Si tratta del gruppo di studio annunciato pochi mesi fa dal Governo per studiare l’impatto dell’AI su informazione ed editoria
L’ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato ha annunciato le dimissioni dalla presidenza della Commissione Algoritmi. La decisione è arrivata subito dopo le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che nella conferenza stampa di ieri, 4 gennaio, ha criticato il contenuto di un’intervista recente rilasciata a Repubblica in cui Amato ha criticato l’attuale esecutivo. Amato ha dichiarato, ad esempio, che «agli occhi degli elettori della destra populista le Corti finiscono per apparire espressione e garanzia di quelle minoranze che turbano il loro ordine. L’Abbiamo visto in Polonia e Ungheria: le prime ad essere messe nella lista nera sono state le Corti europee, poi le Corti nazionali». A domanda su cosa pensasse in merito, la presidente Meloni ha detto di essere rimasta «basita», polemizzando sul fatto che «siccome entro il 2024 il Parlamento che oggi ha una maggioranza di centrodestra deve nominare quattro giudici della Consulta, ci sarebbe il rischio di una deriva autoritaria» secondo le opposizioni.
La vicenda di Amato presidente della Commissione Algoritmi si conclude così pochi mesi dopo la sua nomina, scelta che peraltro la stessa premier Meloni aveva criticato. In un momento storico in cui molti governi in Europa e non solo si stanno attrezzando per fronteggiare le sfide dell’intelligenza artificiale, l’obiettivo della Commissione Algoritmi è di carattere consultivo. Si tratta di un gruppo di studio che sta valutando l’impatto dell’AI su informazione ed editoria, così come stabilito dal sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all’editoria Alberto Barachini. Amato si era espresso così rispetto ai rischi dell’intelligenza artificiale: «Può avere sull’economia effetti assolutamente sconvolgenti e le intelligenze naturali della nostra Costituzione non potevano assolutamente contemplarlo». Di fronte a sfide epocali nel pieno di quella che molti esperti hanno definito una nuova rivoluzione industriale trainata dall’AI, il pericolo è che la politica italiana litighi sull’innovazione su basi ideologiche, senza rendersi conto della posta in gioco.