Ci sono 19 posizioni aperte per quella che Diego Piacentini ha definito la futura «startup» di Palazzo Chigi per la trasformazione digitale. Abbiamo provato a spiegare chi cercano, cosa farà il team, le retribuzioni, quali sono i poteri del commissario e quanto ci costa
A Palazzo Chigi nascerà una squadra, un Team per la trasformazione digitale. Sarà guidato dal nuovo Commissario straordinario per il digitale, Diego Piacentini, carriera di manager internazionale in Apple per 13 anni e, poi, in Amazon, che lascia temporaneamente dopo essere divenuto, negli ultimi 16 anni, uno degli uomini più fidati di Jeff Bezos. Con lui Paolo Barberis, già fondatore di Dada e Nana Bianca, consigliere per l’Innovazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
C’è online un sito, con obiettivi e una ventina di posizioni aperte. Ma è su Medium che entrambi hanno scelto di rivolgersi direttamente alla community di esperti e sviluppatori italiani. Barberis, che ha scritto un post dal titolo “Hai impegni per i prossimi 2 anni” e Piacentini, che annunciando il suo trasloco “Da Seattle a Roma” ha chiesto: “Cari talenti che vivete in Italia o che avete voglia di tornarci – anche temporaneamente – a un compenso che probabilmente sarà ben inferiore al vostro attuale: come vi convinco?”.
1. Palazzo Chigi cerca super esperti digitali, per 2 anni
Come li convince? Certo, è difficile pensare che uno sviluppatore che guadagna bene, sia da dipendente che da libero professionista, molli tutto per cercare di innovare e digitalizzare quel vecchio elefante che in Italia chiamiamo Pubblica Amministrazione. Per di più solo per un paio d’anni e guadagnando meno di quanto il suo lavoro è attualmente retribuito.
Ed è anche vero che la prima selezione “darwiniana” la operano a monte gli stessi Piacentini e Barberis: i profili richiesti sono davvero “skillatissimi” dal punto di vista tecnico nonché di lunga e comprovata esperienza (ad esempio, per alcune figure oltre 15 anni di esperienza, per altre avere all’attivo progetti con più di 100 milioni di utenti). Basti pensare che sui social network già molti, tra i più noti manager ed esperti dell’ecosistema dell’innovazione italiano, salutano positivamente l’iniziativa ma si dichiarano addirittura non all’altezza.
Nonostante ciò, nelle prime 24 ore sono arrivate già oltre mille candidature. Numeri quasi da bando pubblico per un posto fisso.
2. Cosa farà il Team per la trasformazione digitale
Gli intenti di Piacentini (i cui poteri di commissario straordinario elencheremo più avanti) e Barberis sono resi noti nella mission del nuovo Team digitale di Palazzo Chigi: “Rendere i servizi pubblici per i cittadini accessibili nel modo più semplice possibile, innanzitutto tramite dispositivi mobili (approccio ‘mobile first’), con architetture sicure, scalabili, altamente affidabili e basate su interfacce applicative (API) chiaramente definite”. E poi ancora, e soprattutto, “supportare le pubbliche amministrazioni centrali e locali nel prendere decisioni migliori e il più possibile basate sui dati, grazie all’adozione delle più moderne metodologie di analisi e sintesi dei dati su larga scala, quali Big Data e Machine Learning”.
C’è tutto, dispositivi mobile, API, user experience, big data e addirittura intelligenza artificiale. Non è mai citato ma è chiaro che uno degli obiettivi strategici cui sarà chiamato il nuovo team è dare un senso definitivo a Spid e al progetto di creazione in Italia di un sistema unico e d’avanguardia di identità digitale. E non è un caso che tra le posizioni aperte ve ne sia una proprio quella di un “esperto con profonda e comprovata esperienza di lavoro con altri uffici digitali di governi stranieri”. A riprova di ciò utile leggere il “Keep in mind” della sezione “lavora con noi”: «Lo stato attuale delle infrastrutture digitali pubbliche mostra gli effetti di una mancanza di un agile coordinamento centrale. Molto è stato fatto nell’ultimo periodo, ma la maggior parte dei programmi non è allineata e numerosi sistemi e siti sono stati costruiti con tecnologie obsolete, con insufficiente attenzione alla “user experience”, scarsa integrazione e, spesso, mancanza di interoperabilità».
E poi, non dimentichiamolo, c’è il piano per l’Industria 4.0. Una partita sulla quale il governo investirà 13 milioni di euro, generando un effetto leva per oltre 50 milioni.
3. Chi cercano e quanto pagano
L’auspicio è di rendere permanente la nuova tark force per il digitale del governo. Per intanto ai futuri membri del Team è richiesto un impegno lavorativo di un anno, anche se Piacentini e Barberis saranno “felici se vorrai rimanere con noi più a lungo, fino a settembre 2018”.
Le retribuzioni previste vanno da 70 mila euro a 120 mila euro annui. La sede di lavoro è Roma, direttamente a Palazzo Chigi, e non sono previsti rimborsi per eventuali spese di viaggio e alloggio.
Il Team per la trasformazione digitale cerca 13 figure professionali, tra sviluppatori ed esperti:
- Big Data Architect
- Cybersecurity
- Sviluppo Mobile e App
- Pagamenti Digitali
- Prodotto e User Experience e User Interface (UX / UI)
- Content Designer
- Metrics e Analytics
- Collaborazioni Internazionali
- 3 Sviluppatori Software
- 2 Responsabili tecnici di progetto
Sono aperte formalmente altre 6 posizioni (Chief Technology Officer – Tecnologia e Architettura; Applied Data Scientist; Relazioni Sviluppatori; Comunicazione e PR; Assistente Tecnico e Coordinatore delle attività; Affari regolamentari nazionali ed europei) ma, dice il sito, “abbiamo già candidati che ci piacciono e con i quali stiamo perfezionando l’accordo di collaborazione”.
Certo, qualcuno potrebbe storcere il naso nei confronti di posizioni che, seppur ancora aperte, presumibilmente sono già state assegnate o in via di assegnazione. Ma, ricordiamolo, sia queste ultime 6 che le prime 13 sono tutti comunque futuri incarichi che verranno dati per chiamata diretta del Commissario, perché nei suoi poteri farlo.
4. Chi è e cosa fa un commissario straordinario
Nell’ordinamento giuridico italiano il Commissario straordinario è un ufficiale di governo nominato per far fronte a incarichi urgenti o straordinari tramite un accentramento o un aumento dei poteri e un’azione in deroga. Tra nazionali e locali, secondo il Sole 24 Ore in Italia vi sarebbero circa 10 mila commissari, molti dei quali nominati per far fronte a situazioni di emergenza (sanità, dissesto idrogeologico, eventi sismici, ecc..). Il numero reale dei commissari non è certo a nessuno, neanche alla Corte dei conti, che ne monitora i costi e i risultati.
5. I poteri del nuovo Commissario per il digitale
Diego Piacentini è il Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale voluto dal premier Matteo Renzi. È stato nominato nel Consiglio dei Ministri dell’11 febbraio 2016 e congiuntamente alla nomina è stato stabilito che questi avrebbe assunto le funzioni di Commissario dal 17 agosto 2016.
Nel dettaglio, il governo ha dedicato ai poteri del nuovo Commissario un articolo ad hoc, il n.63, all’interno del decreto legislativo Madia (che riordina la PA) dell’11 agosto 2016.
Secondo quanto prevede la norma, Piacentini potrà coordinare diversi soggetti pubblici, “anche in forma societaria operanti nel settore delle tecnologie dell’informatica”, come la Sogei, la società controllata dal Tesoro che svolge servizi informatici per la Pubblica amministrazione. Non solo, il coordinamento dovrà coinvolgere anche l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) e le amministrazioni pubbliche.
Inoltre, la stessa norma prevede che il Commissario, nell’esercizio della propria attività e dei propri poteri “potrà richiedere dati, documenti e informazioni” e che il Presidente del Consiglio possa scegliere ed affidare allo stesso “uno o più progetti” di rilevanza nazionale. In caso di inadempienze gestionali o amministrative “il Commissario invita l’amministrazione competente ad adottare, entro il termine di trenta giorni dalla data della diffida, i provvedimenti dovuti; decorso inutilmente tale termine, il Commissario, su autorizzazione resa con decreto del Presidente del Consiglio, previa comunicazione al Consiglio dei ministri, esercita il potere sostitutivo”. Ovvero, lo farà lui.
6. Gli interlocutori europei
Tra le funzioni del nuovo Commissario c’è anche quella di accompagnare e/o rappresentare il premier in diverse sedi istituzionali europee e internazionali. In Europa, infatti, esiste un commissario europeo per l’agenda digitale. Va chiarito che nel gergo della politica europea i commissari sono tutti i membri della Commissione, ognuno dei quali esercita una funzione d’indirizzo per tutti i paesi membri in una determinata materia. Più o meno quelli che sono i poteri di un ministro.
Anche se formalmente l’istituzione del commissario può essere ricondotta ai primi anni Ottanta, quando non si parlava certo di digitale ma di informazione e comunicazione (delega all’italiano Lorenzo Natali, commissione Thorn, dal 1981 al 1985), e poi di informatica e telecomunicazioni, la prima volta che in Europa si inizia a parlare si agenda digitale è con la seconda Commissione Barroso, nel 2010: Commissario europeo per l’agenda digitale è designata, fino al 2014, l’olandese Neelie Kroes.
Attualmente la delega al digitale è esercitata congiuntamente dall’ex premier estone Andrus Ansip, vicepresidente per il mercato unico digitale e dal tedesco Günther Oettinger, commissario per l’economia e la società digitali. Questo sul fronte politico. Ma l’uomo scelto dalla Commissione europea per “mettere a terra” l’Agenda Digitale europea sul fronte tecnico-operativo è un altro italiano, il direttore generale di DG Connect, Roberto Viola.
7. Quanto ci costa
Piacentini lavorerà per due anni pro bono (quindi senza alcuna remunerazione) con il Consigliere per l’Innovazione Paolo Barberis (anche lui pro bono) e il Team per la trasformazione digitale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Una squadra di élite, certamente, ma che numeri alla mano avrà strutture e costi che più che di una «startup» sono paragonabili a quelli di una Pmi: 19 contratti da 100 mila euro di media ciascuno, per 2 anni. Quasi 4 milioni di euro solo di “stipendi” (per chiamata diretta, abbiamo visto), al netto di tutti i costi di struttura (e infrastruttura). Tutti probabilmente coperti dalla prossima legge di Stabilità.
Aldo V. Pecora
@aldopecora