Ai pionieri del Pianeta Rosso andrà peggio che ai colleghi sulla ISS: barrette ipercaloriche dai gusti molto strani. Ma dalla Nasa assicurano non faranno sentire troppo la nostalgia di casa
Orion è una navicella che la Nasa sta sviluppando da anni. Dovrebbe essere utilizzata a partire dal 2021 per l’esplorazione umana degli spazi cislunari, cioè fra la Terra e la Luna, degli asteroidi e, in prospettiva, per un futuro sbarco su Marte. La nuova frontiera di tutte le agenzie spaziali del mondo nonché il più potente fronte di fascinazione fra le persone.
Le barrette caloriche
Bene, cosa mangeranno gli astronauti ospitati da Orion? No, non chi dovesse colonizzare il pianeta Rosso ma i pionieri. Il menu predisposto dalla Nasa è assai più mortificante di quello disponibile nella Stazione internazionale spaziale, dove l’equipaggio può scegliere fra oltre 200 alimenti, alcuni dei quali davvero strani. Verso Marte ci si limiterà a barrette altamente caloriche.
L’aspetto essenziale è lo spazio. Quello interno al veicolo, non quello interplanetario. Sarà limitato e dovrà essere occupato al meglio, anche in termini di rifiuti prodotti. Non basta. Oltre allo spazio c’è anche un discorso di temperatura, energia, reidratazione degli alimenti preparati a Terra e ovviamente l’impossibilità di rinfoltire le riserve con carichi periodici, come avviene sull’Iss.
Obiettivo: ridurre volume e scarti
“Abbiamo dato un’occhiata a come ridurre il volume tramite il taglio del packaging e della sistemazione di ciò che l’equipaggio mangerà” ha spiegato Jessica Vos, viceresponsabile degli aspetti relativi alla salute e alla tecnologia di Orion. Per questo gli scienziati dello Human Research Program hanno sfornato diverse barrette di vari gusti inclusi alcuni particolari come “barbecue nut” e “banana nut”. Ogni snack contiene fra le 700 e 800 calorie.
Il cibo conta molto, in una missione simile. Pare dunque che le barrette siano state pensate proprio per mantenere il morale degli esploratori marziani il più elevato possibile. Il lavoro è stato totale: secondo Takiyah Sirmons, food scientist al Johnson Space Center della Nasa a Houston, non c’era nulla di simile in commercio da cui partire.