In Toscana l’Associazione Ragazzi Speciali Onlus dal 2005 si occupa di inserire giovani con disabilità intellettiva e con disturbo dello spettro autistico nella vita di tutti i giorni, favorendo il dialogo con la comunità. Da una parte, si accresce l’autostima e si valorizzano persone nella loro costruzione di sé, dall’altra si offre la possibilità alla società di toccare con mano le potenzialità di ragazzi e ragazze, grazie alla fiducia, alla motivazione e al supporto.
Da qui nell’aprile 2015 nasce ‘La Conserveria’, un laboratorio di trasformazione alimentare a Castiglion Fiorentino (Arezzo), che ha l’obiettivo di occupare in modo utile persone in prevalenza con autismo.
Un valore aggiunto
Nell’ambito del progetto ‘La Conserveria’ si producono conserve dolci e salate, piatti pronti e varie golosità, con una caratteristica fondamentale: i prodotti sono legati al territorio. Infatti, gli ingredienti provengono dall’agricoltura locale e le ricette rispettano la tradizione. Ragazzi e ragazze possono così dare un significato alle loro giornate e sperimentare l’autoefficacia nella quotidianità. Il progetto miscela alla perfezione l’ottica aziendale con l’aspetto educativo e pedagogico.
Imparare a svolgere un lavoro
Spiega con orgoglio Sara Rapini, Presidente Ragazzi Speciali La Conserveria: «Quest’anno abbiamo festeggiato i vent’anni dell’associazione e i dieci della Conserveria, che ha dato una svolta alla nostra associazione». Infatti, se all’inizio l’intento era di creare inclusione nella vita quotidiana, grazie a questo laboratorio ragazzi e ragazze hanno potuto avviarsi a una formazione lavorativa.«Imparare a svolgere una vera e propria attività lavorativa è un passo in avanti importante, che però necessita di un grande sostegno e supporto da parte della comunità e dei volontari, con l’ausilio delle famiglie che hanno creduto in questo progetto».

Inclusione e sostenibilità
Le parole d’ordine sono inclusione e sostenibilità. «Io sono una zia che ha creato tutto perché mia nipote autistica è stata la mia musa ispiratrice – spiega Sara Rapini -. Nel tempo, abbiamo sensibilizzato le aziende agricole a non buttare via le eccedenze». Un occhio di riguardo, dunque, a frutta e verdura che restano invendute, combattendo così lo spreco alimentare. L’altro punto fondamentale è «creare prodotti tipici del nostro territorio. La nostra Toscana ha tante ricette tradizionali che vogliamo mantenere, realizzando piatti pronti da poi far degustare attraverso il food truck». Il messaggio è chiaro: oltre al sociale, i prodotti realizzati dai ragazzi e dalle ragazze sono di valore e di qualità. Non a caso, da novembre l’associazione ha anche aperto un bistrot ad Arezzo, vicino a Piazza Grande.
Imparare peer to peer
Un altro aspetto importante è il peer to peer. Sia i ragazzi e le ragazze della Conserveria sia anche giovani di altre associazioni si mettono in gioco nella formazione, imparano a utilizzare strumenti, si sporcano le mani, tutti insieme. Si impara così facendo e creando in gruppo. Insieme si impara anche a capire il significato di lavoro, raggiungendo una nuova consapevolezza. «Bisognerebbe lavorare di più insieme alle istituzioni, con un impegno da parte di un sistema che deve ragionare in modo diverso».
Lavorare al cambiamento
A livello normativo «bisognerebbe che questi ragazzi e ragazze fossero più tutelati e tutelate. Inoltre, al posto di parlare di accompagnamento, bisognerebbe parlare di sussidio alla persona, perché il fatto di essere accompagnato stride con l’autonomia di andare a lavorare. L’obiettivo è riuscire ad avere un percorso di vita indipendente, dove possa essere incluso anche l’allontanamento dalla famiglia, nell’ottica del dopo di noi».
Prosegue Sara Rapini, raccontando un sogno: «Vorrei che riuscissimo a creare un’unità abitativa dove le persone possono avere la loro tranquillità. E quando i loro genitori non ci saranno più, ci sarà comunque il gruppo di amici, potranno avere la loro vita e percorso lavorativo; inoltre potranno sempre essere utili al territorio».
La disabilità è negli occhi di chi guarda
La Conserveria è nota non per chi vi lavora ma per la qualità e la particolarità dei prodotti. «Quando bambini e bambine vengono a imparare da noi, vengono a vedere il nostro laboratorio ed escono che hanno imparato delle nozioni su come si trasformano i prodotti, su come si mangia. E fuori riconoscono chi lavora alla Conserveria».
Fra le attività pensate per i più piccoli, c’è anche una simpatica rivisitazione del Pac-Man, dove il protagonista mangia frutta e verdura fresca oppure trasformata in succhi o marmellata. Il focus è dunque sul lavoro, mentre la disabilità passa in secondo piano. Del resto, è ben nota l’espressione che la disabilità è negli occhi di chi guarda.