Tre personaggi giocabili e altrettante storie uniche, con stili di combattimento diversi per affrontare i nemici in campo aperto. Le basi di Yasha Legends of the Demon Blade, sviluppato dalla realtà indie taiwanese 7QUARK, sono quelle di un action RPG sufficientemente vario per favorire la rigiocabilità, soprattutto nei panni di uno degli altri due avatar. Il nostro test è avvenuto su Steam dove è consigliabile utilizzare il pad per divertirsi.

Yasha Legends of the Demon Blade, la recensione
La prima scelta da compiere prima di far partire l’avventura è la selezione del personaggio. Come anticipato sono tre: un Ninja, un emissario Oni e un demone Samurai. A livello grafico è evidente il tributo al mondo dei manga, con una cura per i dettagli e la caratterizzazione dei personaggi. Yasha Legends of the Demon Blade è un titolo che bilancia il racconto di una storia, mediante schermate statiche con dialoghi tra i personaggi, e l’azione in visuale isometrica.

Per impratichirsi è importante completare il tutorial nel quale si assorbono alcune sequenze di tasti per infliggere danni, parare e contrattaccare. A livello di combat system Yasha Legends of the Demon Blade è un prodotto davvero niente male. Fluido e stabile, non è forsennato ma è appagante soprattutto negli impatti corpo a corpo. Oltre ad attaccare, sarà importante anche il tempismo nel parry. Una volta fatta breccia nella difesa avversaria gli si potrà scatenare un attacco devastante.

Il gamplay è strutturato in un mondo ridotto, dove l’esplorazione è all’osso. A farla da padroni sono gli scontri che ci vedranno fronteggiare più nemici, in attacco da varie direzioni. Come livello di difficoltà Yasha Legends of the Demon Blade non è mai snervante. Un plauso va senz’altro alla software house per la direzione artistica: è riuscita a ricreare un’atmosfera da epoca Edo, in un Giappone feudale non macchiettistico. Ci sono i dettagli architettonici, le atmosfere tipiche del lontano Oriente e le leggende.

Nel complesso Yasha Legends of the Demon Blade è un prodotto ben fatto, ovviamente non perfetto. Se i nemici vantano sprite originali e stili non banali, l’AI avversaria lascia invece molto a desiderare: in alcuni casi ci è sembrata fin troppo attendista. D’altra parte in un panorama indie dove non basta scrivere videogioco sul Giappone per avere successo – come insegna il caso The Spirit of the Samurai – questo titolo rientra tra i videogiochi da tenere in considerazione.