Visionario, provocatore, divisivo. Da Tesla a SpaceX, da Twitter trasformato in X fino al ruolo politico accanto a Trump, Musk è l’imprenditore che non conosce limiti. Ascolta la puntata del podcast Bad Boys di StartupItalia. Nell’episodio il contributo di Alberto Onetti, Chairman di Mind the Bridge.
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Visionario? Sì. Geniale? Sicuramente. Provocatore? Più di ogni altra cosa. Ma se cercate una definizione di “irregolare” riferito a un imprenditore, Elon Musk è probabilmente la prima immagine che vi verrà in mente. Tra il 2024 e il 2025 ha accelerato un processo di cambiamento iniziato qualche anno prima, nel 2022, quando ha avviato la scalata per comprarsi Twitter. Oggi si chiama X e i detrattori lo descrivono come un Far West, piazza preferita per i complottisti.
Elon Musk è uno dei nostri BAD BOYS – QUEI “CATTIVI RAGAZZI” ALLA CONQUISTA DEL MONDO, il nuovo podcast in sei puntate firmato StartupItalia. Io sono Giampaolo Colletti e insieme a Chiara Buratti e Alessandro Di Stefano – e con molti altri esperti – ti racconto le vite di sei protagonisti che hanno lasciato il segno nella storia dell’innovazione. Figure che affascinano e che dividono, che ispirano e che disturbano. Perché hanno infranto le regole, ridefinito i limiti, rivoluzionato i mercati. Ma lo hanno fatto sempre ai limiti. Alcuni sono partiti da un garage, altri da un’aula universitaria, altri ancora da contesti lontani e impensabili per la Silicon Valley. Sono i bad boys della tecnologia globale, espressione della “bro-culture”. Visionari. Spietati. Geniali. E proprio per questo capaci di cambiare tutto. Buon viaggio nei BAD BOYS. Perché nel bene e nel male i cattivi ragazzi costruiscono il futuro.

Qui ascoltate storie. Ma c’è un’immagine recente e assai evocativa che racconta meglio di altre Elon Musk. Il giorno dopo la vittoria (inaspettata?) di Trump, posta su X una sua foto con un sanitario da bagno mentre percorre lo Studio Ovale. Ecco, anche questo definisce il Ceo più famoso al mondo. Quello che con Tesla ha anticipato i trend del settore auto. Quello che con SpaceX ha rivoluzionato in 20 anni il comparto spazio, facendo atterrare razzi dopo il decollo. Quello che qualsiasi cosa dica genera divisione. Sempre
Quando a novembre 2024 Donald Trump è tornato alla Casa Bianca Musk era felice. Macché, era esaltato. Ha urlato dal palco, amplificando il messaggio del tycoon rispetto a una nuova era dell’ora in arrivo per gli USA. Dopo il fallito attentato a Butler contro Trump, Musk ha donato 250 milioni di dollari per la sua campagna. E ha ottenuto un posto alla Casa Bianca. Capo del DOGE: ha raccolto l’ambizioso obiettivo di tagliare duemila miliardi di dollari alle casse federali. Come? Tagliando i costi, come ha saputo fare nelle sue aziende quando le cose andavano molto male.

Tra 2024 e il primo semestre 2025 Musk è stato onnipresente nella politica americana. E non solo. Ha fatto endorsement per l’Afd in Germania, per l’estrema destra in Italia, così come in Francia e in Gran Bretagna. Ha parlato di MEGA, Make Europe Great Again. E intanto i guai con Tesla si facevano sentire: proteste in tutto il mondo davanti alle concessionarie, atti di vandalismo, proprietari delle sue elettriche che appiccicavano sull’auto un adesivo diventato virale. “L’ho comprata prima che Elon impazzisse”, si leggeva. Le vendite vanno male da tempo, la concorrenza cinese galoppa e gli investitori lamentano l’assenza di Musk dagli affari. Per raccontare l’evoluzione dell’uomo più ricco del mondo abbiamo intervistato Alberto Onetti, chairman di Mind The Bridge, imprenditore e grande esperto di mondo tech americano.
Con Trump all’inizio le cose sono andate alla grande e DOGE è partita in quarta tagliando a destra e a manca. Molti hanno definito Musk un presidente ombra, ospite fisso a Mar A Lago, nella residenza in Florida di Trump. Al suo seguito il Ceo di Tesla si è portato un team di giovani sviluppatori e ingegneri: gente fidata, che ha già lavorato per le sue aziende. Ventenni con il compito di tagliare la spesa federale e rendere più efficiente l’intera macchina. Hanno avuto accesso a dati sensibili? Qualcuno ha puntato il dito contro un conflitto di interessi: Musk, a capo di alcune delle società più importanti del globo, ha pieno accesso a informazioni, dati e governo. Sicuri che tutto questo sia corretto?

Quando le cose sono iniziate ad andare male per Tesla Trump ha acquistato dall’alleato una elettrica. Uno spot in piena regola. E ha pure minacciato: chiunque compia atti vandalici e violenti contro gli showroom o i beni di Tesla sarà trattato come un terrorista.
Su X Musk è inarrestabile. Attacca tutti, ridicolizza gli avversari e tratta la politica a suon di meme. Trump intanto è stato impegnato su più fronti: in politica estera – tra Ucraina e Medio Oriente – non ha ottenuto quel che sperava. In politica interna ha proseguito nelle politiche contro i migranti e raggiunto il traguardo del Big, Beautiful Bill.
Sul finire della primavera Musk ha già lasciato DOGE, perché il lavoro – a suo dire – era finito. Ma quando la legge tanto voluta da Trump – il Big, Beautiful Bill – è arrivata al Congresso ha sbottato. Quella legge è un abominio, ha postato sui social. E’ stato l’inizio di uno scontro senza esclusioni di colpi.
La metafora calzante sarebbe quella di un elefante in una cristalleria. Questo è l’effetto dello scontro tra Musk e Trump. Il primo ha tuonato contro il leader MAGA: il debito pubblico americano, quello che il tycoon gli aveva chiesto di contenere, esploderà; il presidente USA ha minimizzato dicendo che senza sussidi pubblici le aziende di Musk fallirebbero e lui sarebbe costretto a tornare in Sudafrica.
Tra i più acerrimi nemici di Musk in questo periodo spicca Steve Bannon, stratega politico di Trump ai tempi del primo mandato, ideologo MAGA e feroce oppositore del tecnocapitalismo. Bannon critica Musk perché è l’emblema di un mondo imprenditoriale che avrebbe rubato lavoro agli americani, aprendo le porte agli immigrati qualificati.
Il ritorno al “privato” di Musk non sistema i conti. Tesla rimane tra le società più capitalizzate al mondo, SpaceX resta un attore imprescindibile dell’industria aerospaziale americana e non solo. Ma rispetto a Trump è più lui ad avere le ossa rotte.
Tesla arranca, i robotaxi di Google stanno conquistando diverse città americane, mentre i suoi hanno appena iniziato a circolare. C’è poi l’AI: Grok è un’Intelligenza artificiale anti woke, ma nel piano da 500 miliardi di dollari per costruire datacenter negli USA Trump gli ha preferito Sam Altman di OpenAI. Il Ceo di Tesla lo ha attaccato su quel fronte: il progetto è soltanto su carta. Sam Altman ha risposto con un video ripreso da un drone dei cantieri che procedono spediti. 1 a 0 per Altman, palla al centro.
Musk, lo sappiamo, non è uno che si arrende facilmente. Quando ha acquisito Twitter per 44 miliardi di dollari nel 2022 in molti non capivano. Stava allargando il proprio ecosistema: media, internet satellitare, robot, intelligenza artificiale, auto, razzi. Che succederebbe se a un certo punto decidesse di fondere tutto in un’unica società? Non è fantascienza, così come non è più fantapolitica la discesa in campo di Musk.
A giugno ha fondato America Party, un partito per lanciarsi contro Trump e mantenere la propria influenza sulla politica USA. ll programma? Meno spesa pubblica, giù le tasse, massima libertà agli imprenditori di fare il proprio lavoro, senza limiti burocratici e legali. E poi sul lungo periodo ci sono sempre Marte, gli umanoidi, l’AI da addomesticare. In meno di un anno Musk ha cambiato idea. Trump non è più la soluzione, e forse non ha ancora finito di sorprendere questo bad boy che da alcuni decenni domina lo scenario tech occidentale.
Rimane fedele alla sua linea: lavoro matto e disperatissimo, hardcore culture in ufficio, vietato lo smart working. Solo così, a suo avviso, si creano aziende eccezionali. Una visione che ha replicato in politica, dove diplomazia, rispetto dell’avversario e dei limiti rappresentano per lui soltanto un fastidioso ostacolo.
In questo 2025 ricco di incertezze Musk resta divisivo, problematico. Ed è impossibile restare indifferenti di fronte a ogni sua azione. Un bad boy non ha paura di bruciare ponti, di distruggere per poi ricostruire e sfidare ogni regola. Musk è sempre stato questo: un uomo che non si accontenta mai. Perché, in fondo, i veri visionari che cosa se ne fanno del consenso?