A causa di fatture non pagate per circa 1 milione di euro, uno dei fornitori ha richiesto istanza di fallimento per Wave For Energy, startup cleantech con sede a Torino, lanciata nel 2010 da Giuliana Mattiazzo, vicedirettrice del Politecnico di Torino per l’innovazione tecnologica, e da Andrea Gulisano, attuale Ceo.
Con quasi 15 anni di attività alle spalle, come si legge sull’edizione locale de Il Corriere della Sera l’azienda non godrebbe più dell’appoggio economico di Eni, principale partner dell’iniziativa che in origine avrebbe mirato ad acquistare centinaia di macchine per produrre l’energia pulita grazie al moto ondoso del mare. Questa è la tecnologia su cui finora è stata al lavoro l’azienda, chiamata ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter).
Wave For Energy, perché si parla di fallimento
Della vicenda si è occupato anche il quotidiano Domani secondo cui il rischio concreto di fallimento sarebbe, secondo quanto riferito dalla startup, «colpa di Eni». La multinazionale ha subito respinto ogni accusa. Come si legge sul profilo LinkedIn, Wave for Energy è nato come spin off del Politecnico di Torino e nel corso degli anni ha investito in ricerca per testare questa macchina green nelle acque di Pantelleria.
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La messa in stato di liquidazione della società è partita a ottobre scorso. Nel frattempo Eni ha ridotto drasticamente il proprio impegno sulla cleantech. L’ipotesi è che questo cambio di strategia derivi da una tecnologia non all’altezza delle aspettative. Al netto del fallimento dell’azienda, il problema sta anche nel futuro dei 20 brevetti depositati. Non è escluso che la questione prosegua in tribunale con cause legali. Nel frattempo la startup è in una situazione critica con una lista di fornitori da pagare e una decina di dipendenti.
Come funziona la tecnologia di Wave For Energy
Fino al 2023 Eni pubblicizzava la tecnologia prodotta da Wave For Energy. A Pantelleria, il prototipo veniva descritto così: «La macchina è costituita da uno scafo in acciaio che misura 8 x 15 m che ospita il sistema di conversione dell’energia, composto da due unità giroscopiche, ciascuna di diametro superiore a 2 m. Il dispositivo è tenuto in posizione su un fondo marino profondo 35 m da uno speciale sistema di ormeggio che risponde alle condizioni meteorologiche e del mare, costituito da tre linee di ormeggio e un giro (un giunto rotante). L’elettricità prodotta viene trasmessa a terra tramite un cavo elettrico subacqueo».
Eni, il commento sul caso Wave For Energy
La posizione di Eni rispetto alla questione è riportata nella seguente nota: «Il rapporto contrattuale tra Eni e Wave for Energy, che prevedeva tra l’altro il testing dell’impianto ISWEC, è giunto a sua naturale scadenza. Le attività di ricerca condotte e gli studi portati avanti durante tale fase hanno evidenziato la mancanza dei presupposti tecnico/economici per poter considerare al momento concrete prospettive di scalabilità industriale della tecnologia. Il progetto infatti prevedeva verifiche sperimentali che avevano per loro natura un rischio tecnologico intrinseco; considerati i risultati di tali verifiche, Eni ha deciso di sospendere le attività di sviluppo successive. Eni ha sempre adempiuto a tutti gli obblighi assunti contrattualmente, inclusi gli impegni di spesa».