Un mercato enorme in cui l’Italia è leader. Edmondo Sparano di Digital Magics spiega perché il banco di prova per l’open innovation si muove su 4 ruote
«Se pensiamo che l’open innovation sia un’alternativa alle exit sbagliamo di grosso e creiamo soltanto altre illusioni. Il vero senso dell’open innovation secondo me è un processo di maturazione più completa delle startup e una soluzione più facile e efficace per le aziende che vogliono innovarsi». Ci tiene subito Edmondo Sparano a frenare gli entusiasmi che il nuovo ospite del vocabolario dell’innovazione sta suscitando in molti.
Salernitano di origine, da 20 anni a Milano, consigliere di Digital Magics, dove ricopre il ruolo di Chief digital officer, è quello che sta lavorando con Euro Engineering, società di consulenza del gruppo Adecco, alla call for ideas per portare le startup alla corte dei produttori dell’automotive. Un mercato enorme, in cui l’Italia è leader, e che già sembra un banco di prova per capire se di fatto questo matrimonio tra startup e aziende si può fare. Non un passo indietro rispetto al modello di sviluppo classico, né un passo avanti, ma «una strada che andava percorsa considerando il nostro tessuto industriale». Ma ancora tutta da sperimentare.
Una call per 10 progetti che selezionerete in un paio di settimane, come sta andando?
Benissimo, abbiamo raccolto in poche ore 20 candidature e la qualità è davvero impressionante. Innovare nell’automotive non vuol dire soltanto lato ingegneristico, ma l’elettronica ha allargato enormemente la possibilità di intervento nelle macchine. Dall’Internet of things alla possibilità, faccio un esempio, di ascoltare le notizie da Twitter mentre si guida. Vogliamo raccogliere tutte le idee che possono essere interessanti per i nostri partner.
Che vantaggio hanno le aziende?
Possono attivare processi innovativi nel proprio settore di fatto esternalizzando la parte di ricerca e sviluppo, affidandola a chi ha know how (le startup) con la garanzia di essere affiancati da chi come Digital Magics ha il compito di incubare le idee e le neoimprese facendo aumentare il loro valore.
Sarà una soluzione al nanismo dell’ecosistema italiano?
Può aiutare le startup a maturare e crescere, ma non è la soluzione alla mancanza di exit o di capitale di ventura, e ci tengo a specificarlo. Rischiamo di creare solo altre illusioni in chi fa startup. Come Digital Magics vogliamo che l’open innovation sia una parte del processo di crescita di una startup. Che avrà la possibilità di confrontarsi con aziende più strutturate e imparare il lavoro sul campo. Quello che faremo con Euro Engeniring come facciamo con tutti gli altri partner è creare sinergie, collegamenti, processi innovativi. Da questi potranno nascere investimenti (vedi il caso Foodscovery, ndr) ma anche deal, o semplici accordi commerciali. Cose che serviranno a far crescere le startup.
Ma poi qualcosa questa chiave innovativa delle startup, le aziende, la trovano?
Quasi sempre qualcosa trovano, perché punto di vista delle startup sul mercato e l’innovazione è spesso diverso e le aiuta. Nel caso di Euro Engineering ad esempio abbiamo finora avuto tante candidature per prodotti di auto elettriche, o progetti di conversione da auto a combustione a auto elettriche. Alla fine noi ne sceglieremo 10, e finora ne sono arrivate già una 20.
L’automotive ci ha già dato qualche soddisfazione. Vislab è il caso più di successo degli ultimi anni.
Siamo leader in questo settore e il mercato promette, la quantità e qualità delle idee in giro ci ha già portato a pensare ad una nuova call per i prossimi mesi. I casi di successo degli ultimi anni ci hanno dato una spinta ulteriore. E confesso che stiamo continuando a ricevere richieste di partnership per questa call, finora abbiamo Fiat Chrysler e Magneti Marelli sull’automotive. Ma ce ne saranno altre.
Ad esempio, cosa cerca Euro Engineering nelle startup?
Euro enginering sta cercando soluzioni innovative perché loro sono il braccio ingegneristico di Adecco, realizzano soluzioni automotive e hanno sempre bisogno di nuove soluzioni, nuovi prodotti e nuovi servizi. Vogliono avere uno sguardo super approfondito in quello che sta succedendo nel mondo delle startup. Loro poi a loro volta, forti di queste idee, diventano promotori innovazione per FCA, Magneti Marelli e gli altri partner della call. Vogliono idee, idee e soluzioni fresche. Guardi, la soluzione dell’open innovation è davvero win win. Vincono tutti: per le startup che puntano a crescere e magari all’exit, per le imprese che vogliono innovare e per chi come noi sulle startup investe desidera che aumentino il loro valore, il loro fatturato, il loro mercato.
Digital Magics invece in tutto questo cosa fa e cosa ci guadagna?
Noi facciamo scouting, valutazione delle aziende, cerchiamo di creare sinergie tra startup e imprese. Non solo tra le nostre aziende, ma in tutte le startup italiane. Lei pensa che siano solo 5mila, vero?
In realtà credo siano di meno, ma diciamo che i dati del registro dicono quello.
Invece sono molte di più e noi vogliamo conoscerle tutte, anche quelle non ancora iscritte al registro. Noi scegliamo le startup che possono proporre una soluzione ad un problema di un’azienda, loro le valutano e se vanno bene noi incubiamo quella o quelle startup per un periodo di tempo in cui acquisiranno con noi e con l’azienda il know how necessario. Loro saranno startup di Digital Magics, e se poi le cose andranno bene magari ci sarà un accordo, una cessione di quote, o perché no un’exit. Ma per ora siamo ancora alla prima fase, alla pesca.
Rimanendo nella metafora, qualche lenza carica finora l’avete tirata su lato open innovation. Penso all’accordo Foodscovery – Fatto Quotidiano. State facendo dell’open innovation una strategia precisa?
Negli ultimi mesi abbiamo fatto una piccola rivoluzione, affiancando questo al ruolo di incubatore.
Abbiamo messo al centro della nostra azienda non il mercato delle startup in senso ampio, ma cosa cercano davvero le aziende oggi in Italia. E non solo per acquisizioni, ma anche accordi aziendali. Questo è il senso per noi dell’open innovation.
Capire che necessità ha un’azienda e cercare la soluzione migliore. Ma d’altra parte conoscere bene le startup e trovare loro dei clienti già forti in grado di farle lavorare.
Arcangelo Rociola
@arcamasilum
EURO ENGINEERING
«L’innovazione corre più veloce se è più vicina a idee innovative. E cosa c’è di più innovativo oggi delle startup», non ha dubbi Marco Guarna, Managing Director di Euro Engineering, la società di Adecco che si occupa di automotive, che vuol dire ricerca, sviluppo e soluzioni innovative sulle automobili. «Finora abbiamo lavorato nei nostri laboratori, collaborando con ricercatori e università – ha spiegato – ora c’è un modo diverso di fare innovazione, non più per compartimenti stagni, open innovation vuol dire appunto innovazione aperta».
Progetti non più chiusi in compartimenti stagni, insomma, e una call for ideas (Car Innovation 2016) con temi «molto ampi» cui partecipano «società molto diverse tra loro come FCA Group, Magneti Marelli, Allianz (assicurazioni), IBM, Innogest, Sapienza Innovazione».
L’iniziativa (realizzata in collaborazione con Digital Magics «incubatore di startup tecnologico più importante in Italia) è alla prima edizione. «Ci siamo lasciati aperte tutte le opportunità». Le nuove possibilità nel campo dell’automotive sono sterminate. Si va dai nuovi sistemi di propulsione e quindi ad aspetti strettamente motoristici fino all’infotainment e alla possibilità di ricevere informazioni mentre si è alla guida. «Ma tocchiamo aspetti che riguardano anche la sicurezza del veicolo».
E se sarà matrimonio fra aziende e startup (Edmondo Sparano ha parlato dell’Automotive come banco di prova per l’open innovation), potrebbero nascere nuovi brevetti, potrebbero esserci acquisizioni di know how, ma anche di intere startup da parte di Euro Engineering. «Le startup non ancora mature sotto il profilo societario potrebbero intanto crescere grazie a Digital Magics».
Alessio Nisi
@alessionisi