Dieci milioni di dollari a chi fornisce informazioni valide su chi c’è dietro a Hive ransomware, noto gruppo di criminali informatici. A comunicarlo è stato lo stesso Dipartimento di Stato americano che da tempo dà la caccia ai cybercriminali. «La variante del ransomware Hive ha preso di mira vittime in oltre 80 Paesi, compresi gli Stati Uniti – si legge in una nota diffusa dal Dipartimento di Stato americano – A partire dalla fine di luglio 2022, l’FBI è penetrato nelle reti di computer di Hive, ha ottenuto le sue chiavi di decrittazione e ha impedito alle vittime di dover pagare fino a 130 milioni di dollari di riscatto richiesto dal gruppo informatico».
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Le pene italiane contro il cybercrime
Il ddl sul cybercrime recentemente approvato dal Consiglio dei ministri italiano ha inasprito le pene detentive per i criminali informatici e introdotto maxi sanzioni pecuniarie per chi detiene o fornisce programmi in grado di danneggiare sistemi informatici. La detenzione che prima era prevista da 1 a 5 anni, è passata da 2 a 10 anni per l’accesso abusivo ai sistemi informatici e fino a 2 anni di reclusione e sanzioni pecuniarie da 10.329 euro per chi detiene o fornisce programmi per il danneggiamento di sistemi informatici. In caso di reati contro “sistemi informatici o telematici di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico”, le pene, rispettivamente, passano da tre a dieci anni e da quattro a dodici anni.