Ultimo giorno ricco di interventi e spunti all’Agorà del Futuro, il format realizzato in collaborazione con StartupItalia e in programma oggi, 29 novembre, alla nona edizione de Il Salone dei Pagamenti a Milano. Tre gli ultimi temi che hanno composto il mosaico del dibattito: superapp, open data e digital wallet sono elementi con cui si declina il futuro dei pagamenti, del denaro e anche dell’identità digitale di ciascun cittadino.
Cosa serve per una superapp?
Nel corso del panel sulle superapp, piattaforme che si stanno affermando all’estero soprattutto, si è discusso sullo stato dell’arte in Italia. Se la digitalizzazione sta proseguendo e coinvolgendo sempre più persone e imprese, non esistono al momento player attrezzati per offrire soluzioni del genere. Uno spunto è arrivato da Ilaria Iannelli, Product Manager Instant Payments di Postepay: «Il nostro punto di attenzione è creare una customer experience semplice e intuitiva per far sì che risponda ai bisogni dell’everyday life».
Per ragionare di superapp bisogna anche guardare a quello che oggi gli utenti apprezzano di più online, non soltanto quando si parla di pagamenti. «L’utente – ha argomentato Chiara Padua, Deputy Head del Fintech District – si aspetta cose semplici: in un certo senso vorrebbero l’esperienza che hanno su Spotify pure su un’app di tipo finanziario». Uno dei concetti emersi in tutti i panel dell’Agenda del Futuro al Salone dei Pagamenti è la personalizzazione dei servizi.
Pierangelo Soldavini, giornalista de Il Sole 24 Ore, è intervenuto con un commento sulle barriere che vanno abbattute online, quelle che complicano tutti i processi e possono migliorare grazie al fintech. «Qualsiasi problema ci fa abbandonare il carrello sull’e-commerce, o anche chiudere un conto corrente. La competizione si gioca sulla semplicità. Forse, io credo, abbiamo perso in Italia il treno della superapp».
Alleanze per competere al meglio
Un altro termine circolato molto nei panel del format realizzato in collaborazione con StartupItalia è quello della collaborazione. Se ne è trattato nel panel sugli open data, dove Daniele Zini di Italia Fintech ha parlato dei passi in avanti da compiere per far crescere l’ecosistema startup. «Se si pensa alla normativa ci si rende conto di quante difficoltà il fintech italiano affronti tutti i giorni. Una mole di compliance paragonabile a quella delle banche. Parlare con i regolatori in Italia è difficile, mentre altrove, come in Lituania, è raggiungibile tramite WhatsApp».
Antonio Sorrentino, Professore di Sistemi Informativi a supporto delle decisioni aziendali all’Università Cattolica di Milano, ha aggiunto: «Il tema fondamentale è senz’altro la collaborazione. Il mondo degli open data deve consentire agli operatori di costruire prodotti o servizi specifici che possano prendere piede».
L’ecosistema nel frattempo si sta consolidando, con esempi di eccellenza. Claudio Garitta, Ricercatore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech al Politecnico di Milano, ha spiegato che «ogni anno raccogliamo dati sull’ecosistema: il numero di startup fintech si sta assestando in Italia. Ci sono pochi campioni, ma molte startup del comparto hanno raggiunto la profittabilità».
Leggi anche: «Anche le banche useranno i computer quantistici per risolvere problemi. La sfida è combinarli con l’AI»
Cosa c’è nel portafoglio digitale
In conclusione, il panel sui digital wallet ha aperto il dibattito non soltanto sui pagamenti, ma sul tema complesso dell’identità digitale. Valeria Portale, Direttrice dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, ha parlato di quanto si debba puntare al ritorno all’individuo della proprietà dei dati personali, spesso ceduti leggermente a player internazionali. In un mercato dove i servizi sono moltissimi, il rischio frammentazione c’è e l’Europa può giocare un ruolo fondamentale per regolamentare il settore chiedendo la collaborazione non soltanto degli attori tradizionali, ma anche delle Big Tech.
Presente al panel Alessandro Camagni, Head of Digital Payments & Services di Intesa Sanpaolo, che ha parlato dell’impegno della banca verso servizi digitali in un’ottica di accessibilità e inclusione. Quando si parla di digital wallet bisogna infatti contemplare il ruolo che questi strumenti hanno nella vita di tutti i giorni, per tutte le persone a seconda delle proprie necessità. Il tema dei pagamenti, in ultima analisi, si collega alla questione della nostra presenza nello spazio (sempre più) digitale. Scenario con ricadute sul fintech che continueremo a esplorare sul magazine e che in questa tre giorni ha raccolto molti spunti di ragionamento.