Il web si è diffuso in Sardegna grazie a Nichi Grauso, visionario imprenditore venuto a mancare pochi giorni fa. Grauso fonda negli anni Settanta la radio privata Radiolina e l’emittente tv Videolina. L’Unione Sarda, storico quotidiano da lui acquisito, nel 1994 va online come testata giornalistica. La prima in Europa e la seconda al mondo dopo il Washington Post. Qui il ricordo di Pietro Zanarini, già direttore del CRS4, centro di ricerca che ha fatto da apripista allo sviluppo della web economy. Zanarini ha un passato al Cern di Ginevra e il rientro negli anni Novanta in Sardegna, al lavoro anche con Grauso. La testimonianza è stata raccolta dal nostro direttore Giampaolo Colletti. La figura di Grauso sarà ricordata anche giovedì 29 maggio nel corso nella tappa sarda del SIOS25 a Cagliari (qui per partecipare)
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Trent’anni fa, in un angolo d’Italia spesso percepito come periferico, si accendeva una scintilla destinata a cambiare la storia digitale del Paese e del mondo intero. Era il 1994 e l’editore sardo Nicola Grauso, grazie anche alla collaborazione con il CRS4, pubblicava il primo quotidiano online d’Europa “L’Unione Sarda Online”, anticipando di anni l’evoluzione digitale dell’informazione. Questo è stato solo l’inizio: nel 1995 Grauso lanciava Videonline, primo provider Internet italiano a offrire un accesso diffuso alla rete e servizi di connettività avanzati. Un progetto rivoluzionario che ha contribuito a democratizzare l’accesso a Internet in un Paese ancora dominato dalle barriere tariffarie e tecnologiche.

Un ruolo decisivo quello di Grauso, tra i pochi imprenditori italiani dell’epoca a comprendere il potenziale trasformativo della rete Internet. La sua visione – non solo editoriale, ma strategica – ha portato a sviluppare un ecosistema integrato di informazione, connettività e innovazione. Grauso ha investito nella creazione di contenuti digitali, nell’alfabetizzazione informatica e nella creazione di una rete capillare di accesso. Il suo approccio anticipava di almeno un decennio le politiche europee sulla digitalizzazione. Con Videonline, la Sardegna si è posta all’avanguardia digitale non solo in Italia, ma in Europa. Sull’onda di questa trasformazione pochi anni dopo sarebbe nata Tiscali fondata da Renato Soru nel 1998. Tiscali ha introdotto il primo abbonamento Internet a tariffa flat in Italia, abbattendo una delle principali barriere all’adozione della rete. Questo gesto apparentemente commerciale è stato in realtà un atto politico e culturale, che ha contribuito a diffondere la rete in migliaia di case italiane. L’effetto moltiplicatore è stato enorme: è nato così un vasto ecosistema di startup, centri di innovazione e iniziative imprenditoriali che hanno fatto della Sardegna un laboratorio di economia digitale.
Alcuni di questi progetti si sono sviluppati in ambiti strategici come l’e-learning, il fintech, la cybersecurity, il visual and data-intensive computing, l’eHealth, la bioinformatica e l’intelligenza artificiale. La Sardegna, grazie a figure come Grauso, non ha semplicemente seguito l’innovazione, bensì l’ha anticipata, l’ha disegnata, precorrendo i tempi. Un modello di riferimento per il mondo intero e che ha permesso poi di lavorare su un ecosistema maturo.
Quello che potrebbe sembrare un episodio isolato, in realtà ha avuto conseguenze durature: la Sardegna ha costruito un ecosistema di ricerca e innovazione distribuito che ancora oggi integra università, centri di calcolo, laboratori pubblici e privati, startup e aziende consolidate, infrastrutture digitali avanzate e capitale umano altamente formato. Il CRS4 è rimasto un punto di riferimento nel calcolo scientifico, nella modellazione computazionale e nell’ICT, mentre le Università di Cagliari e Sassari hanno generato competenze che oggi lavorano nei maggiori centri internazionali.

È su queste fondamenta che oggi si gioca una sfida di portata storica: la candidatura italiana a ospitare l’Einstein Telescope (ET), il futuro osservatorio sotterraneo europeo per le onde gravitazionali di terza generazione. E la Sardegna, con il sito minerario di Sos Enattos, rappresenta non solo una sede tecnicamente eccellente, ma anche un simbolo della continuità tra scienza, territorio e visione strategica.
Ho avuto il privilegio di conoscere Nichi Grauso come imprenditore visionario, ma anche come amico e compagno di avventure senza fine. Un sognatore concreto, fattuale, pratico. Un pioniere che ha saputo precorrere i tempi e gli spazi della rete, intuendo che quegli spazi li avremmo poi abitati tutti noi. Quanto ci siamo divertiti! Ricordo ancora alcuni di quei viaggi nel suo aereo privato verso Cannes o Parigi, per partecipare a congressi internazionali dove Nichi illustrava la sua impresa e la sua visione, con quella voglia irrefrenabile di costruire il futuro. Ci mancherà Nichi Grauso, ci manca già. Ma la sua memoria vive ancora oggi e vivrà in terra sarda e nelle terre digitali del mondo interconnesso.