«Io non sono neppure tifoso juventino, ma milanista. Però sono orgoglioso di quei nove Scudetti. Abbiamo aggiunto allo sport il concetto di intrattenimento. Siamo stati i primi con uno stadio di proprietà e i primi ad avere una biglietteria interna. Per digitalizzare i processi sono serviti molti soldi e altrettanti anni di lavoro». Daniele Lorenzino è stato per 12 anni alla Juventus, nel reparto dedicato a tecnologia, dati e informatizzazione.
Con una laurea in informatica, è attivo in un settore – il calcio – che avrebbe molto bisogno di figure con le sue competenze come ci ha raccontato. «Negli Stati Uniti, dove il calcio non è certo il primo sport, tutto è data driven». Quell’esperienza coi bianconeri ha deciso di metterla oggi a frutto per fondare una startup con persone che hanno un’esperienza ultradecennale nel settore. «Con BomberLab il nostro target sono le squadre di calcio dalla Serie B in su». L’obiettivo è digitalizzare i processi e far sparire carte e fogli Excel.

La ricetta per la vittoria
Per funzionare, essere sostenibile dal punto di vista finanziario, fare crescere i talenti giovani e vincere una squadra di calcio non ha bisogno soltanto degli 11 in campo, della rosa al completo e dello staff dell’allenatore. C’è un dietro gli spalti dove operano figure fondamentali, a partire dalla segreteria sportiva dove Daniele Lorenzino si è specializzato. «Ero entrato alla Juventus come consulente, poi mi hanno assunto. Mi sono occupato del lato business, della biglietteria e dello stadium revenue. Poi nel 2015 ho iniziato a lavorare sulla segreteria sportiva: abbiamo informatizzato contratti, agenti, staff. Le procedure prima richiedevano un sacco di documenti. E poi ci siamo ampliati su preparazione atletica, parte scout, academy e psicologia».
Ora che ha fondato BomberLab Lorenzino si guarda indietro e non ha dubbi. «La Juve ha un prodotto interno che nessuno ha in Italia e forse nel mondo». Il team in cui ha lavorato per i bianconeri non aveva eguali dal punto di vista dei numeri in Italia. «Eravamo in 25, tantissimi. Ma al Manchester City o al Barcellona sono in 60. In Italia non è che le squadra non siano informatizzate, ma hanno verticali in base alla funzione. C’è poca uniformità».

Quando la tecnologia aiuta
Ma perché la digitalizzazione di una squadra non riguarda soltanto una questione tecnica-burocratica? «Faccio l’esempio di BomberLab. Abbiamo rilasciato questo modulo di segreteria e finanza. Ogni calciatore ha circa 10 bonus di performance e tutto questo finora si monitora su Excel. La segreteria deve sapere, ad esempio, che alla decima presenza da 45 minuti ha un payroll da 100mila euro». Elemento troppo tecnico? «Facciamo anche il calcolo dell’ammortamento e il valore residuo del calciatore. È un dato fondamentale in fase di calcio mercato».
Il calcio oggi è molto digitalizzato, con una marea di dati che vengono raccolti durante la partita e poi elaborati dai match analyst delle squadre. «Sono senz’altro le figure più attrezzate. Ma la maggior parte lavora ancora su Excel». Come ci ha spiegato Lorenzino, i dati pubblici della partita non sono come quelli interni, raccolti in allenamento. «Nessuno di esterno può analizzare dati dell’Inter mentre fa allenamento. Per i match invece ci sono diversi player che vendono dati».

Perché il calcio ha fame di dati
Ancora in fase early stage, BomberLab punta a inserirsi sul mercato italiano come soluzione white label. Per il momento il primo cliente è il Catanzaro, che milita in Serie B. «La nostra soluzione si può integrare con tutte le infrastrutture della squadra. Ad esempio con Gps e cardiofrequenzimetri utilizzati in allenamento. Con quelli i preparatori atletici devono fare una reportistica». E i dati, quelli preziosi, servono a un obiettivo cruciale per la squadra. «Aumentare le performance il più possibile ed evitare infortuni muscolari».
L’AI è una parte del pacchetto per informatizzare il calcio italiano. «Ci sono tante applicazioni. A seconda dei club può essere utile per digitalizzare: mi riferisco ai CRM per esempio. Lato sportivo pure è utile: insieme a un partner facciamo analisi di dati di tracking della partita. In sostanza sostituiamo il lavoro del data scientist».
Insomma, investire su calciatori fa vincere, ma c’è una parte nascosta, negli uffici e nelle sedi, che è altrettanto importante. «L’innovazione fa vincere». Le risorse per trasformare una squadra in una software house che sviluppi internamente prodotti sono importanti e di certo non alla portata di qualsiasi azienda. «Solo i grossi club possono diventare software house. Ma ancora oggi c’è un problema: mancano informatici nel calcio».