Im2Calories, questo il nome del progetto sperimentale del gigante californiano per un sistema di intelligenza artificiale capace di stimare le calorie di un piatto semplicemente con uno scatto
Della mania di fotografare il cibo ne abbiamo già parlato: prima spiegando cosa fosse il foodporn e perché catturassimo le pietanze sempre dall’alto e poi per raccontarvi dei piatti pensati appositamente per i patiti di Instagram che non riescono a mangiare prima di aver scattato. Ma il progetto di intelligenza artificiale di Google potrebbe rendere finalmente utile tutta la collezione di foodporn presente sui social network. Già, perché il gigante californiano, dopo aver investito 15 milioni in una startup agritech, sembra essersi appassionato al cibo e ha sviluppato un algoritmo che permetterà di contare le calorie di un piatto semplicemente scattandogli una foto.
Il progetto si chiama Im2Calories ed è stato presentato per la prima volta all’interno del Rework Deep Learning di Boston da uno scienziato di Big G, Kevin Murphy, il quale ha raccontato al pubblico che la compagnia sta lavorando a un sistema che punta a sfruttare l’analisi fotografica per stimare le calorie del cibo. Attualmente si tratta di un esperimento, ma in futuro questo algoritmo potrebbe essere integrato all’interno di applicazioni come Instagram.
Un algoritmo per capire cosa c’è nei nostri piatti
“Secondo me è ovvio che gli utenti desiderino questa funzionalità, può essere davvero utile” ha spiegato Murphy “Forse riusciremo a ridurre il consumo calorico del 20% e a ottenere da un gran numero di persone molte informazioni con le quali creare statistiche dettagliate sulle abitudini alimentari della popolazione“. L’algoritmo è in grado di determinare la profondità di ogni pixel presente nella fotografia e unire questi dati con il riconoscimento degli oggetti. In questo modo Im2Calories riesce a lavorare anche con immagini a bassa qualità, come quelle pubblicate su Instagram.
Dalla dimostrazione che è stata offerta durante l’evento, si è visto come il sistema sia in grado di elaborare anche i possibili condimenti utilizzati per preparare il piatto. La stima, in questo modo, risulta piuttosto realistica, ha dichiarato Murphy. “Se dovesse funzionare anche solo il 30% delle volte, sarebbe già abbastanza per convincere la gente e usarlo, e noi raccoglieremmo dati per renderlo migliore nel tempo“. Già, perché almeno nei primi tempi avrà bisogno di imparare in modo da creare un database il più possibile completo e comparativo.
Se e quando Im2Calories dovesse rivelarsi sufficientemente accurato, potrebbe davvero rivoluzionare l’approccio degli utenti nei confronti del cibo oltre che favorire la diffusione di una maggiore consapevolezza sulla quantità di calorie ingerite ogni giorno. A quanto pare Google fa sul serio con questo progetto tanto da aver già depositato il brevetto, anche se i dettagli non sono stati ancora divulgati e il portavoce dell’azienda ha prontamente dichiarato che il sistema è ancora in fase di sviluppo ed è lontano dal diventare un prodotto.