Non ci aspetta un gran futuro secondo i ragazzi di ChaoticBrain Studio, la startup madrilena al suo debutto con questo Neon Blood, adventure – rpg fantascientifico che butta sulla scena (lo dobbiamo ammettere) un po’ di luoghi comuni triti e ritriti.
Neon Blood, la difficile vita del detective (in qualunque epoca)
La vera mancanza di Neon Blood riguarda l’originalità. Ed è un vero peccato. Il protagonista è il classico investigatore stropicciato disilluso e sarcastico, che tiene a stento a freno le proprie dipendenze. Da questo punto di vista, il videogame sarebbe potuto essere ambientato tanto negli anni ’30 o ’50 del secolo scorso quanto in un futuro prossimo e distopico.
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Anche la trama è piuttosto banalotta: si parte con premesse che non sembrano portare a niente di speciale e, contrariamente a ciò che afferma l’intera stazione di polizia, si arriva a scoprire un complotto gigantesco, che solo il nostro eroe perennemente ammantato in un impermeabile aveva saputo intravedere.
La realizzazione tecnica è il vero punto a favore di Neon Blood, perché per quanto poco originali, gli scenari fantascientifici à la Blade Runner sono veramente d’impatto, anche grazie alla commistione tra grafica DOT e quinte poligonali.
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Di contro è il gameplay a lasciare insoddisfatti: sulla carta siamo di fronte a un RPG in cui essenzialmente si rimbalza da un PNG a un altro nelle fasi investigative mentre si affrontano scontri a turno in quelle deputate al combattimento.
La routine insomma è di casa e la noia in agguato. Il gioco madrileno dura solo 6-7 ore, però non sono poche le fasi nelle quali si avverte la stanchezza dovuta a meccaniche di gioco che tendono a ripetersi in loop e a una storia che, per quanto ben scritta, sa di già visto. Insomma, Neon Blood non sfonda. È senza ombra di dubbio un titolo graficamente d’impatto, ma dal punto di vista ludico non presenta alcuna innovazione degna di nota. Purtroppo.