Grazie all’Ipo, il gruppo olandese supera il miliardo di dollari. Diventano così quattro gli unicorni del food delivery europeo: Takeaway, Deliveroo, Just Eat e Delivery Hero. Che si stanno muovendo per spartirsi il continente (con alcune intersezioni)
Che cosa mangiano gli unicorni? A quanto pare il cibo a domicilio non dispiace. Con la quotazione di Takeaway.com, si allunga la lista di società del food delivery che valgono almeno un miliardo di dollari. La startup olandese entra così nel club degli unicorni europei, dove già trova le concorrenti Just Eat, Delivery Hero l’altra matricola Deliveroo.
Takeway.com vale 1,1 miliardi di dollari
I titoli di Takeaway.com hanno esordito in borsa a un prezzo di 23 euro. Un livello medio all’interno della forbice proposta, tra i 20,5 e i 26,5 euro per azione. La valutazione arriva quindi a 993 milioni di euro. Che tradotto in dollari (la valuta con la quale si definisce lo status di unicorno) significa 1,1 miliardi.
La quotazione certifica l’interesse degli investitori nei confronti del settore. Ma è anche una buona occasione per raccogliere cifre certe sui bilanci della società. Nel prospetto informativo si nota che Takeaway.com cresce. Nei primi sei mesi del 2016, il fatturato ha sfiorato i 50,5 milioni di euro (il 42% in più rispetto allo stesso periodo del 2015). Resta però il rosso nell’ultima riga di bilancio: il passivo è di 11,5 milioni, poco al di sotto di quello registrato l’anno prima. Pesano soprattutto gli oltre 36 milioni spesi in marketing (7 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).
23 milioni di ordinazioni in un anno, i numeri
Crescono a un ritmo superiore rispetto ai profitti gli utenti attivi (cioè coloro che hanno fatto almeno un’ordinazione negli ultimi 12 mesi): sono 7,6 milioni, più del triplo rispetto alla fine del 2013. Hanno fatto, in un anno, 22,3 milioni di ordinazioni con un importo medio di 19 euro e spiccioli. Anche la rete dei ristoranti coinvolti si espande: alla fine di giugno erano 30.486: ne ha guadagnati 8 mila in due anni e mezzo.
Chi sono gli altri quattro unicorni
Gli unicorni europei del food delivery diventano 4: Just Eat, Delivery Hero, Takeaway.com e Deliveroo.
Postilla di metodo: come si nota in un botta e risposta tra Fortune e Gpbullhound, la definizione di unicorno è elastica. E il dibattito non si esaurirà in queste righe. Basta dire che, secondo un’interpretazione più restrittiva, l’unicorno è una società privata che abbia raggiunto una valutazione da un miliardo prima dell’Ipo o della vendita.
Una lettura più estesa definisce invece tutte le tech company che abbiano raggiunto la fatidica soglia, anche in fase di exit. La lista di Gpbullhound (che adotta, come questo articolo, questa seconda accezione) conta 47 unicorni europei. Il report è stato redatto prima dei due ingressi più recenti: Deliveroo e Takeaway.
Just Eat vale circa 3,6 miliardi di dollari. La borsa gli ha fatto bene: dopo aver chiuso il primo giorno di scambi, il 31 marzo 2014, poco sotto i 291 sterline, oggi un titolo della società ne vale 531. E Takeaway, il secondo unicorno ad approdare in borsa, spera di percorrere la stessa strada.
Delivery Hero vale già 3,1 miliardi. Non è ancora passata attraverso un’Ipo ma potrebbe farlo presto. Secondo il ceo Niklas Ostberg, la società ha ormai “il fatturato e le dimensioni giuste” per il grande passo. Il 2017 potrebbe essere l’anno giusto.
Deliveroo è, assieme a Takeaway.com, il più recente ingresso nel club. Il finanziamento da 275 milioni di dollari incassato ad agosto valorizza la società un miliardo tondo.
Perché quotarsi in borsa? La strategia Takeaway.com
Takeway.com opera in nove Paesi (Belgio, Austria, Polonia, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Svizzera, Germani a Olanda). Ma 8 euro di fatturato su 10 arrivano da due mercati: Berlino e Amsterdam.
Takeaway è già una potenza nel mercato casalingo: l’Olanda vale da sola la metà del fatturato. Ed è l’unico mercato in utile e con margini positivi. L’Ebitda (l’indice che certifica la gestione caratteristica dell’attività) nei primi 6 mesi dell’anno ha superato i 16 milioni. La società, che in Germania ha un’Ebitda negativa per 17 milioni, non è ancora profittevole fuori dalle mura casalinghe.
Takeaway indica l’Olanda per dimostrare la solidità del proprio modello di business. E giustifica il passivo negli altri Paesi con “le alte spese di marketing richieste per far crescere riconoscibilità del marchio e quota di mercato”. Emergere in un contesto altamente competitivo costa. Anche se la concorrenza conferma (una volta di più) appetibilità e potenzialità del food delivery.
Takeway.com ha ricavato dalla quotazione 328 milioni di euro dalla vendita di azioni già esistenti, pari a un terzo dell’equity. E 175 sono arrivati da nuovi azionisti. Cosa farà con le nuove risorse? 20 milioni serviranno a ripianare i debiti. 40 saranno spesi per crescere in Germania. Altri 22 milioni saranno destinati all’acquisizione (già chiusa) delle attività di Just Eat in Olanda e Belgio.
Le altre risorse saranno, con tutta probabilità, utilizzate per spingere il marchio (vedi alla voce spese di marketing) o per eventuali nuove acquisizioni. Perché i quattro unicorni del food delivery (ma non solo loro) stanno ridisegnando la mappa europea in aree di influenza, con alcune zone di intersezione nei mercati più ricchi, come Gran Bretagna e Germania.
Le aree di influenza del food delivery, e la battaglia in gioco
Takeaway.com ha già mosso su Olanda e Belgio, da dove si è ritirata Just Eat e dove manca anche Delivery Hero. In direzione opposta, ad agosto Takeaway ha ceduto le attività in Gran Bretagna (casa di Deliveroo), abdicando in favore di Just Eat. Che invece muove sul Mediterraneo.
L’operazione Pizzabo, acquisita da Rocket Internet (leggi Delivery Hero) per poi essere ceduta (con minusvalenza) a Just Eat sa tanto di patto commerciale: il sud Europa (dove manca Takeaway) a Just Eat e il centro del continente a Delivery Hero (che però tiene un piede in Italia con il marchio Foodora).
Con Deliveroo che punta su una strategia più diffusa (ha da poco esteso la propria rete alla terza città italiana, Piacenza). Non mancano attori di provincia e le incursioni di altri gruppi internazionali, come Glovo (dalla Spagna all’Italia con la conquista di Foodinho)
La battaglia in atto è rapida: i grandi player corrono alla conquista di nuove pedine. Lo sottolineata un dato su tutti: gli unicorni europei hanno concluso in media 5 acquisizioni. Numero pompato da un podio guidato da Markit e completato proprio dalle due capofila del food delivery: Just Eat (con 24 operazioni) e Delivery Hero (con 18). Il risiko continua, anche perché Uber (Eats) e Amazon (Prime Now) reclamano spazio.
Paolo Fiore
@paolofiore