Oppure i sommelier. I dati di un’indagine Doxa fra i Millennials tricolori riaprono il dibattito fra moda e predisposizione. Sulla scorta di numeri ai limiti della patologia: quattro su dieci vogliono finire dietro ai fornelli. Con tutto quello che il mondo ha da offrire
E quindi, magari, non moriremo celiaci ma sicuramente chef. Riversati fra i fornelli, ansimanti fra i fuochi, in cerca di una cucina in cui ci assumano, preda di fantasmi gastrotelevisivi e di una bulimia a cui non trovare soluzione. Che fame, che schifo. C’era una volta in cui i ragazzini e le ragazzine volevano fare gli astronauti. Oppure i pompieri, i dottori, i giornalisti (!) o altri mestieri che, dal basso della propria statura, apparivano irrefrenabilmente appassionanti. I cassieri del super, tipo. Oppure gli astronomi.
Oggi l’82% dei Millennials italiani – che non sono proprio ragazzini, è vero, ma i nati dagli anni Ottanta e i primi Duemila, dunque dai 15enni ai 35enni – si considera un buongustaio. Il che dà già da pensare: altro che Mark Zuckerberg, il nostro modello è Gualtiero Marchesi. Il 77% ama cucinare, un fatto stupendo perché nell’epoca della smaterializzazione risponde evidentemente al bisogno di ritrovare concretezza, coreuticità verrebbe da dire. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Birra Moretti, raccolti ed elaborati da Doxa Marketing Advice, c’è però dell’altro che se fosse vero trasformerebbe l’Italia in una Repubblica basata sul lavoro, sì, ma di ristorazione. E poco altro.
Una percentuale impazzita
A quanto pare, infatti, il 44% del campione ha indicato fra le professioni preferite proprio quella di chef. Una percentuale mostruosa, anomala, malata, impazzita. Con tutto quello che il pianeta ha da offrire, con gli stimoli che arrivano sotto ogni fronte, quattro giovani su dieci non riescono a vedere un futuro se non a discutere di salse di melograno e sauté di mazzancolle su cous cous ai sapori mediterranei. Sia chiaro: siamo qui a parlare di cibo, va bene. Ma l’onestà intellettuale non può nascondersi dietro un dito: è da considerarsi normale questa tendenza o i dati dell’indagine Doxa non la raccontano bene? Chissà. Forse la seconda.
Come se non bastasse, il 27% del campione ha indicato anche il sommelier fra i lavori preferiti. Quindi, pur ammettendo che le risposte a disposizione fossero multiple, esisterebbe un 71% (vogliamo togliere un 20-25% di sovrapposizioni? Ok, un 50%) di giovani per i quali lavorare con cibo e vino è il sogno della propria vita. Come andare sulla Luna è stato il miraggio di generazioni di baby boomer incantati dai primi passi di Neil Armstrong e dall’epopea spaziale Usa vs Russia. A nulla valgono le imprese di Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti: qui da noi preferiamo i paccheri alla sorrentina, altro che le verdure liofilizzate di quei due twittaroli spaziali.Tornassero giù che è pronto in tavola.
E se andassero di moda i talent show sul giardinaggio?
L’indagine ci racconta che la prima di quelle percentuali (il 44%) sale al 48% fra le donne, “che reputano la professione dello chef particolarmente aspirazionale”. Curioso che questo elemento sia messo in evidenza: perché mai non dovrebbe essere aspirazionale? Forse le donne non hanno il diritto di puntare a una cucina diversa da quella, ultramaschilista, in cui sono da sempre imprigionate? Mah. Infine, il 53% degli intervistati dichiara di apprezzare e seguire Master Chef. Dunque sarà pure troppo facile fare di tutta l’erba un Cracco ma una domanda rimane da farsela: se in tv andassero di moda, che so, i talent show sul giardinaggio o i programmi su taglio e cucito, vorremmo trasformarci tutti in sartini e in Luchi Sardelli? O dev’esserci invece qualcosa di più (preoccupante)?