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La sfida era di quelle da cui si torna o vive o morte: fare il giro del mondo in 15 mesi, senza mai accettare l’aiuto di un quattrino e, anzi, rientrare in patria con 5.000 dollari in tasca. Fosse tornata vincitrice, avrebbe  incassato 10.000 dollari di premio. Si deve a una scommessa tra un pugno di ricchi signori e la ventiquattrenne Annie Kopchovsky, mamma di tre bambini e ciclista in erba, il primo giro del mondo di una donna su una bicicletta. Nell’America di fine Ottocento, quei maschi scommettitori erano molto più che scettici: qualche anno prima l’impresa del giro del mondo su due ruote era stata tentata e vinta da Thomas Stevens, ma lui era uomo, mentre quella ragazza che, per sollevare il bilancio famigliare, vendeva spazi pubblicitari sui quotidiani di Boston, non prometteva di combinare un granché, da sola, senza né soldi né muscoli e, soprattutto, in condizioni estreme senza la protezione maschile.

Nata in Lituania, emigrata negli Usa

Ebrea lituana emigrata in America da bambina, sposata con Simon Kopchovsky, ebreo ortodosso e venditore ambulante di tessuti a Boston, Annie Cohen Kopchovsky aveva il furore dentro. In cambio di 100 dollari, accettò di brandizzare la sua bicicletta con il logo di un’acqua minerale, la Londonderry Lithia Spring Water Company of New Hampshire, con l’obiettivo di fare della sua due ruote un manifesto pubblicitario viaggiante. E siccome il cognome che aveva preso da suo marito, Kopchovsky, non le suonava adatto a rappresentare la moderna epopea che voleva incarnare, lo cambiò in Londonderry. Il 27 giugno 1894, alle 11 del mattino, Annie Londonderry si lasciò alle spalle Boston, la sua famiglia, tutte le sue sicurezze e, salutata dalla folla – tra cui non c’era il marito – diede la prima pedalata del suo fenomenale giro del mondo. Con sé aveva giusto i vestiti che indossava, e una pistola.

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Il giro del mondo in bicicletta

La prima tappa, Boston-Chicago, la mise faccia a faccia con la durezza dell’impresa: per raggiungere Boston impiegò tre mesi, perse 10 chili, la sua bicicletta Columbus da donna era pesante pure in discesa e la gonnellona non smetteva di infilarsi nelle ruote. Annie Londonderry meditò di ritirarsi e riprendere la strada verso casa, ma quando la Stirling Cycle Works le offrì una bicicletta da uomo, più leggera e maneggevole, cambiò idea. Gettò via anche il gonnellone scuro, la camicia accollata, il corsetto, si infilò dentro un comodo paio di pantaloni e si diresse verso New York, obiettivo: salpare, direzione Europa. 

Annie Londonderry arrivava nei posti preceduta dalla pubblicità di se stessa, grazie a telegrammi che inviava ai giornali locali qualche giorno prima. Per fare soldi e finanziare le tappe successive, vendeva souvenir delle sue avventure e cartoline autografate, organizzava show sulla sua bicicletta e conferenze davanti a platee anche considerevoli. Soprattutto, le incantava con la potenza delle sue avventure: nel Bengala – raccontava – aveva dato la caccia alle tigri, in Oriente era stata in prima linea della guerra sino-giapponese ed era stata presa in pieno a una spalla, in Francia, appena sbarcata a Marsiglia, era stata sbattuta in prigione da un ufficiale di dogana che non si capacitava di cosa fosse venuta a combinare in Europa, inforcando la bicicletta, una straniera sola e vestita da uomo. Per non dire di quando fu investita da un cavallo imbizzarrito e dal suo calesse. Man mano che si misurava con le durezze dell’impresa, le cadute. il meteo imprevedibile  e incidenti di varia natura, Annie era diventata abilissima a trasfigurarli, intrecciando il vero e il verosimile in racconti zeppi di iperboli: le piaceva, poi, raccontarsi ora come orfana, ora come studentessa di Harvard in medicina, come donna nubile, facoltosa ereditiera, a seconda di cosa fosse di volta in volta necessario per fare breccia tra potenziali sostenitori, dunque sponsor e finanziatori della sua avventura. 

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William J. Root, Chicago – http://www.annielondonderry.com

“Una donna nuova”

Annie Londonderry fu una grande viaggiatrice e atleta, una comunicatrice di gran stoffa, ma fu soprattutto una strepitosa imprenditrice di se stessa:  “Una donna nuova” amava definirsi lei, “se questo termine significa che posso fare tutto quello che fa un uomo”. La sua impresa si situava al perfetto incrocio tra il fermento delle suffragette e dei movimenti per i diritti delle donne e la nascente febbre per la bicicletta:  “Lasciatemi dire cosa penso della bicicletta”, disse la suffragetta Susan B. Anthony in un’intervista del 1896 al The New York World. “Penso che abbia fatto di più per emancipare le donne di qualsiasi altra cosa al mondo. Mi alzo e gioisco ogni volta che vedo una donna passare su una ruota. Dà alla donna una sensazione di libertà e autosufficienza: è l’immagine della femminilità libera e senza vincoli”.

Annie raccontò su The New York World le sue pedalate tra Shanghai, Nagasaki, Saigon. Visitò Marsiglia, Alessandria d’Egitto e Gerusalemme: fece lunghi viaggi su navi e treni a vapore, per poi, scesa a terra, saltare subito sulla sua due ruote. Approdata a Los Angeles, risalì i territori di California e New Mexico, Colorado, Nebraska, Iowa, Massachusetts. Annie divenne popolarissima: la bolla di venerazione che la sua audacia rilasciava, si scontrava con il giudizio morale, ostile a una donna tanto libera e determinata, specie quando i giornali rivelavano che per sfidare il mondo degli uomini aveva lasciato a casa marito e tre figli. Per non dire del suo abbigliamento da maschio, oltraggio sfacciato all’ordine costituito che spinse certa stampa a definirla eunuco travestito

La rubrica giornalistica

Il 12 settembre 1895 Annie Londonderry rientrò a Chicago: era popolarissima, esausta, aveva un braccio rotto e si intascò 10.000 meritatissimi dollari. I giornali titolarono: “Si è compiuto il viaggio più straordinario che una donna abbia mai fatto”. A quel punto, Annie, tornata Kopchovsky, era anche una giornalista fatta. Continuò a scrivere sul The New York World, seguitissima per i suoi racconti sul mondo che aveva conosciuto. Si firmava con il nome che meglio la rappresentava: Una donna nuova.