A Sanremo è tutto pronto per la prima serata del Festival. Ci sono i fiori, ci sono i cantanti, ci sono i conduttori e gli spettatori. Ma ci sarà anche l’Intelligenza artificiale? A questa domanda hanno risposto Antonio e Valeria Di Fraia, due fratelli che hanno in comune una grande passione: quella per la musica e la tecnologia. Così, un po’ di tempo fa, hanno iniziato a pensare a un progetto innovativo: dare vita a un album musicale con l’aiuto esclusivo dell’AI. Oggi quel progetto si chiama Neural ed è disponibile su Spotify, Apple Music, Amazon Music e le principali piattaforme di streaming. E se questi due giovani ragazzi (in arte Antronic) sono stati in grado di creare un album di 5 tracce con l’AI, quando questa arriverà anche sul palco di Sanremo? O, meglio, è già arrivata?
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Che cosa racconta l’album musicale “Neural”, prodotto con l’aiuto dell’AI?
“Neural” si compone di cinque tracce che attraversano vari generi musicali: dal reggaeton al pop Italiano, e raccontano del crescente intreccio tra realtà e virtualità. L’album e i brani sono stati ideati da noi, individuando le melodie in base ad un’analisi dei trend di ascolto, e sviluppando i testi dell’album attorno al concetto di contrasto tra reale e virtuale.
Quali strumenti avete adottato nella messa a terra del progetto?
La produzione dei contenuti è stata resa possibile grazie all’impiego delle tecnologie di Intelligenza artificiale generativa più recenti, tra cui Large Language Model per l’elaborazione dei testi e Audio Diffusion Model per la composizione delle melodie. Le tempistiche di produzione totali sono state particolarmente ridotte: in meno di 48 ore siamo riusciti a creare un album di 5 canzoni, senza avere specifiche competenze artistiche o di produzione musicale.
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Così sfidate l’AI in campo musicale?
L’arrivo dell’AI nel settore musicale ha innescato un acceso dibattito globale. Sono note le varie lettere aperte firmate da numerosi artisti, soprattutto americani, che durante lo scorso anno hanno messo in guardia sui rischi dell’AI nello svalutare il lavoro umano e violare il copyright. Allo stesso tempo, però, l’AI promette di democratizzare la produzione musicale, rendendola più accessibile a chiunque e in tempi brevissimi. Le nuove tecnologie nella musica presentano, senza dubbio, tante sfide, come la crescente indistinguibilità artistica e il plagio, potenziali controversie sui diritti d’autore e un possibile impatto economico negativo sugli artisti attuali. Allo stesso tempo, offrono un supporto come partner creativo per l’ispirazione artistica e una rapida produzione.
Come vi siete avvicinati a questo settore?
Io (Antonio), ho 28 anni e sono laureato in Management. Due anni fa, durante l’estate, sono stato a San Francisco per approfondire proprio l’AI. Dopo aver lavorato come consulente strategico, sono entrato in Amazon dove mi occupo di e-commerce e Intelligenza Artificiale Generativa e adesso vivo a Milano. Mia sorella, Valeria, ha 23 anni e vive a Napoli. Nella vita quotidiana si occupa di tutt’altro: è una studentessa di biologia molecolare ma ha scoperto l’intelligenza artificiale per necessità, cercando un compagno di studio con cui confrontarsi e se ne è appassionata. Così abbiamo deciso, insieme, di esplorare il mondo dell’Intelligenza artificiale applicata alla musica ed è nato “Neural”.
Parlando di Sanremo, quando, secondo voi, potremmo vedere “salire sul palco” l’AI?
Crediamo che la musica sia per il grande pubblico, prima di tutto, emozione, connessione con il pubblico, rapporto umano. È l’energia che si crea nei concerti, nei festival, negli stadi. Per questo, il nostro punto di vista è che una voce interamente artificiale sul palco di Sanremo nel breve termine sia poco probabile. L’artista porta con sé qualcosa di unico e irripetibile che, per ora, l’AI non può replicare. Immaginiamo, invece, che l’Intelligenza artificiale entrerà molto presto – e forse sta già accadendo – nel ruolo di co-autore. Non è inverosimile pensare che già quest’anno al Festival di Sanremo ci sia una componente di intelligenza artificiale nella scrittura di testi o melodie, e siamo sicuri che l’anno prossimo sarà ancora più evidente. La vera differenza la farà chi deciderà di renderlo pubblico e chi no, ma il coinvolgimento dell’Intelligenza artificiale nel processo creativo sta accelerando rapidamente.
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Adesso proseguirete lungo questa strada?
Intanto siamo molto contenti del successo riscosso da “Neural”, che è stato particolarmente apprezzato soprattutto in alcuni Paesi all’estero come il Messico, la Colombia, l’Argentina. In parallelo al progetto musicale, stiamo lavorando su soluzioni che permettano anche alle piccole imprese italiane di accedere a strumenti avanzati di agenti vocali, migliorando il rapporto con i clienti, riducendo i tempi di attesa e offrendo un servizio più efficiente e personalizzato. Su questo punto, speriamo di poter raccontare molto di più nella seconda parte dell’anno. Ci piacerebbe concretizzare tutto questo in una vera e propria società, ma per farlo dobbiamo schiarirci le idee sulle potenzialità e le opportunità che realmente ci potrà offrire perchè al momento, il settore musicale non è un mercato ricco e le opportunità sono molto limitate. Magari potremmo pensare a produrre questo tipo di musica solo per certi settori.