedente all’elezione di Trump nessun rappresentante della tech community mondiale che si è riunita qui a Lisbona credeva che alla fine il miliardario americano avrebbe vinto. Nei pub, in giro per le strade, in quel giro che scandisce le notti del Web Summit chiamato Pub Crawl, la domanda non era tanto «Vincerà Hillary o Donald?» ma: «Quanto manca all’elezione di Hillary?». Chiaro quindi che per il popolo del Web Summit non è stato un risveglio facile. La vittoria di Donald Trump in Florida, Ohio, North Carolina, Michigan (gli stati decisivi) ha colto tutti nel sonno.
Quel che resta il giorno dopo è paura. Per alcuni indifferenza. Per altri voglia di andare avanti, nonostante tutto. Il terzo giorno del Web Summit è stato quello segnato dalla vittoria di Trump. Tutto il resto è passato in secondo piano. Imprenditori, attori, venture capitalist hanno risposto alle domande dei giornalisti che inevitabilmente hanno chiesto la loro. Facile aspettarsi un muro di critiche. D’altro canto 9 elettori su 10 di San Francisco non lo hanno votato e non lo voterebbero mai. E qui al Summit l’impressione è che ci sarebbe una proporzione simile. Trump non piace.
Leggi anche: Comincia il Web Summit. E Lisbona già si vede nuova tech capital europea
Bret Mayers, founder di Currency Fair
«Stanotte abbiamo registrato un gran numero di transizioni sulla nostra piattaforma (un money transfer peer to peer che scambia valute internazionali, ndr). Diverse migliaia di transizioni hanno portato una grossa quantità di dollari fuori dagli Usa, convertiti in altre valute. E’ la seconda volta che registriamo questo genere di attività. La prima è stata dopo il Brexit. Il segno evidente è che la gente ha paura di tenere i propri soldi in dollari dopo l’elezione di Donald Trump».
Phil Libin, ex ceo Evernote oggi General Catalyst Partner (fondo di venture che ha investito in Snapchat e Square)
«Oggi ho mandato una mail ai miei dipendenti a cui ho detto di continuare a lavorare e creare valore, la vittoria di Trump non ci cambierà molto. L’impatto secondo me non sarà grande perché le buone idee e le buone startup nasceranno comunque. E comunque finanziate dagli investitori. Investitori e imprenditori non vengono negli Stati Uniti perché c’è un presidente piuttosto che un altro, ma perché c’è un tessuto imprenditoriale che è il migliore al mondo».
Owen Jones, giornalista del The Guardian
«La vittoria di Donald Trump è la più grande calamità del mondo occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale. Un misogino razzista è diventato presidente degli Stati Uniti. E’ la vittoria della paura e va in parallelo alla Brexit e all’ascesa dell’estrema destra francese. Trump è un plutocrate che dà all’altro la colpa di tutto. Immigrati, stati esteri, globalizzazione. Ma Clinton, che è stata anche bersaglio della sua misoginia, è stata vista come candidato del sistema». Sulla maggioranza silenziosa che ha votato per Trump ha detto: «Milioni di persone che hanno votato per Trump non sono né su Twitter né scrivono su Facebook. I danni all’immagine dell’America è enorme. Milioni di americani, anche se non vogliono sapere che cosa pensiamo noi europei, hanno scelto un razzista alla guida della Casa Bianca».
Bradley Tusk, imprenditore (Zanna Holdings e Tusk Venture)
«L’unico argomento di Hillary sul perché votarla è stato: “Voglio essere, è il mio turno.” Ogni volta che un candidato ha parlato così ha perso. E’ successo ad Al Gore, Bob Dole, John McCain, John Kerry. Credo che Trump farà cose stupide ma la repubblica sopravviverà».
David Patrikarakos, giornalista Daily Beast
«Credo che adesso i pro-Hillary saranno ancora più forti e radicati. Vivremo quatto anni in una bolla».
Shailene Woolley, attrice e co-fondatrice di Up to US
«Sono i media che hanno portato alla vittoria di Trump. Ogni giorno abbiamo sentito frasi su di lui, le sue uscite. E queste sono le conseguenze. Ho viaggiato molto in Europa questa estate e molti mi hanno detto: ma come è possibile che abbiate un candidato presidente così. Con i temi che dominano il mondo, rifugiati, migrazioni avere questo Presidente non è cosa buona».