Si allungano di quattro anni i tempi in cui uomini e donne del pianeta avranno finalmente raggiunto la parità che, ricalcolata oggi, verrà dunque conquistata tra 134 anni, più o meno il tempo di cinque generazioni. Quanto all’Italia, nella classifica che monitora il grado di parità di genere raggiunta, arretra dal 79esimo all’87esimo posto, perdendo ulteriori posizioni su quelle già perdute lo scorso anno. Sono due delle – tristi – conclusioni del Global Gender Gap Index 2024, il rapporto internazionale che di anno in anno confronta l’impegno e i progressi messi in campo dai Paesi (quest’anno sono 146) per eliminare i divari di genere.
Questi i primi 10 Paesi. E l’Europa guida la classifica
7 delle economie che occupano i primi 10 posti sono europee. Se per il momento, nessun Paese nel mondo ha completamente chiuso il divario tra donne e uomini, l’Islanda è in vetta ai Paesi virtuosi, avendone ormai colmato il 93,5%, seguita da Finlandia e Norvegia (entrambe a quota 87,5% del divario). Al quarto posto si colloca quest’anno la Nuova Zelanda (83,5%), al quinto la Svezia (81,6%), al sesto il Nicaragua (81,1%), al settimo la Germania (81%), all’ottavo la Namibia (80,5%), al nono l’Irlanda (80,2%), infine al decimo la Spagna (79,7%) che, soprattutto grazie all’approvazione di leggi molto avanzate e coraggiose, ha compiuto un balzo di ben otto posizioni. Lituania e Belgio, invece, sono quest’anno uscite dai primi posti in classifica e, come detto, l’Italia ha perso otto posizioni, avendo saturato il gap di genere solo per il 70,3%: in Europa è 37esima su 40 Paesi, seguita solo da Ungheria, Repubblica Ceca e Turchia.
L’Italia arretra in economia e politica, ma migliora in istruzione
Il Global Gender Gap Index che, ricordiamolo, è formulato dal World Economic Forum, misura i progressi via via maturati dai Paesi per riequilibrare la condizione degli uomini e delle donne in 4 aree chiave: salute e sopravvivenza, livello di istruzione, partecipazione e opportunità economiche, emancipazione politica. Se l’Italia, rispetto al 2023, è avanzata di una posizione nell’area della salute e della sopravvivenza e di quattro nell’istruzione (e, infatti, continua a crescere il numero delle laureate, delle donne qualificate e che fanno esperienza all’estero, superando in diverse metriche addirittura i maschi), ha perso terreno negli altri due indicatori. Per quanto riguarda la partecipazione economica, è scivolata di ben 7 posizioni ed è attualmente al 111esimo posto: incide la differenza tra occupazione femminile e maschile, ma anche lo squilibrio di genere nelle posizioni apicali in azienda e nei consigli di amministrazione, nonché nella proprietà delle imprese. Ma è in fatto di emancipazione politica che l’Italia è chiamata a compiere i progressi decisamente più consistenti: nonostante ci sia una donna a capo del Governo, tra Parlamento e Governo le donne sono il 33,6% del totale (dati Openpolis), ma nel complesso l’indice di forza – calcolato in base agli incarichi effettivi ricoperti – è ancora più basso, attestandosi al 27,9%.
La parità effettiva nel mondo? Quasi raggiunta in fatto di salute e istruzione
Il Global Gender Gap Index mette in luce che il 97% delle economie trattate nell’edizione ha chiuso almeno il 60% del divario tra donne e uomini rispetto all’85% di quelle che lo facevano nel 2006, ovvero alla prima edizione del rapporto. E globalmente, il pianeta ha chiuso per il 96% il cosiddetto Health and survival gender gap, per il 94,9% l’Educational attainment gap, per il 60,5% l’Economic participation and opportunity gap, infine solo per il 22,5% il Political empowerment gap: i progressi stanno rallentando nell’area educativa (servono 4 anni in più per raggiungere globalmente la parità) e in area politica (qui ne servono 7 in più, collocando il raggiungimento della parità in questa dimensione tra ben 169 anni).
La sfida sarà vinta solo a queste condizioni
Come dimostrano i dati 2024, la scala e la velocità dei progressi messi in atto fino a ora sono insufficienti. “La reticenza ad abbracciare la parità di genere come condizione assolutamente necessaria per una crescita equa e sostenibile sta incidendo sulla capacità globale di far fronte alle esigenze del presente e alle sfide del futuro, impattando negativamente sul futuro delle donne e delle ragazze”, commentano gli esperti che di anno in anno aggiornano gli indici. E che oggi incoraggiano i Governi e i leader delle imprese a fare molto di più. “Sostenere e finanziare le attività finalizzate alle gender equality è cruciale per evitare l’arretramento dei progressi duramente guadagnati e per garantire che i percorsi verso la crescita, la prosperità, l’innovazione e la sostenibilità offrano condizioni di partenza eque per tutte le persone”.
Sono convinti, gli analisti del World Economic Forum, che attraverso interventi mirati e sforzi collaborativi tra governi e business si possa fare del 50/50 una realtà, puntando in primo luogo a rimodellare i mercati del lavoro, soprattutto “integrando finalmente la questione della parità di genere dentro il cuore delle trasformazioni globali nella tecnologia, nell’azione climatica, nella cura. Invitiamo i governi, i decisori economici e i leader della società civile a unirsi a noi in questo sforzo per resettare la strada verso la conquista della parità”.
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