Tra gli ospiti anche il Presidente Shimon Peres, che ha detto: “the right to be equal and the equally important right to be different”
All’aereoporto Ben Gurion di Tel Aviv solo un Wi-Fi gratuito ricorda che si sta per lasciare la startup nation ormai scaleup nation.
Non tutto è oro e non tutto luccica; questa mattina le vicende per prendere il taxi dall’hotel non hanno avuto nulla a che fare con sogni da startup nation. Ma non è lo scopo del racconto, solo un flash per ricordare che ci sono chiari/scuri in ogni posto.
1. DLD, cos’è e chi partecipa
L’evento DLD si è svolto in un luogo che, complice una eccezionale tempesta di sabbia ed un caldo umido micidiale, ha fatto soffrire fisicamente. Ma queste condizioni estreme e qualche scivolata organizzativa non hanno turbato nessuno: temo che in Italia avremmo nella stessa situazione avremmo intasato i social di commenti di protesta.
Il DLD è un festival dell’innovazione, è una festa internazionale dove una comunità locale coesa incontra il mondo. Delegazioni, inprese ed individui. Quest’anno francesi e olandesi in forza, visibili i tedeschi, c’eravamo anche noi Italiani con Italia Startup. Lo spazio è di chi se lo prende ed il sistema Italia deve organizzarsi perché il 2016 sia il suo anno. Il Ministro francese Macron, l’ex Commissaria UE l’olandese Neelie Kroes indicano la via. Israele è un modello di successo da studiare più vicino di Silicon Valley per l’Italia.
Anni fa in Francia, ai tempi dello shock petrolifero, era popolare lo slogan “on n’a pas de pétrole, on a des idées“. Al DLD Tel Aviv si vede la potenza di una nazione (piccola invero) che decide di fare dell’esecuzione delle idee la sua forza. La scaleup è sopratutto il risultato di due “E”, Education + Execution, con un catalizzatore potente ovvero la Co-Opetition. Visibilmente e pragmaticamente si vede che competitività unita a forte meritocrazia si unisce a disponibilità/raggiungibilità e quindi collaborazione nel raggiungimento dello scopo comune.
Non è il luogo per un resoconto dettagliato ma alcuni flash possono aiutare a capire.
2. I ragazzi di Israele
Le chiavi di lettura sono facili da decifrare parlando di merito ed eccellenza. Semplicemente i giovani Israeliani devono affrontare la vita sapendo che non c’è un pasto gratis. Così capita di parlare con una giovane donna di 27 anni che è già stata ufficiale dell’esercito (quattro anni di servizio iniziati a 18 anni), ha lavorato in una società da segretaria a business development manager per poi crescere una major americana della consulenza come Deloitte per approdare ora ad un Venture Capital guidato da due quarantenni ex-startupper con exit di successo. E “naturalmente” studiando per una laurea in business admistration nel frattempo. A 27 anni, in Israele, non si è completato il primo stage dopo la laurea.
Per entrare nelle migliori università la selezione è feroce, tra i professori vi sono science based entrepreneurs che hanno sviluppato startup milionarie. Il test “psicometrico” seleziona un corpo d’élite che viene arruolato per una missione in cui tutto lo Stato di Israele è impegnato: creare benessere, attrarre e mantenere cittadini ed imprese attraverso la creazione di knowledge companies.
3. Il modello Startup Nation
Non posso verificare questa informazione ora, e va presa con cautela, ma qui si parla di aver attratto capitali, in gran parte esteri, per 10 miliardi di valore nell’aggregato delle exit tassate con un capital gain tax del 25%. Sicuramente sono stati creati molti giovani milionari che reinvestono diventando imprenditori seriali e venture capitalists. Cosi a DLD si commenta da parte di un autore del libro Startup Nation che “è il successo il segreto del successo, il circolo virtuoso della crescita”. Ma nessuno si aspetta che sia un diritto ad avere successo: tanto duro lavoro.
In un mercato cosi competitivo tuttavia si trova un atteggiamento estremamente aperto e collaborativo: la lezione del networking e della serendipity è praticata attivamente. A DLD si condivide con l’ospite la lista crowdsourced dei contatti ed informazioni relative alla startup nation e sono presenti e raggiungibili le “star” imprenditoriali e gli alti dirigenti.
Esemplificativo il momento del meet the leaders in cui sotto un tendone sgomberato delle sedie pieghevoli – dai partecipanti (!) su “ordine” del mito Yossi Vardi – i dirigenti di multinazionali sono richiesti di indossare un giubbetto catarifrangente giallo per esser facilmente identificabili e sono “dati in pasto” ai presenti con la raccomandazione di interazioni di 60 secondi perché ci sia spazio per tutti.
4. Il ruolo della politica
Al DLD arriva anche l’ex Presidente e Premio Nobel Shimon Peres. Sono momenti di grande emozione ed ispirazione quando quest’uomo anziano e saggio spiega che in passato era la TERRA il fattore di produzione e crescita per il benessere e questo portava a guerre ma oggi è la CONOSCENZA e la scienza a creare benessere ed è un’opportunità di pace pur sussistendo la sfida del cyber-terrorismo perché tecnologie e scienza possono essere usate bene o male. Un applauso scroscia quando Peres ricorda che dobbiamo lavorare a diventare migliori esseri umani prima di preoccuparci di creare sempre più perfetti robots.
Un momento alto quando Peres ci dice che lo sviluppo tecnologico non può essere separato da quello politico e sociale e la democrazia è il diritto di essere uguali ma anche quello altrettanto importante di essere diversi (“the right to be equal and the equally important right to be different”).
Al DLD l’opportunità di imparare, creare legami, trovare ispirazione è disponibile. Ma bisogna andare a prendersela. Da frequentatore di eventi con ormai qualche esperienza continuo a trovare le difficoltà di adattamento al “party americano” rispetto al “ricevimento italiano”.
Nel “ricevimento italiano” la brava padrona di casa mette a suo agio e presenta gli ospiti, nel party americano si preoccupa che sia “plenty of food and cold beer” ed invitati interessanti. Le “collisioni” da cui nascono cose sono lasciate al DLD puramente alla privata iniziativa: chi e’ più astuto, organizzato, creativo, spudorato porta a casa di più.
5. Le grandi, come Amazon, e il “double pizza approach”
Qualcuno vorrà sapere degli annunci di tecnologie e programmi delle grandi (si ci sono Facebook, Twitter, Amazon ed Intel …) e delle startup presenti con le novità.
Anche per questo non è il luogo del resoconto analitico e completo ma di qualche spunto.
Nel mondo dei “grandi” ha colpito i colleghi più tecnici della delegazione la presentazione di Amazon con i concetti dei rilasci continui (ogni pochi secondi in produzione modifiche e sviluppi) del double pizza approach con i team che operano a staffetta sui progetti di sviluppo e la simulazione delle crisi senza accesso ai leader del team di sviluppo. La macchina delle operations di Amazon ha caratteristiche di execution excellence impressionanti.
6. La tv per cani
Tra le startup ascoltate mi ha colpito tanto DOGTV, la TV per cani. Onestamente ho pensato per molto tempo durante la presentazione ad uno scherzo, una parodia, un numero di comicità ebraica. Ma poi ho dovuto realizzare che era l’esempio di quello che Daniel Isemberg scrive nel libro Worthless, Impossible and Stupid. DOG-TV produce contenuti video premium per non fare annoiare i cani lasciati soli in casa! Lo fa con successo, è finanziata da Orange, ha una rassegna stampa da divi di Holliwood ed a chi chiede quando CAT-TV risponde con serietà che scientificamente i gatti “non meritano una TV” perché la loro psicologia è diversa da quella dei cani … OK, quelli tra angel e VC Italiani che mi giurano li avrebbero sostenuti al seed stage sono candidati al Premio Pinocchio.
7. Concentrarsi sui sogni
Alcune delle startup che hanno presentato alla Borsa di Tel Aviv (TESA) mi hanno fatto pensare ad un’altra frase di Shimon Peres al DLD: “non perdete tempo nei ricordi ma concentratevi su sogni, ed alzate la vostra ambizione perché ci accorgiamo con rimpianto che avremmo raggiunto più grandi traguardi se avessimo avuto sogni più grandi”.
Ci sono startup che lavorano a grandi problemi dell’umanità sociali (“crowdsourcing” di servizi per gli anziani), medici (dare la parola ai malati di SLA, innovare il trattamento termico per la cura del tumore) e di business (facilitare con un gesto “magico” l’interpretazione analitica e grafica di enormi spreeadsheets con un drag and drop) oppure vogliono sviluppare senza confine d’ambizione nuove forme di intelligenza artificiale creando giocatori virtuali con caratteristiche umane di comportamento che interagiscono con più giocatori.
Energia, ambizione e quando il successo nutre il successo niente sembra impossibile visto dal DLD a Tel Aviv.
8. Finanziare Israele grazie al Chief Science Officer
Ma tutto ciò non è il frutto solo degli spiriti animali imprenditoriali ma è fortemente influenzato dalle politiche attive dello Stato Israeliano. Il Chief Science Officer è il convitato di pietra di tantissime storie di startup ed è citato come organismo fondamentale nel processo di screening e seed financing.
È risultato per me impressionante sentire dalla viva voce di un VC con radici Italiane e da anni in Israele le caratteristiche del programma di accelerazione che finanzia lo Stato Israeliano. Rapporto di matching 15%/85%, investimento di circa € 700 mila al seed-round di cui € 100 mila dai privati e € 600 mila dal programma dello Stato. E non è un matching alla pari: lo Stato non prende equity, mantiene solo un beneficio “capped” ed una “penalty fee” in caso di exit con trasferimento della società fuori da Israele. Se va male pazienza, se va bene la partecipazione al beneficio diretto è piccola ed anche la penalità non disincentiva a costruire (de facto gli acquirenti quasi mai hanno interesse a trasferire fuori da Israele le società).
La dimensione dei round seed in Israele è paragonabile a quelli della Silicon Valley, e sentire una startup presentare il pitch dicendo che ha avuto un round seed di $2 milioni ad una valutazione di $50 Milioni fa impressione ad un frequentatore della scena Italiana.
9. La delegazione di Italia Startup
Da imprenditore ed angel Italiano ho portato a casa molto su cui riflettere per agire.
Come Presidente di Italia Startup ringrazio i colleghi che hanno voluto venire e fare team (Giusy Stanziola di Unicredit, Benedetta Arese Lucini, Alessandro Braga di Elmec, Mirko Puliafito di Eudata, il Consigliere di Italia Startup Vittorio Mauri di U-Start e Samuele Morales di Fondazione Bruno Kessler oltre naturalmente al pionere, leader Maurizio Rossi il “ministro degli esteri” di H-Farm mentor nella sessione alla borsa di Tel Aviv) in una delegazione che ha avuto il merito di esserci e di aver cosi fatto pronunciare più volte il nome “Italian Delegation” nelle sessioni della Conferenza. Le regole del gioco sono chiare: noi contribuiamo a far di DLD una Conferenza Internazionale e loro promuovono il fatto che esiste un brand Italia nel mondo delle startup, poi vinca il migliore ed in questo momento è chiaro chi va ad imparare da chi, ma le logiche sono quelle della rete: il valore aumenta all’aumentare dei nodi collegati e noi stiamo facendo questo, per tutti in Italia.
10. Obiettivi per l’Italia
DLD è stata anche l’occasione di promuovere l’invito a SMAU con SMAU International e RestartsUp Italia il programma del MISE con ITA (Italian Trade Agency – ICE) e speriamo di aver interessato a venire (se non altro aver incuriosito). Il brand Italia e forte ma l’abbinamento con la parola Startup è ancora da costruire.
Visto Israele e vista l’Italia da lontano il mio obiettivo di lavorare con Italia Startup a tessere la rete della collaborazione con tutti gli attori privati e pubblici che costituiscono l’ecosistema è confermato come necessita’ e priorità.
Dal DLD Tel Aviv 2015 un messaggio forte e chiaro: si può fare e le opportunità sono grandissime. Dipende solo da noi.
Marco Bicocchi Pichi
Presidente Italia Startup