Breve storia dell’innovazione in Puglia, dalla meccatronica dei marescialli di Napoleone alla forza ingegneristica del Politecnico. E le startup, gemmazioni di un passato antico ma vivissimo
1808. Napoleone Bonaparte nomina re di Napoli Gioacchino Murat. Tutt’altro che nobile, Murat era figlio di albergatori. Era un borghese e si era formato nel pieno dell’Illuminismo francese. Se sia stato o meno un sovrano illuminato durante i 5 anni del suo regno è difficile dirlo. Ma di fatto è in quel periodo che gli storici della scienza fanno risalire la nascita della meccatronica in Puglia. Stando alle ricostruzioni, Murat introdusse per primo in Puglia i principi della meccanica in ciò che già da allora da quelle parti si faceva meglio che altrove. La raccolta e la premitura delle olive. Macchine, presse, vagoni per il trasporto. La produzione industriale dell’olio ebbe grande impulso in quel periodo e intorno alle nuove macchine nacquero le prime maestranze per riparare, migliorare, costruire le macchine. Nascono i primi saperi ingegneristici. Nascono i germi dell’innovazione nell’industria. Nei trasporti. E nella costruzione dei motori.
L’inventore del common rail e la via pugliese alla meccanica
1990. Mario Ricco, fisico del centro di ricerca Fiat di Bari formatosi al Politecnico del capoluogo pugliese, costruisce il primo motore con tecnologia Common Rail. Lo fa mentre lavora nei laboratori Fiat di Bari, ma l’azienda vende il brevetto alla Bosch che lo perfeziona e lo commercializza. Il Common Rail entra in commercio nel 1997. A Bari si costruisce il motore del futuro. Non è un caso. In Puglia c’erano già le prime aziende che in Italia costruivano i motori e le macchine industriali. Su tutte, Magneti Marelli e Calabrese. Arriva anche la Getrag, che costruisce trasmissioni per auto. Nasce un circolo virtuoso che origina multinazionali autoctone. Ed è la vera forza dell’innovazione che si fa industria. Il pensiero dell’innovazione meridiano, per usare il titolo efficace del professor Franco Cassano. La via pugliese, forse adriatica, all’innovazione.
I sistemi di sicurezza sui treni giapponesi fatti a Monopoli
Nasce la Masmec di Michele Vinci. Fanno soluzioni innovative di robotica per automotive e biomedicale. Oggi conta 450 dipendenti. E nasce Mermec di Vito Pertosa, che produce automotrici diagnostiche per il sistema ferroviario. Pertosa le vende in ogni parte del mondo. L’ultima, in ordine di tempo, è la ferrovia giapponese che ha scelto i suoi sistemi di sicurezza. Pertosa da Monopoli ha convinto la “diffidenza” dei giapponesi che vantano la rete ferroviaria più sicura al mondo (due incidenti, zero morti in oltre 50 anni di storia).
7.800 aziende ad alta soluzione ingegneristica
Secondo i dati del Sole24ore, in Puglia ci sono circa 7.800 imprese attive in qualche maniera nella meccatronica e 49.300 impiegati. E una forte penetrazione sui mercati internazionali, Mermec docet. Il 29,3% del fatturato viene dall’estero e in proporzione cresce di più rispetto alla media nazionale (6%). In Puglia crescono più aziende di meccanica o di soluzioni ad alto tasso di innovazione e ingegneria, e crescono anche meglio.
Blackshape, i monoposto che costano quanto una Porsche
Tra le “nuove” avviate dal circolo virtuoso di Ricco (e, non dimentichiamolo, Murat) ci sono casi oramai noti e molto raccontati. Uno su tutti Blackshape. L’azienda fondata nel 2009 a Monopoli, in Puglia, da Luciano Belviso e Angelo Petrosillo, produce aerei leggeri monoposto in fibra di carbonio. Costano quanto una Porsche. Un blackshape pesa circa la metà dei concorrenti, è più veloce e consuma meno. Nel 2011 è diventata la quinta azienda aeronautica italiana per capitalizzazione. I dipendenti, che erano 12 nel 2011, sono passati a 70 nel 2013. L’ultimo dato disponibile ne conta 100.
Il gel che unisce Calimera a Boston (dove ha preso 31,5M)
Un’eccellenza vera (e una storia personale bellissima) è quella di Alessandro Sannino, anche lui ingegnere, anche lui ricercatore, magari meno legata al “circolo virtuoso” (lui è napoletano ed è a Lecce per motivi sentimentali ma anche per amore di quella terra). La storia di Gelesis non è molto nota, ma è una delle startup in assoluto più interessanti nate in Italia. Nata da un progetto di ricerca di uno studente dell’Università di Napoli, Alessandro Sannino, è diventata in pochi anni una realtà imprenditoriale che ha il centro di sviluppo a Calimera, Lecce, ma la proprietà a Boston, dove alcuni investitori hanno dato fiducia al progetto investendoci nel 2011. Ad oggi Gelesis, che ha creato una tecnologia in grado di controllare l’assunzione di glicemia e aiutare a perdere peso, ha raccolto più di 90 milioni di euro. L’ultimo round, il più corposo di tutti, lo ha chiuso venerdì. 31,5 milioni da Cormorant Asset Management. Gelesis, cuore in Puglia, ha testa e portafogli nel mondo. Da sempre.
Startup che fanno cose: il globetrotter di D-Glove
Startup che fanno cose. Cose vere, materiali, che si toccano. La vulgata vuole che una startup sia un’app o un social network ricalcando l’iconologia classica della Silicon Valley, di Facebook, dei software, di Google. Mai vulgata nel mondo dell’economia digitale è più obsoleta (e controproducente). La Puglia racconta questo. Startup che fanno cose. Come le fa Nicholas Caporusso, ceo di D-Glove, un guanto intelligente che permette la comunicazione dei sordo-ciechi. A guardare i suoi profili social è sempre in giro per il mondo. Berlino. Helsinki. D-Glove cresce. Lì, per ora.
Il migliore giovane imprenditore d’Europa: da Bari, Colucci
Fare cose. Fare hardware. Ma Domenico Colucci, ceo di Nexttome, ha creato un software per il posizionamento indoor che gli è valso un bel po’ di riconoscimenti in Italia e in Europa. Nel 2014 al Web Summit di Dublino è stato votato dal voto popolare come progetto migliore dei 2mila in gara. Nel 2015 lo Slush di Helsinki lo premia come migliore giovane imprenditore d’Europa. Riconoscimenti, che però arrivano ad un’azienda che in qualche modo ha trovato la sua strada per consolidarsi. Tra i suoi anglels, tra l’altro, c’è Marco Bicocchi Pichi, presidente di Italia Startup.
L’impegno della Regione, e quei 2,5 miliardi da sfruttare
La Regione Puglia è tra quelle che più hanno finzanziato le imprese. 18 bandi per l’innovazione e quasi un miliardo di finanziamenti soltanto nel biennio 2009-2010. Il cavalier Pertosa ha creato tra l’altro un fondo di venture capital, la Angelo investments. E’ tra i finanziatori di Blackshape. Ma anche la Sitael, che a Bari produce satelliti. E il minimo comune denomiatore di queste aziende sono sempre gli ingegneri. E le loro idee. In un’intervista al Sole24ore, il professore Vito Albino (che ho incontrato personalmente nel 2013 nel suo dipartimento e grazie al quale buona parte di queste ricostruzioni sono state possibili) ha detto: «Non possiamo più andare avanti con le piccole scoperte, ora ci vuole qualcosa di dirompente su scala internazionale, come lo fu il common-rail». Come dire. Le gemmazioni di quella scoperta prima o poi smettono di essere efficaci. E serve altro.
181 startup in Puglia in attesa di investitori
In Puglia ci sono circa 181 startup. Poche. Ma in realtà è probabile che la Puglia sia la regione dove ci sia il maggior numero di startup (vere) non iscritte al registro in Italia. Probabile perché molte delle agevolazioni previste dal registro in Puglia sono già previste. Ad ogni modo per crescere servono i fondi. E stando agli ultimi dati pubblicati, in Puglia ci sono circa 2 miliardi di euro di finanziamenti previsti dai piani regionali (fondi che in buona parte arrivano dal’Europa) che non sono stati ancora usati. Un peccato. La sete di finanziamenti c’è. In Puglia come nel resto d’Italia.
Arcangelo Rociola
@arcamasilum