Nel contesto dell’AI generativa, il prompt engineering si sta imponendo come un vero asset strategico. Le startup, in particolare, si stanno rendendo conto del valore commerciale e competitivo di un buon prompt, ossia quell’istruzione capace di guidare un sistema di intelligenza artificiale verso la generazione di output coerenti, efficaci e distintivi.

Ma se i prompt diventano il cuore del processo creativo e produttivo, la domanda è inevitabile: possono essere protetti legalmente? E se sì, quali strumenti giuridici sono disponibili? Questo articolo vuole rispondere a queste domande fornendo un quadro chiaro e operativo per le startup italiane.
Quali strumenti giuridici tutelano i prompt
1. Diritto d’autore (art. 1 L. 633/1941)
Il diritto d’autore protegge le opere dell’ingegno che abbiano un carattere creativo. Un prompt, se sufficientemente originale e dotato di una struttura espressiva autonoma, può rientrare tra queste opere. Tuttavia, la protezione non è automatica e si applica solo ai prompt che si distinguono da semplici formule tecniche o comandi generici.
Non è richiesta una genialità assoluta. È sufficiente un apporto personale e autonomo anche minimo, purché manifestato in una forma percepibile all’esterno.
2. Banche dati (Dir. 96/9/CE e artt. 64-quinquies ss. LDA)
Le collezioni di prompt organizzate sistematicamente (es. una prompt library) possono essere tutelate come banche dati, a condizione che vi sia originalità nella scelta o nella disposizione dei materiali.
3. Segreto commerciale (art. 98 CPI)
È probabilmente la forma più concreta e attuabile di tutela. Se un prompt rappresenta una conoscenza riservata, strategica e non accessibile al pubblico, può essere protetto come segreto industriale, a patto che vengano adottate misure di protezione adeguate.
Prompt come segreti aziendali?
Per qualificare i prompt come segreti commerciali occorrono misure giuridiche e organizzative precise, tra cui:
– Controllo degli accessi e tracciabilità: consentire l’accesso ai prompt solo a soggetti autorizzati e registrare tutte le attività.
– Formazione interna: tutti i dipendenti devono essere informati delle regole di riservatezza (art. 32.4 GDPR).
– Procedure aziendali formalizzate: istituire regolamenti e policy che disciplinino il ciclo di vita del prompt (produzione, uso, conservazione, accesso).
– Clausole di riservatezza nei contratti: includere NDA nei contratti di lavoro, collaborazione e fornitura.
– Codici di condotta e certificazioni: l’adozione di meccanismi certificati (artt. 40-42 GDPR) rafforza la posizione dell’azienda in caso di contenzioso.
Il livello di sicurezza si considera adeguato quando è in grado di contrastare i rischi di distruzione, modifica, divulgazione non autorizzata o accesso illecito ai dati (art. 32.2 GDPR).
Quando un prompt è un’opera creativa?
Le corti italiane riconoscono la protezione autorale anche a opere tecniche o funzionali, purché rispondano ai criteri di originalità e creatività. Anche i prompt, se non sono standardizzati ma frutto di un’elaborazione personale, possono godere della stessa tutela.
Esempi di creatività tutelabile nei prompt:
– Prompt narrativi o artistici complessi: che ricreano un mood, una scena, un dialogo con precise scelte linguistiche.
– Strutture compositive originali: dove il prompt funge da “sceneggiatura” per output multimediali.
– Prompt fotografici personalizzati: simili a uno scatto artistico, laddove l’inquadratura, il soggetto e il filtro linguistico rappresentano una scelta creativa (Trib. Roma n. 10041/2022).
La questione delle opere generate: chi è il titolare?
Il punto critico rimane l’opera prodotta dal sistema di intelligenza artificiale a partire dal prompt. Attualmente, la legge non riconosce automaticamente al creatore del prompt la titolarità dei diritti sull’output generato. La valutazione va fatta caso per caso.
La legge tutela solo opere frutto di un apporto creativo umano. L’AI Act, a livello europeo, ha evitato di attribuire soggettività giuridica all’AI.
Sfide giuridiche e operative ancora aperte
– Difficoltà di provare la creatività dei prompt.
– Gestione delle licenze e sfruttamento economico di prompt tutelati.
– Rischio di concorrenza sleale in caso di imitazione servile.
– Mancanza di normativa armonizzata in Europa: i prompt non rientrano ancora chiaramente in una categoria giuridica definita.
Conclusione: come muoversi oggi per proteggere i prompt
Nell’ecosistema digitale attuale, dove i prompt possono valere più del software, una startup che investe nel prompt engineering non può permettersi di trascurare la tutela giuridica di questi asset.
La via più immediata e consigliabile è quella del segreto commerciale, attraverso misure organizzative concrete e una governance attenta alla sicurezza delle informazioni. Parallelamente, vale la pena valutare la tutelabilità dei prompt più strutturati e creativi attraverso il diritto d’autore, anche prevedendo clausole contrattuali specifiche per la gestione dei diritti d’uso e di licenza.
Infine, ogni startup dovrebbe affiancarsi a un consulente legale in grado di distinguere tra prompt generici e prompt ad alto valore creativo o strategico, così da definire una strategia di protezione su misura.